Una serata particolare

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Uno degli avvenimenti della serata a casa di Cosma fu vedere Alina con un vestito elegante. Non accadeva spesso che la madre di Candida uscisse di casa, essendo sempre affaccendata con i lavori domestici, il cucito e la tessitura. Era una delle più brave del villaggio nel realizzare tessuti di lana e sapeva maneggiare con disinvoltura molti tipi di telai, anche i più complessi. Il risultato di questi lavori, di solito, finiva venduto a qualche fortunato mercante di passaggio che l'avrebbe rivenduto ad un prezzo maggiorato, in qualche lontano mercato del sud.

Ma, quella sera, Alina decise di sfoggiare uno dei suoi abiti più belli, di lana tinta con lo zafferano più scuro, e bordata di una passamaneria che aveva ricamato lei stessa. Era un'occasione speciale assistere ad una rappresentazione privata di un bardo e quella sera si sentivano tutti come i membri di una piccola corte, con tanto di regina e principesse.

Le principesse non stavano nella pelle ed offrirono a Guccio tutte le gentilezze di cui erano capaci, cercando di ricreare quell'atmosfera che, secondo loro, mai uscite da quella valle, doveva contraddistinguere una corte. Anche loro sfoggiarono i loro abiti migliori, belli perché per loro lo erano, che non potevano conoscere il vero sfarzo, fatto di cose inutili, ma sapevano dell'eleganza fatta di cose necessarie, semplici e ottenute con grandi sacrifici.

Nel momento in cui tutti furono soddisfatti per la lauta cena ed ebbero preso posto, Guccio prese la parola: "Quando la signorina Candida, stamattina, mi chiese di cantare della principessa Shelen, mi stupii molto che in questa valle qualcuno ancora se ne ricordasse e, allo stesso tempo, ne fui felice. Fui contento che una fanciulla gentile e bella pensasse alla nostra povera sovrana scomparsa. Cosma mi consigliò bene, invitandomi a non parlarne in pubblico e, in qualche modo, diede voce ai miei sospetti. Ahimè - gemette il poeta – in questa valle, una volta beata, si sta dimenticando la verità!"

"Ma - parlò Alina – tutti noi sappiamo quant'era saggia e bella Shelen; eppure sappiamo anche che è per colpa dei Luminosi che Specchioscuro è avversata da un destino tanto crudele..."

"Non è esattamente così - rispose Cosma, accalorandosi un poco - ma, probabilmente, Guccio ci spiegherà."

"E' mia intenzione principale raccontare la storia di Shelen così come l'ho appresa dal mio maestro. E spero, in questo modo, di rispondere, almeno in parte, ai vostri interrogativi – disse Guccio, sistemandosi delicatamente la cetra tra le gambe - Purtroppo quello che sfugge alla memoria di un popolo o si conserva distorto e falsato nemmeno la poesia può sanare. Sarà il destino a decidere come e quando la verità dovrà emergere, e non sempre questo accade: le azioni di questa terra, compiute dagli uomini o dal popolo splendente, sono destinate a scomparire. Il tempo è come il vento che lentamente corrode le montagne e le trasforma in polvere e di quello che siamo o abbiamo fatto un giorno resterà forse un flebile canto, parole che non tutti sapranno più comprendere."

"Allora, a questo serve la poesia?" chiese Candida che aveva ascoltato avidamente ogni parola del poeta.

"Non solo, Candida – rispose il bardo – Poesia è ricerca della verità ma anche della bellezza e bellezza è gioia e conforto anche quando la mia voce racconta storie tristi e non a lieto fine. Ma l'incanto delle parole e la loro armonia le rende comunque una consolazione per il nostro animo che anela a ciò che è bello" disse e poi, chiudendo gli occhi e sfiorando le corde per creare le prime note, iniziò a cantare:

Brillava la luna, quella notte, vaso di cristallo

colmo d'argento fuso, goccia d'oceano, metallo

illuminato dagli astri estivi, celeste pianto;

brillava la luna e dall'alta torre il canto

La via delle stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora