- Se non parli, ti strozzo con quel filo interdentale!
Ok, meglio temporeggiare ancora un po'!
- Mi faccio un bel tè caldo! Ti va?
- Ti sei appena lavato i denti e ci saranno trenta gradi! E tu mi vuoi offrire un tè?! Parla!
- Ne ho proprio voglia!
Marco si mosse verso la cucina. Massimo gli stava alle costole. Non l'avrebbe lasciato finché non avesse parlato. Marco prese la sua tazza preferita, quella termosensibile con impresso Clark Kent. La riempì di acqua e la mise nel microonde. Lo regolò alla massima potenza per due minuti. Mentre il microonde andava, Massimo lo fissava insistentemente aspettando una spiegazione. Il timer suonò e Marco tirò fuori la tazza dal microonde. Clark Kent aveva preso le sembianze di Superman. Lo imbambolava sempre quell'effetto perché gli ricordava quando da bambino immaginava di avere i poteri di Superman. Emise con la bocca un debole fischio.
Poteri di Superman: volare!
Massimo mugolò un ennesimo mmm.
- Smettila di fare il Perso nel proprio mondo! Ti decidi a parlare?
Oh cacchio! La vena sulla tempia di Massimo si sta gonfiando! Ok, prendila alla lontana, cerca di farlo immedesimare nella situazione, colpisci ai suoi punti deboli e sarà finito.
- Alessandro dovrebbe passare qualche giorno a Roma per prendere informazioni sull'università...
- E a noi cosa c'importa?
- ... è così giovane e tutto solo a Roma si sentirà sperduto...
- No, non se ne parla!
- ... ti ho spesso raccontato di quanto siano stati duri per me gli anni di studio...
- Leggi le mie labbra: no!
- ... e poi noi siamo così vicini all'università...
- No, no e poi no!
- ... mi sono detto che per qualche giorno...
- N - O!
- ... no, cosa?
- Ti conosco bene e ho capito da un pezzo cosa stai per dire, e la risposta è No!
- Ma perché no? Spiegati!
Massimo tirò fuori le pentole dal pensile della cucina e cominciò a dedicarsi alla cena senza rispondere. Lo rilassava cucinare. Lui ottimizzava le parole e non amava perdersi in discorsi. L'indole di Massimo era probabilmente dovuta alla sua professione. Lavorava come consulente psicologico per genitori e parenti dei bambini ricoverati presso l'ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma. Il suo ruolo era proprio quello di parlare alle persone e fuori dall'orario di lavoro era come se ne avesse abbastanza. Nonostante la sua stazza gli desse un'aria da "se ti incontro sulla mia strada ti schiaccio come un moscerino" sapeva fare bene il suo lavoro. Era dotato di una straordinaria empatia e proprio quando scoprì questa sua qualità, la sua vita cambiò: il ragazzo litigioso e attaccabrighe con tanta rabbia dentro svanì.
Marco si mosse silenziosamente per casa. Sapeva che non bisognava insistere con il dialogo, ma doveva attendere che Massimo si decidesse a continuarlo. L'aspettò seduto alla scrivania.
- Tua madre ti obbliga a ospitare tuo nipote e già so che hai pensato un copione da recitare! Dovevi importi e dirgli di no, perché io non mi presterò!
Mentre dalla bocca di Marco uscivano le parole "Copione? Ma cosa dici?!", aveva già cominciato a rastrellare i fogli dalla scrivania muovendosi in modo del tutto scoordinato per la stanza.
- Devo mettere tutto a posto, domani arriverà Alessandro e starà qui per un po'.
- Cosa? Domani? "Per un po'" cosa significa?
- Mah... penso giusto il tempo di fare l'iscrizione e mostrargli la Città Universitaria.
- Vorrei proprio sapere che cosa ci scrivi su tutti quei fogli...
Appunti per il mio blog segreto!
- ... E smettila di passarli da una parte all'altra della scrivania! Non sei capace di rassettare!
Com'è vera questa cosa!
- Ti sbagli, sono bravissimo...
Tump.
- Ecco hai fatto cadere i fogli. E poi, sbaglio o tuo fratello non lo senti da anni?
Marco cercava di raccogliere i fogli e di non pensare troppo alla cosa, ma inesorabilmente fu trasportato all'ultimo incontro con suo fratello, dieci anni prima. Lo vedeva davanti ai suoi occhi. I loro sguardi s'incrociarono. Si salutarono. E da allora non si parlarono più.
- Beh, dai, credo che sia normale. Viene a Roma e sta dallo zio.
Ehm... sì lo so che è strano e la cosa mi mette ansia.
Marco cominciò a inzeppare i cassetti della scrivania con i suoi fogli quando lo sguardo finì sulle gigantografie di Marilyn Monroe, Audrey Hepburn, Marlene Dietrich e Anna Magnani al muro del corridoio, distolse lo sguardo, e poi le guardò ancora. Prese le stampe e le tolse dal muro per nasconderle dietro il divano.
- Cominci a mettere su la scenografia per la tua opera teatrale?
Sì, e allora?
- No, ma che dici! Stanno lì da troppo tempo, le tolgo di mezzo!
- Beh, allora riportale al secchione dell'immondizia da dove le hai raccattate! O, per caso, le stai nascondendo solo per un periodo?
- Sì, ok, lo sto facendo! Non mi va che Alessandro racconti al paesello il nostro arredamento o come viviamo. Qualcosa in contrario? E poi è solo un po' di tempo, qualche giorno e se ne ritorna a casa.
- Mah, sarà... sbaglio o tua madre ti ha fatto notare che hai potuto acquistare casa solo grazie a tuo fratello?
Pa ra pa pa pa paaaaa pa... quando adoro canticchiare la sigla di Beautiful! Massimo, benvenuto nella nostra saga familiare!
- Effettivamente mamma al telefono è stata un po' strana... come se mi dovesse dire qualcosa prima di riattaccare ma che non mi ha detto... mah.
Su quel "mah" gli sguardi di Marco e Massimo s'incrociarono in un'intima complicità come se entrambi avessero improvvisamente intuito qualcosa, ma nessuno avesse il coraggio di dirlo.
- Ah, comunque io non ci sto alle pantomime che hai in mente!
È il momento di infierire!
- Ti ricordi quando sei rimasto senza lavoro e ti ho anticipato l'affitto? Avevi detto che mi dovevi un favore!
Massimo odiava essere debitore. Non rispose all'affermazione di Marco come suo solito fare. Alzò gli occhi al cielo in modo plateale e si ritrovò a pronunciare per la terza volta in pochi minuti mmm.
- Ho bisogno di qualcosa per calmarmi!
Andò in cucina e ne ritornò sbucciando una banana.
Una banana per calmarsi?!
- Non oltre tre giorni di sceneggiata!
- Ma figurati, tra tre giorni sarà solo un ricordo
- Certo, come no. Credo che forse dovremmo comprare un letto vero, piuttosto che sbatterlo sul divano-letto.
- Perché dici così? il divano-letto va bene per qualche giorno.
Massimo masticando con voracità la sua banana si bloccò di colpo e replicò un secco:
- Appunto!
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La metafisica delle banane
General FictionLa metafisica delle banane: Marco e la sua perfetta routine: Roma, un compagno bear che sostiene di essere solo "robusto", un capo che odia, gli amici e un paesello non abbastanza lontano. L'arrivo di Alessandro, suo nipote diciottenne, sembra voler...