CAPITOLO 26

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Il resto del mese porta con sé una strana malinconia. Le giornate si fanno sempre più corte, la mattina e la sera sembrano essere divise da poche ore di luce, mentre la notte è sempre più lunga. Quest'anno l'inverno è già alle porte, e con sé anche il freddo che ricopre ogni cosa. È da quando sono tornata a Torino che sento questo bisogno di andarmene. Non riesco a capire cosa sia successo per farmi dubitare persino di Marco. Abbiamo vissuto di tutto negli ultimi quattro mesi, e il nostro amore sembra essere più solido che mai, e forse è proprio di questo che ho paura.

Ho paura che la sua presenza possa diventare una dipendenza dalla quale non sarò più in grado di uscirne. Ho paura che il giorno che deciderà di ricominciare, altrove e con qualcun altro, crollerà anche l'ultimo pezzo di me. Ho paura di amarlo troppo e troppo male, ho paura che lui non possa mai amarmi come vorrei, anche se il suo modo di amare basta comunque. Ho paura, e la paura non fa bene all'amore.

Betta è immersa nello studio, questo weekend scenderà Matte a trovarla, ma Marco è indietro con gli esami. Ho bisogno di un po' di tempo per capire se le mie ansie possono essere domate in qualche modo. Sono talmente distratta che dimentico gli appunti di letteratura francese in biblioteca, costringendomi a tornare in centro alle sei di sera di un pomeriggio troppo grigio per sperare di essere felici. La gente mi passa accanto, sfrecciando tra i portici di via Po, le prime luci natalizie iniziano a comparire in mezzo alla strada, nonostante sia ancora fine novembre. Mi piace l'idea del Natale, l'idea che ci sia un pretesto per ricordare alle persone che le amiamo davvero. Recupero il quaderno dal custode ringraziando che ci sia ancora qualcuno a questo mondo che si preoccupa delle persone smemorate come me. Ritorno sulla via principale e mi posiziono alla fermata del tram aspettando che passi il numero quindici. Non faccio in tempo a sistemarmi vicino alla palina che squilla il cellulare. Non ho la più pallida idea di chi possa essere, visto che ho avvisato Betta che avrei ritardato per cena, e ho appena salutato Leo via messaggio. Mi stupisce vedere il nome di Marco sul display, ma riesce comunque a strapparmi un sorriso <Ehi pirata> la mia voce si alza di due ottave <Ciao piccola, come stai?> è stranamente euforico e la cosa mi incuriosisce <Stanca, ho appena recuperato degli appunti che ho dimenticato questa mattina in biblioteca, e ora finalmente torno a casa, tu?> lo sento ridere per la mia storia e la sua risata contagia anche me <Io tutto bene Saetta, ho due buone notizie da darti, vuoi sentirle?> <Spara> rispondo sentendo il cuore martellarmi dentro il petto <La prima è che... ho finalmente passato l'esame di Inglese!> la mia bocca si allarga in un sorriso che lui non può vedere <Ma è stupendo! Sono felicissima per te, davvero! Non mi avevi detto che l'avresti avuto oggi!> la signora accanto a me si volta e ricambia con un sorriso notando la mia sincera felicità <Era una sorpresa, ma aspetta Ludo, ora viene il bello> aggiunge lasciandomi con il fiato sospeso. Dopo quello che mi sembra il minuto più lungo di tutta la mia vita finalmente riprende a parlare <Venerdì scendo con Matte, sarò a Torino> i battiti raggiungono definitivamente la velocità massima, rimbombando nelle mie orecchie e annullando persino lo stridere delle rotaie del tram che frena di fronte a me <Dici sul serio?!> esclamo sussultando <Assolutamente si> improvvisamente sento caldo, e non mi importa più se il cielo minaccia pioggia e se è un noiosissimo pomeriggio di fine Novembre. Questo weekend rivedrò Marco, non poteva esserci notizia migliore <Non riesco nemmeno a dirti quanto questo mi renda felice> ammetto con un filo di voce <Speravo lo dicessi, ho voglia di vederti Ludo> <Anche io Marco> al diavolo le paranoie sul non essere abbastanza, al diavolo la sensazione che tutt'ora mi incita a scappare. Io lo amo, e per qualche strana e perversa ragione, lui ama me. Fine della storia. <Ora vado a preparare qualcosa per cena, ci sentiamo più tardi, va bene?> annuisco salutandolo, e una volta riattaccato non smetto di sorridere fino a destinazione raggiunta. Quando arrivo a casa ovviamente Betta sa già tutto <Stamattina ero quasi tentata di dirtelo quando ti ho vista così triste per gli appunti, ma gliel'avevo promesso> ridacchia mentre scola la pasta e la sistema nei piatti. Per tutta la sera non facciamo che parlare di quanto siamo felici all'idea di rivederli e di uscire di nuovo tutti e quattro <Naturalmente Leo e Luca erano al corrente di tutto e stanno organizzando qualcosa per il sabato sera> aggiunge una volta terminata la cena <Insomma l'unica a non sapere niente qua ero io?!> sbuffo fingendomi offesa, quando in realtà so di amare sempre di più tutti loro che partecipano in qualche modo alla mia felicità.

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