Presenze

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Il giorno dopo sono più stressata che mai.

Mi sento continuamente osservata e noto che molti oggetti mancano all'appello o sono in diversi posti.

Non so più che fare.

Non credo che sia solo un amico immaginario. Credo che sia una persona concreta, quello uomo nell'ombra ne è la prova.

Ho anche avvisato la polizia, ma loro mi hanno preso solo per una mamma iperprotettiva e leggermente schizzata.

Anche Jason mi sta abbandonando. Crede che mi stressi troppo e che questo comporta alle mie "visioni" e alle strane presenze che percepisco.

A Matthew non ho raccontato niente dei miei sospetti, non voglio che si preoccupi. Ogni tanto fa il suo nome, ma io lo riprendo subito.

Una volta ha anche sostenuto che Isaac fosse venuto a merenda a casa mia.

Incomincio a credere che in fondo Mat si sia fatto un amico immaginario e che qualcuno lo stia pedinando, qualcuno di concreto.

Quindi adesso devo difenderlo da ben due cose.

-Mat, cosa ti avevo detto a riguardo Isaac?- gli chiedo sospirando mentre addenta un panino alla Nutella.

-Lo so mamma, ma lui insiste per vederci di nascosto, senza che tu lo sappia. Però non voglio mentirti-

Mi viene un colpo al cuore, e porto subito un mano al petto.

-Non voglio che tu ci faccia più niente con questo Isaac, chiaro?-

-Sì, mamma- mentre finisce la merenda io finisco di lavare i piatti, sovrappesiero.

Cosa posso fare ora?

Verso le 17 Jason torna a casa da lavoro e io ne approfitto per fare la spesa, lui può benissimo badare a Mat senza che gli accada niente.

Prendo la borsa ed esco fuori.

Oggi è proprio una bella giornata. Il sole fa capolino tra le nuvole bianche assomiglianti a zucchero filato. E poi c'è un odore di primavera nell'aria.

Ad un tratto sento come un sospiro lieve e freddo lungo il collo e mi giro di scatto, ma non c'è nessuno dietro di me.
Mi innervosisco e mi sento osservata da mille occhi.

Non c'è vento.
Tutto è immobile, troppo.
Non si sente neanche il cinguettío degli uccellini.

Mi affretto ad arrivare al supermercato e mentre sto per entrare noto una figura nera nascondersi dietro un albero, vicino a me.

Afferro un ramo a mo' di mazza e mi avvicino cautamente. L'adrenalina e la paura si impossessano di me, alterando la percezione delle cose.

Prendo un ultimo respiro e scatto in avanti, ma dietro l'albero non c'è nessuno.

Ridacchio istericamente e lascio cadere a terra la mia arma.

Forse sto esagerando.
Forse Jason e la polizia hanno ragione.

Entro finalmente al supermercato e faccio tutto tranquillamente, senza fretta.

Ora sono sul vialetto di casa, ma c'è qualcosa che non va: la porta è socchiusa.

-Jason? - chiamo con voce tremante.

-Mat?- silenzio. Solo un fastidioso silenzio.

Cerco in cucina e in soggiorno, ma niente.

Decido di salire le scale.

Entro rapidamente in camera di mio figlio ed è lì che li trovo.

Mio figlio squarciato in due, con lo stomaco in bella vista è riverso sul letto in maniera scomposta.

Mio marito è a terra con un'ascia piantata un fronte, ai piedi del letto.

Urlo come non ho mai fatto in vita mia ed è allora che sento uno scricchiolio alle mie spalle.

Mi volto e vedo un uomo.

Quel uomo era lo psicologo di Mat.

Ma ha qualcosa che non va: gli occhi sono vuoti, non mettono a fuoco le immagini, come se fosse cieco ... o morto.

Noto subito il foro di un proiettile sulla fronte che non fa altro se non confermare la mia teoria.

All'improvviso si accascia a terra e mi sembra di scorgere una figura per una frazione di secondo che esce dal suo corpo, una figura evanescente assomigliante ad una sagoma di un bambino.

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