CAPITOLO 11

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Io e Betta abbiamo fissato il menù per un quarto d'ora senza sapere cosa ordinare. Mi piace la cucina cinese, ma non ho così fame come sembra. I ragazzi hanno ordinato il mondo, a partire con i ravioli al vapore e gli involtini primavera, passando per gli spaghetti di soia e terminando con ogni tipo di tempura. Noi ci siamo rassegnate e abbiamo ordinato pollo alle mandorle e patatine fritte <Pivelle!> esclama Luca dividendo un paio di bacchette <Io sono più tipo da sushi> ribatte Betta, dando modo a Leo di prenderla in giro <Raffinata la ragazza> lei gli fa la lingua mentre addenta una patatina. Il cibo continua ad arrivare e rido all'idea che non ne abbiano mai abbastanza. È un grande tavolo rotondo, e Marco è seduto al mio fianco. Mi chiede ogni volta se voglio assaggiare qualcosa ma io rifiuto <Sto bene così, davvero> sorride e continua a mangiare. <Quindi siamo senza alcool ora?> domando rivolgendomi agli altri. Matteo alza un braccio mostrandomi la sacchetta verde <Indovina cosa c'è qui dentro?> mi chiedo come ho fatto a non notarla prima, poi penso che proprio perché non l'aveva Marco non ci ho fatto caso. Non ho smesso di guardarlo neanche un secondo mentre camminavamo per arrivare qui. E a lui non dispiaceva affatto. <Volevate fare qualcosa di particolare stasera?> aggiunge lei. Lui scuote la testa <Alla cazzo, come al solito> commenta, e io scoppio a ridere <è un'ottima filosofia, devo dire!>

