TRE.1

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Ogni mattina, dal lunedì al venerdì, Marco si ritrovava a Piazza della Maranella ad aspettare il trenino che l'avrebbe portato a Termini per poi proseguire in metro fino a Piazza di Spagna, dove lavorava. Nell'attesa, puntualmente riceveva una chiamata di Giovanni.
- Tesò, che fai?
- Quello che faccio tutte le mattine all'ora in cui mi chiami! Sto andando a lavoro!
- Tesò ho letto il tuo post di ieri! Quindi stai ospitando tuo nipote?
Perché gli ho detto che tengo un blog! E soprattutto, perché io continuo a scriverlo!?
- Sì, per qualche giorno! Aspetta un secondo che sta arrivando il trenino!
Marco salì sul vagone. Cercò in vano un posto libero.
- Ci sei ancora Giovanni?
- Tesò, ma come fai a prendere i mezzi pubblici? Tutta quella gente che ti sta addosso, maleodorante, e che ti violenta la vista con i loro vestiti fuori moda! Tu hai il blocco del guidatore!
- Blocco di cosa?
- Sì, sì! Dopo che hai avuto l'incidente, non l'hai più preso il mo­torino. Ti sei bloccato!
- Giovanni non trattarmi come uno dei tuoi dipendenti che as­sumi solo se automuniti o motomuniti con la clausola di doverti scorrazzare in giro per Roma!
- Tesò, mica è colpa mia che sono chic e non posso né guidare né prendere i mezzi pubblici!
- No Giovanni! Prima di tutto, il gatto che ho messo sotto se l'è cavata con una steccatura alla zampa. Secondo, forse non ti sei reso conto che andavamo in giro con un Sì senza variatore e a ogni salita dovevo pedalare come un forsennato con il rischio di perdere l'equilibrio!
- Io t'ho sempre aiutato!
- Avevi la stessa verve di Maya nell'episodio in cui recita la parte della bambola!
- Lascia stare! Ancora ho gli incubi di Maya che sanguina quando la Signora Tsukikage le cinge braccia e gambe con canne di bambù per farla restare immobile!
- Che storia triste la tua! E poi, gli automobilisti che ci clacsona­vano e che ti ostinavi a salutare? Te ne sei scordato? Non lo facevano per carineria, ma ci volevano mettere sotto perché intralciavamo il traffico!
- Ma che dici, ci salutavano!
- Sì certo! E comunque non sono bloccato.
- Sì che lo sei!
- Ma perché continuo a essere tuo amico!
Marco attaccò il telefono. In fin dei conti, Giovanni aveva ra­gione. Non era semplice la convivenza con i mezzi pubblici, ma oramai Marco ci aveva fatto il callo, soprattutto grazie al felice isolamento dell'iPod e di un buon libro. A volte, quando anche il semplice stare in piedi in equilibrio era difficile, figuriamoci riu­scire a sfogliare un libro, Marco si dedicava ad un altro passa­tempo: toglieva il volume dell'iPod, continuava a muovere la te­sta come se stesse seguendo un ritmo e origliava le discussioni della gente. In questa situazione la sincerità era spudorata.
- Aò, Dè, guarda questo che maglietta assurda che c'ha!
Beh cos'ha la mia maglietta che non va?
- Certo, la giacca e sotto 'na maglia con 'na rana. C'ha proprio gusto!
Scusa? Cosa? Una che probabilmente si chiama Deborah con l'h, sta ironizzando sulla mia maglietta? 'na rana?!
- Dè, 'ndo stamo ancora?
Beh, rimettiamo un po' d'ordine!
- Questa è Spagna, la stampa sulla mia maglietta è Kermit la Rana, e per favore, mi faresti passare, Deborah?
Marco pronunciò Deborah iper-aspirando l'h tanto da sembrare Darth Vader. Le due ragazze rimasero di sasso.
Forse sono stato troppo acido? Dai ragazze, era una battuta!
Il fischio di chiusura delle porte del treno alle spalle di Marco fu accompagnato da una fragorosa risata di Deborah e della sua amica. Marco fu contagiato da quel buonumore.

La lunga risalita delle scale mobili dal sottosuolo verso l'uscita di Spagna era allietata dal graduale miglioramento del segnale del telefonino.

Bip, bip.

Toc, menù, WhatsApp, Nuovo messaggio, Gruppo: Queens.

Giovanni: Tesò, ancora in quel tugurio della linea A! Non rie­sco a chiamarti! Fai un salto in negozio, stavolta è grave, non rie­sco neanche ad accenderlo il PC oggi!
Marco: L'altro giorno ti ho spento la ciabatta andando via!
Giovanni: Ah ecco, ora si accende!
Massimo: Celebroleso!
Giovanni: Tesò, io posso fare un corso d'informatica! Per la tua cafonaggine non basterebbe neanche un viaggio a Lourdes!

A sentir parlare Giovanni e Massimo, nessuno mai avrebbe po­tuto pensare che sotto le loro battute al vetriolo ci fosse un'amicizia iniziata già alle elementari.
Il tragitto dalla fermata metro di Piazza di Spagna all'ufficio era incantevole a quell'ora: pochi turisti, niente confusione e la bel­lezza dei palazzi d'epoca incastonati tra i monumenti. L'atmosfera era interrotta dai continui "Ciao!" di Marco diretti ai lavoratori della zona che con gli anni erano diventati familiari: i commessi di Gucci, di Trussardi, di Armani. Erano tutti intenti a pulire il negozio e le vetrine. Chiamarli commessi sarebbe costata la vita a Marco, perché loro erano store managers.

Quando a Marco chiedevano che lavoro facesse, lui si limitava a dire "Curo le pubbliche relazioni di una PR". Chi era più attento a questa risposta ribatteva con "Ma sei il PR di una PR?". Il mi­stero s'infittiva ulteriormente quando pronunciava il nome dell'agenzia per cui lavorava, la Events & Events, molto nota a Roma, e confessava di non capirne assolutamente niente di marketing e pubbliche relazioni.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 09, 2016 ⏰

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