UNO.1

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L'indice smagrito e dalla pelle lucida fece girare il lento disco del telefono. Un cordless dal design firmato Walter Disney a forma di Pippo squillò dall'altro capo del filo. Massimo alzò la cornetta.
- Pronto?
Alla sua profonda voce nessuno rispose.
- Pronto? Chi parla?
Silenzio.
- Pronto?! – Massimo insisté ancora.
Con tono incerto, simile a quello di chi approccia una lingua straniera poco conosciuta, qualcuno si decise a parlare.
- Pronto? Chi è?
- Chi è?!
Per Massimo quella conversazione neanche iniziata già suonava come il tic tic della carica a molla di un meccanismo pronto a scattare. Inconcepibile chiedere "Chi è?" senza presentarsi. Cercò di placare la sua irascibilità con un lungo mmm e poi gli venne in mente la regola di Giovanni "Conta fino a dieci prima di rispon­dere male, ma ad alta voce, altrimenti tu imbrogli!".
- Uno... due... tre, quattro, cinque, sei, set', ot', nov', di-e-ci!
Subito dopo il cinque, Massimo pensò che il consiglio di Gio­vanni era inutile e cominciò a dire numeri come un insegnante di musica intento a dare il tempo per un prestissimo.
- Pront'?! Ma chi s'i?
D'innanzi a questa seconda provocazione, per giunta in un ita­liano improbabile, proprio a lui, romano da sette generazioni, Massimo fece un respiro profondo per rispondere a tono, quando in lontananza sentì Marco che borbottava nello stesso sgramma­ticato modo.
- Ah, ma questa è una congiura! Le passo subito Marco.
Poggiando la sua ingombrante mano sul microfono del cordless, Massimo si mosse nel minuscolo appartamento. Marco era alla scrivania. Il tavolo era sormontato da pile di fogli messi in ordine-sparso, come sosteneva lui stesso. Scriveva al computer brontolando continuamente tra sé e sé:
- Questo dannato header page mi scompagina tutto il post del blog!
Massimo alzò il suo sopracciglio destro difronte a tutto quel di­sordine spacciato per creatività.
- Smettila di fare quella faccia! – esclamò Marco senza neanche alzare lo sguardo.
Massimo mormorò un altro mmm.
- Credo che ci sia una persona al telefono per te.
- Ah sì? Chi è?
Massimo non rispose. Perché aggiungere "Non lo so", quando il non rispondere dà la stessa informazione? Si limitò a passare il cordless. Marco provava un sano istinto di rabbia quando faceva così e Massimo se ne ricordò.
- Dovrebbe essere qualcuno delle tue parti. Ha lo stesso tuo ac­cento, quello che ti viene fuori quando non riesci a far funzionare il computer e ti trasformi nella bambina posseduta de L'esorcista! Magari cerca te.
Marco s'irrigidì.
Qualcuno delle mie parti mi cerca? Saranno sicuramente grane! Ti prego, fa che sia una di quelle studentesse fuorisede che lavora sottopagata in un call center a cui sarò felice di at­taccare il telefono in faccia senza troppe spiegazioni!
Da tempo, Marco aveva chiuso con le sue parti. Tutto iniziò dopo il diploma, quando si trasferì a Roma per frequentare l'università. Poco alla volta quello che negli anni successivi avrebbe sempre chiamato il paesello divenne lontano, malgrado ora fosse solo poco più di cento chilometri distante.
- Sì, pronto?
Qualche frazione di secondo e Marco riconobbe la voce al tele­fono. La sua faccia cambiò espressione: sembrava fosse legato alle rotaie mentre osservava l'inesorabile arrivo del treno!
- Ciao, mamma... Sì, tutto bene. Come mai chiami? A Natale mancano 6 mesi!... Il piccolo Alessandro? Se me ne ricordo? Beh, certo, è mio nipote... Ah sì, viene a Roma per qualche giorno per prendere informazioni sull'università? Caspita, già l'età per l'uni­versità... Credo che sia meglio trovargli qualcosa di più comodo... Sì, certo mamma, tu hai ragione, questa è la casa che mio fratello Luigi mi ha aiutato ad acquistare... sì senza di lui mi avrebbero riso in faccia se avessi chiesto un mutuo in banca... sì, lo so che gli sono debitore... Sì, ma non gli posso mica fare da babysitter...
Massimo provò a seguire la conversazione, ma capire non era per niente semplice, perché Marco, oltre ad usare un tono di voce basso, aveva una forte inflessione dialettale.
- Questo giovedì? Ma oggi è mercoledì... Ok, va bene per do­mani... sì, mi sto segnando il numero... no, non ti preoccupare mamma, ci penserò io.
Marco riagganciò il telefono e riprese a lavorare al computer.
- Beh, non dici niente?
- Niente!
- Spiritoso. Per caso, stavo per prendere a brutte parole tua madre?
- Hai contato fino a dieci come ti ha consigliato Giovanni?
- Fortunatamente, sì! A parte per il Natale, tua madre non aveva mai chiamato qui a casa. Spero niente di grave! E soprat­tutto, cosa succederà domani?
- Ehm... aspetta, devo lavarmi i denti!
Marco stava applicando la sua tanto brevettata, quanto total­mente inutile, tecnica di dire le cose a rate, con la convinzione di sminuirle e farle apparire meno problematiche. Dal bagno co­minciò a parlare a voce alta.
- Sai, mio nipote Alessandro? ha compiuto da poco 18 anni...
Massimo si avvicinò al ciglio della porta del bagno.
- Fanno una festa e ci hanno invitato?!
- Fuochino...
Tra un intermezzo di gargarismi e sputi nel lavandino, Marco temporeggiava.
- Senti, ho avuto un'idea!
Massimo incrociò le braccia atteggiandosi a disapprovazione a priori.
- So già che non mi piacerà.
- Perché stai facendo l'imitazione di Mastro Lindo?
- Perché so che stai per dirne una delle tue!
- Chi?! io?! Ma cosa ti viene in mente?!
Marco passò il filo interdentale tra i denti, uno per uno, con at­tenzione, tirandolo avanti e indietro almeno per tre volte e molto lentamente.
- Ma il filo interdentale lo devo passare prima o dopo che ho spazzolato i denti? Mi scordo sempre!
- Allora? Vogliamo fare notte?
Prendila bene, prendila bene!

La metafisica delle bananeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora