3. Ritorno al passato

113 39 7
                                    

Il giorno dopo decido di partecipare solo alla lezione di Cultura egizia, quindi, una volta entrata in classe occupo un banco della seconda fila, il più vicino al mio migliore amico. Lui mi guarda e sorride, non credeva al fatto che sarei venuta per una sola lezione e invece eccomi qui.
Dopo il suo avvicinamento non corrisposto di ieri è rimasto distaccato nei miei confronti per tutto il resto del giorno, oggi mi sembra che tutto sia tornato alla normalità anche se ha ancora le occhiaie sono sicura che starà meglio con il passare del tempo.
Dopo un attimo entra la professoressa Kimberley.

- Buongiorno ragazzi, l'ultima volta abbiamo parlato delle tradizioni delle donne egiziane. Oggi, invece, vorrei parlare di un tema molto importante nella loro cultura, la rinascita, ovvero la vita dopo la morte. Sapete già qualcosa a riguardo?-
L'unica mano alzata che trova è quella di una ragazza con i capelli rossi seduta in prima fila, la professoressa annuisce guardandola per farla parlare.

- Per gli Egizi la morte non segnava una fine, ma l'inizio di una vita nell'oltretomba.- Dice la ragazza, il suo nome è Sophie.

Stranamente non ho voglia di partecipare alla lezione e spero di non darlo troppo a vedere, mi piace andare a scuola ma in questi giorni ho altri pensieri.
- Allison, secondo te perché hanno questa credenza?- Mi chiede la professoressa osservando la mia faccia un po' scocciata, non sapevo che leggesse nel pensiero.
- Premetto che questo è un mio pensiero personale e che rispetto quello altrui, ma, secondo me, questa loro credenza è semplicemente data dalla speranza.
Dalla speranza di non morire mai davvero perché la vita continua nell'oltretomba. Una credenza paradossalmente dettata dalla paura di morire.-
- Grazie Allison, qualcuno vuole esprimere la sua opinione prima di andare avanti?- Dice la professoressa aprendo così un dibattito che dura fino alla fine dell'ora.
Quando suona la campanella mi precipito fuori dalla classe e mi imbatto in Jamie.

- Oh, scusa.- Dico arrossendo e cercando di raccogliere i libri che mi sono caduti, lui mi sorride aiutandomi.
- Hai già finito le lezioni?- Mi chiede ancora con il sorriso stampato in faccia.
Annuisco ancora un po' imbarazzata per la figuraccia fatta qualche secondo prima.
- Allora ti andrebbe di venire con me a prendere un gelato? Anch'io ho finito le lezioni.-
- Ehm, si, certo..-
- Ottimo, andiamo!-

A un paio di isolati da scuola c'è un gelataio e ci dirigiamo lì.
Facciamo tutto il tragitto in silenzio e quando arriviamo Jamie si volta verso di me e, dalla sua espressione, sembra che sia indeciso se dire o no qualcosa.
- Voglio conoscerti meglio, Allison.-
Lo guardo stupida e prima che io possa ribattere una qualsiasi risposta lui riprende a parlare.
- Quindi iniziamo così, qual è il tuo gusto preferito?- Dice rivolgendo uno sguardo di sfuggita alla gelateria e facendo una faccia buffa.
E io rido, rido forte, non so se per il nervosismo o per il suo gesto.
Mi guarda e scoppia anche lui in una risata, poi smette di colpo, si avvicina a me e inizia a giocherellare con una mia ciocca di capelli.
- Sei perfetta, Allison.-
Ma mi hai vista?
Mi viene ridere di nuovo ma sento vibrare il cellulare, chi mi cerca a quest'ora?
- Scusami un attimo.- Dico a Jamie sorridendogli.

Ti troverò bambina mia.

Ha detto che mi troverà e so che lo farà davvero.

Sento il mio cuore accelerare di colpo, quasi stesse scoppiando. Il mio respiro è affannato e le mie gambe iniziano a tremare visibilmente.
- Allison, che succede?-
Sento la voce di Jamie in lontananza ma non riesco a rispondere, cado in avanti e perdo i sensi.

*Flashback.*

Mia madre è a lavoro e io sono a casa con la babysitter.
Ad un tratto si presenta un uomo che dice di essere mio padre e quindi lei se ne va'. Non so chi sia mio padre perché non l'ho mai conosciuto, ma ho visto alcune sue foto vecchie e alcuni lineamenti corrispondono all'uomo con la folta barba che mi trovo davanti.
- Quanti anni hai bambina mia?- Mi chiede con voce rauca e, non riuscendo a muovere bocca dalla paura gli faccio vedere otto dita per rispondere alla sua domanda, ma sembra annoiato.
- Ti va' di fare un gioco?-
I miei occhi si illuminano e non riesco a non farglielo notare, a volte gioco con la mamma fino allo sfinimento ma nell'ultimo periodo è sempre stanca a causa del lavoro.

Vedendo la mia reazione mi strattona il braccio e mi dice di portarlo in camera mia.
Mi fa spogliare e si tira giù i pantaloni iniziando a fare delle strane cose con le mani, prima su se stesso e poi su di me.
- Ti piace questo gioco bambina mia?-
Non rispondo perché non capisco che gioco sia, non lo conosco e posso dire che preferisco giocare con la mamma e per fino con quell'antipatica della babysitter.
Quest'uomo mi fa paura.
Provo un forte dolore e dei crampi alla pancia ma non capisco più nulla e non so da dove venga tutto il sangue che vedo.

Con fatica, finalmente, riesco ad aprire gli occhi. Solo quando incontro lo sguardo di Markus torno davvero alla realtà, è seduto sul mio letto accanto a me.
Mi rendo conto che sto ancora singhiozzando, non riesco a smettere.
Mi è sembrato di rivivere quella scena all'infinito e quando credo di star meglio tutto ritorna.
Il mio migliore amico mi abbraccia senza dire nulla.
- Portami via... - Mi ritrovo a dire senza neanche pensarci. - Portami via da tutto.-
- Oh, lo farò Allison, lo farò.- Mi dice lui con un tono triste, straziante. - Ho già chiamato la banca-
- Che cosa..? Perché..?- Chiedo ancora stordita, non può dire sul serio.
- L'ho chiamata e ho fatto sbloccare i soldi del risarcimento della morte dei miei genitori, si può solo in caso di emergenza dato che sono ancora minorenne e mi sembra proprio che questa lo sia. Partiremo il prima possibile per farti stare più tranquilla, ma sappi che anche se ti dovesse trovare non ti toccherà neanche con un dito stavolta, te lo prometto.-

BUONASERA!

Questo capitolo non mi convince, ma era necessario. Spero di non avervi traumatizzate troppo.
Buonanotte! ❤️

Photograph.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora