3 capitolo

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3. Non ho mai amato le macchine, ma se si tratta di usarle per andare a una festa insieme a tuo fratello allora sí, sono molto utili. La strada era illuminata dai mille palazzi, e affollata dalle mille persone e la musica come sottofondo dava l'idea di un film.Il buio era così penetrante che per un momento pensai di essere libera da ogni pensiero, incertezza, dubbio.....e pensavo di poter volare, ballare, fare tutto l'impensabile.....ma un secondo dopo, un millesimo secondo dopo mi ritrovo in una sala di ospedale, stesa su un lettino, penetrata da un ago che attraversa il mio braccio,e io li stesa incosciente dei miei pensieri,delle mie azioni.....non riesco a ricordare come sono finita quí, il mio pensiero ricorda solo una luce accecante che persiste nei miei occhi, nel mio petto, nella mia testa; la mia testa, mi fa malissimo.
Mia madre è accanto a me e dorme su una piccola poltrona mio padre invece parla con un dottore e dalla sua faccia non sarà nulla di bello; con lo sguardo attento cerco mio fratello Andreas, ma nulla, il mio sostegno non è qui a sostenermi, a indicarmi la strada, a darmi il supporto e i consigli di cui ho essenzialmente bisogno in questo momento.Il silenzio viene interrotto dalla porta che si apre cigolando,mio padre si avvicina al mio letto e con le lacrime che gli rigano il volto mi dice che mio fratello non c'è l'ha fatta mentre io mi sono salvata per miracolo....Era inaccettabile,mi alzo dal letto piangendo e urlando il nome di mio fratello,il corridoio era freddo e ruvido le pareti sembravano ristringersi le mie gambe stavano per cedere.Cado a terra e crollo in un pianto straziante,non riesco a muovermi sono completamente paralizzata dal dolore; riesco solo a immaginare quella luce accecante che me l'ha portato via.

Quello che resta di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora