UNA SETTIMANA DOPO.
Ancora non mi convince l'idea di partire per l'Australia, per tanti ovvi motivi.
Non voglio lasciare qui mia madre da sola, anche se dice di frequentarsi con una persona e di non preoccuparmi.
Non voglio che Markus spenda quei soldi, o per lo meno non così. Mi diceva sempre che non li avrebbe spesi perché erano sporchi del sangue dei suoi genitori, ma ora a causa mia lo fa.Tutti stanno rinunciando a qualcosa per me, per tenermi al sicuro e per liberarmi dalle mie paure.
Non mi bevo la scusa del mio migliore amico che vuole andare a salutare i suoi nonni che abitano lì, ma fingo di non rendermi conto di nulla, so che lo fa perché ci tiene a me e perché anche lui ha bisogno di andarsene da qui.
E, per finire, mi preoccupa il fatto di andare in una scuola nuova dove non conosco nessuno nonostante io conosca poco anche i miei compagni qui, perciò non sarebbe una grossa differenza.- Dovresti chiamare Jamie, era preoccupato quando hai avuto l'attacco di panico e tu non ti sei più fatta sentire. Dovresti anche dirgli che stasera partiamo.-
- Forse hai ragione..- Dico espirando piano.
- Ti accompagno da lui? Tra poco dovrebbe uscire da scuola se non sbaglio..-
- Ehm.. Si ma poi torno a piedi.-
- Ma se sta' piovendo a dirotto!-
Lo guardo facendogli una smorfia da "e a me cosa dovrebbe fregare?" e lo seguo fuori da casa nostra.
Scendo dalla macchina non curandomi delle gocce che mi bagnano e lo vedo.
Jamie sta' uscendo da scuola ridendo con una ragazza che non conosco, si sfiorano con le braccia e io inizio a sentire i brividi del freddo.
Tutta colpa del vento, mi autoconvinco, ma non so se sia davvero così.
Quella ragazza è bellissima e il suo volto è circondato da una chioma di capelli castani.
Li sto fissando e lui sembra accorgersene perché posa lo sguardo su di me e sembra innervosirsi, ma nonostante ciò con un cenno si sbarazza della ragazza e viene verso di me a passo spedito.
Ho paura che sia arrabbiato per non essermi fatta sentire e non ho nessuna scusa da inventare, l'ho fatto di proposito. Avevo paura di cosa potesse chiedermi, e lui non doveva sapere, la stessa cosa vale per ora.- Allison. - Sussura con un velo di dolcezza, per poi continuare. - Stai meglio?-
- Si grazie, tu come stai?- Mento cercando di cambiare argomento.
- Sono preoccupato per te e Axel mi ha detto che partirai... Non me ne avevi nemmeno parlato, Allison. Ti ho cercata tanto in questi giorni e non hai mai risposto.- Al suono di quelle parole tutta la dolcezza svanisce.
- Axel come fa a saperlo?- Sbotto subito io quasi interrompendolo.
- Quindi è vero?- Mi chiede con rabbia.
- Si, parto per due mesi.- Rispondo fissando l'asfalto del marciapiede. Non ho il coraggio di guardarlo negli occhi.
- Quando?- Lo dice quasi con cattiveria.
Cosa gli prende?- Stasera.- Pronuncio questa parola molto lentamente e sottovoce, il suo strano comportamento mi fa quasi paura. Capisco che può essere ferito, ma non può trattarmi così, sto imparando a non lasciarlo fare più a nessuno.
- Quindi cosa sei venuta a fare qui?-
- Per dirtelo e..per salutarti.-
-Bel pensiero. Ciao, Allison.- Mi dice voltandosi per andarsene. Rimango a fissarlo mentre si allontana e, quando è fuori dalla mia portata, mi metto a correre fino a casa.CINQUE ORE DOPO.
Mi metto comoda nel sedile di fianco a Markus. Fortuna che mi sono ricordata di munirmi di un buon libro, cuffiette e playlist sul telefono dato che saranno circa 20 ore di volo.
Dopo che l'hostess ci ha spiegato tutte le misure di sicurezza mi allaccio la cintura.
Stiamo partendo davvero.
*SPAZIO AUTRICE*
Scusate se questo capitolo non è molto lungo, cercherò di aggiornare di nuovo a breve! Cosa ne pensate e, soprattutto, pensate che il comportamento di Jamie sia stato esagerato oppure che sia comprensibile?
A voi i commenti! ♥
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Photograph.
FanfictionUna ragazza gentile e a cui non è mai stato fatto mancar nulla, ma non viziata. Una ragazza con degli obbiettivi e dei valori, la classica compagnia che ogni madre spera per il proprio figlio. Lei adora leggere e isolarsi tra musica e serie tv, ha u...