Terminiamo di mangiare un'ora dopo, mi sento scoppiare nonostante abbia mangiato neanche un quarto di quanto abbiano fatto i ragazzi. Paghiamo e torniamo a incamminarci verso il centro. <Se volete andare a ballare possiamo andare alla Barceloneta> propone Leo <A sto giro la camicia l'abbiamo tutti> sogghigna guardando Marco che abbozza un sorriso <Per me è uguale> rispondo stringendomi nelle spalle. Betta acconsente e viriamo in direzione delle spiagge. Una volta arrivati vari promoter ci assalgono spiegandoci che ci sono molte discoteche nei dintorni <Stasera il Pacha è gratis> ci spiega un ragazzo poco più grande di noi. Indossa una maglietta blu con la scritta Barcellona-Now e ci lascia un volantino <Presentatevi con questo ed entrerete subito> aggiunge. Ci spostiamo per individuare il locale <Deduco sia quello laggiù, con quella coda infinita> Betta indica un fiume di ragazzi in attesa di fronte a un ingresso illuminato di rosso <Proviamoci> dice Luca puntando la fila. Ci accodiamo a un gruppo di ragazze davanti a noi e aspettiamo. Marco ha la sua solita espressione neutra. Mi accorgo che una ragazza davanti a noi continua a fissarlo e sento la gelosia crescermi dentro. Appoggio la testa al suo petto senza smettere di guardarla. Sembra quasi una sfida. Lui appoggia il mento sulla mia testa senza accorgersi di nulla. Mi posa le mani lungo i fianchi e con gli occhi segue il mio sguardo fino ad arrivare alla bambola bionda. Abbozza un sorriso e si china a baciarmi. Non so bene quali siano le sue intenzioni, ma ho chiare le mie. Schiudo la bocca per invitare la sua lingua ad entrare, e lui capisce al volo. Lo sento sorridere poco prima di divorarmi, letteralmente. Sono quasi senza fiato quando torno a controllare la mia "amica". Si è girata e sta parlando con un'altra. Ottimo. <Rivendichi il territorio?> mi sussurra divertito all'orecchio <Puoi ben dirlo>dico voltandomi per guardarlo <Ti stava fissando palesemente la stronza> ride divertito poi le lancia una rapida occhiata <Non mi ero accorto di niente> si porta una mano dietro la testa <Ma poi è bionda, te l'ho detto che non sono il mio tipo> mi canzona. Lo schiaffeggio sul tricipite anche se so che non gli faccio niente <Sto scherzando scema> aggiunge schioccandomi un altro piccolo bacio sulle labbra <Sarà meglio> gli dico tornando a sorridere. Avanziamo di poco e mi accorgo che il buttafuori spesso ferma dei ragazzi e non li fa entrare <Chiederanno i documenti?> domanda Betta. <Cazzo!> esclamo <Ho lasciato la carta d'identità in camera> gli altri mi guardano e si stringono nelle spalle <Non credo che voi ragazze avrete dei problemi> dice Luca <Di solito vi fanno entrare a prescindere> Un quarto d'ora dopo è il nostro turno, e in effetti noi passiamo subito. Appena oltrepassiamo la cordicella rossa il buttafuori ferma gli altri, dicendoli che devono aspettare ancora prima di entrare. Una ragazza all'ingresso ci intima ad entrare, ma io non voglio muovermi senza di loro. Mi avvicino e dico al tipo che sono con noi, lui li guarda ma non mi risponde. Non mi importa se dovrò puntare i piedi, io resto qui. Incrocio le braccia e mi sistemo in un angolo vicino alla fila. Betta fa lo stesso anche se non sembra così convinta <Forse dovremmo entrare, gli altri arriveranno. Non facciamolo arrabbiare> mi sussurra all'orecchio. Lui viene verso di noi intimandoci di scendere giù in pista. Riprovo a spiegargli che loro sono i miei amici quando lui mi prende per un braccio strattonandomi <Ehi!> esclamo cercando di divincolarmi. Mi porta fino al principio delle scale continuando a stringere intorno al polso <Mi stai facendo male> dico posandogli una mano sul braccio <Cazzo la vuoi lasciare?> Marco è dietro di me, mi afferra il braccio staccandomi dalla presa del gorilla. L'altro è decisamente arrabbiato, biascica qualcosa in inglese poi ci fa uscire intimandoci di non riprovare ad entrare. Guardo gli altri e li vedo lasciare la fila <Scusatemi, non volevo fare casini, volevo solo aspettarvi> spiego affannata <Ma quale scusa, l'hai visto quel coglione come ti ha trattato?> Marco è incazzato nero, mi afferra il polso <Guarda ti ha lasciato il segno!> esclama indicando i segni delle dita di quell'uomo. Non mi fa male, ritraggo il braccio e lo accarezzo <è tutto a posto, e grazie per avermi aiutato> gli dico mentre mi alzo in punta di piedi per baciarlo sulla guancia. Arrossisce ma si calma. Leo si avvicina <Preferisco stare su una panchina tutta la sera piuttosto che avere a che fare con uno così> mi abbraccia e io ricambio <Dai ragazzi, non abbattiamoci, la serata è ancora lunga> Matteo ci fa segno di incamminarci lungo la passeggiata <Abbiamo ancora le nostre bottiglie e siamo tutti troppo sobri> commenta Luca <Direi di darci da fare!> aggiunge e parte alla ricerca di un posto dove sedersi. Marco mi cinge le spalle mentre camminiamo <Scusami per la reazione di prima, non volevo ti facesse del male> il suo sguardo è di nuovo dolce e la sua voce è calda e profonda. Mi stringo a lui <Mi hai salvato un'altra volta> sorride e annuisce <Sarà la camicia bianca> commenta <Sarà che non sei poi così tanto un bad boy> lo canzono io. I suoi occhi sembrano illuminarsi per un attimo, poi li abbassa incupendosi <Ho detto qualcosa che non va?> scuote la testa <No, ti ricordi che ieri mi hai detto che volevi sapere della rissa a Milano?> annuisco, me l'ero praticamente dimenticata. Prende un respiro poi mi guarda <Se vuoi te la racconto> dice. Mi chiedo perché gli sia venuto in mente ora, e soprattutto perché si stia offrendo lui di parlarne. Le mie domande trovano subito una risposta <Te lo dico perché in parte la situazione di poco fa è simile> aggiunge. Chissà chi ha salvato quella notte d'inverno. Doveva essere qualcuno di importante per valere una notte in cella. Decido di mettere a tacere i miei dubbi mentre lui comincia a raccontarmi la sua storia. È buffo come le parti siano invertite. Ora tocca a lui condividere un peso che porteremo entrambi.

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