Capitolo XII. Amore

1.9K 122 12
                                    

Il cuore gli batteva all'impazzata, non faceva altro che rimbombargli nelle orecchie e nella testa. Un enorme angoscia gli opprimeva il petto e a nulla pensava oltre che a lei.

I capelli gli si erano appiccicati alla fronte sudata, quest'ultima corrugata. Gli occhi stretti in una piccola fessura, erano infuocati da un'ira nera e da una preoccupazione tale da procurargli un atroce e insostenibile dolore mentre la bocca asciutta e la gola secca non gli permettevano di parlare, ma non sarebbe riuscito comunque a proferir qualcosa non avendo parole da dire in quel momento.

Batté la portiera dell'auto con forza chiudendola con un forte rumore sordo. Dopo di che come una furia, corse passando oltre le porte automatiche, lanciandosi direttamente al bancone delle informazioni spalmandosi su di esso spaventando così la donna che vi era dietro a chiacchierare tranquilla al telefono, facendole quasi emettere un urlo per quell'entrata così inaspettata e disperata.

-Dov'è?!-

-Chi?- chiese quella poggiando la mano sul microfono del telefono dopo aver calmato il cuore impazzito cercando di recuperare un tono calmo e gentile.

-Lucy, Lucy Heartphilia-

Ansimando strinse più che poté il bancone con le mani mentre osservava la donna digitare velocemente i tasti del computer, il quale dopo pochi secondi gli indicò la strada.

Riprese a correre per i corridoi di quel maledetto edificio: non aveva mai frequentato così tanto un ospedale, soprattutto in quel breve periodo di tempo: da quando l'aveva incontrata fino a quello stesso terribile giorno.

Correndo qualche volta si scontrò contro le spalle di qualche medico o infermiera, addirittura inciampò nella rotella di una sedia di un paziente cadendo a terra, ma non ci badò nemmeno poi così tanto perché la sua priorità, il suo primo e unico pensiero era quello di doverla raggiungere.

Avvistata la porta non si fermò nemmeno, l'aprì quasi buttandola a terra per quanto fece traballare i cardini.

Il sollievo lo travolse come non mai alla vista di Lucy seduta su un lettino a tenersi con una certa difficoltà il ghiaccio sopra la testa con una sola mano, dato che l'altra era fasciata e appesa a una spalla.

Con la sua entrata la spaventò -Natsu!- esclamò lei, ma il pompiere nemmeno a quel richiamo si fermò: lei era lì, in ospedale, a curarsi le ferite, ma viva, salva, lontano dalle grinfie di quel maledetto.

Con pochi passi pesanti e quel fuoco ardente negli occhi, si avvicinò rapido a lei insinuandole per qualche attimo un briciolo di paura a quegli sguardi quasi iracondi, con un fulmineo movimento del braccio le prese la spalla portando l'altra mano dietro l'esile schiena.

Non ci fu bisogno di guardarla negli occhi; la baciò. La baciò con tutto l'impeto e l'amore che aveva in corpo, sentendo quel macigno fin troppo grande e pesante per lui cominciare a dissolversi fino quasi a scomparire.

Il ghiaccio le cadde dalle mani mentre spalancò gli occhi dalla sorpresa con il cuore in gola e una dolorosa stretta al petto nel sentire tutta la disperazione uscire da quel bacio.

Natsu la strinse a sé con entrambe le braccia approfondendo quel contatto così bisognoso, così disperato, così intenso: Dio quanto le era mancata! Quanto era preoccupato, quanto era arrabbiato, quanto si sentiva impotente e quanto aveva avuto paura di perderla per sempre in quel momento.

Le lacrime le salirono agli occhi consapevole di averlo fatto preoccupare nel modo più orribile che potesse capitare, si sentì lo stomaco in subbuglio e chiuse gli occhi per potersi far coccolare da quel contatto così intimo e bello.

I don't have a heart to love you. [NaLu] -REVISIONE IN CORSO-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora