Chapter 1

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Stavo stendendo il mio accappatoio in salotto, vicino al calorifero, mentre ascoltavo con le cuffie musica a volume troppo alto. Mio padre, Cristiano, dormiva beato sul divano, stanco dopo una giornata in fabbrica. Mamma era in cucina a preparare la cena, e avevo una voglia matta di fuggire nella mia stanza e ascoltare altre 300 nuove canzoni che avevo nella mia playlist.

Ultimamente, avevo ascoltato tantissime canzoni italiane e non, dagli anni 50 agli anni 90, tanto per farmi una cultura musicale. Poco mi aveva interessato davvero, dei generi che già conoscevo li ho solo ampliati di nuovi nomi che non sono nemmeno poi così tanto male. Amo il pop, ma non solo quello del 2000, il rap, tantissimo il rock e il jazz. Ma mi piacciono quasi tutti i generi. 

Ho quasi 19 anni, e il suicidio della maturità sta per arrivare. 

E nel frattempo io mi concentro sulla musica. È da un po' di anni che ho deciso di fare qualcosa in questo campo. Inizialmente volevo cantare, me l'ero sempre cavata con il canto, volevo andare a Xfactor e spaccare il mondo. 

In realtà alla fine ho deciso di seguire un corso a Milano di marketing e organizzazione di eventi, per diventare un Event Planner per altri cantanti. Questo corso l'avevo fatto l'estate precedente, insieme alla patente ed altri corsi, soprattutto per tenermi impegnata. Ora facevo parte di un associazione riconosciuta a livello nazionale, per loro ero la novellina, ma pian piano stavo imparando davvero molto, avendo già organizzato i primi eventi nei paesi vicini. L'importante era avere alcune abilità, per esempio la creatività che non mi mancava, e mi aveva spinto a sviluppare quelle che mi mancavano, ad esempio la capacità relazionale e lo spirito organizzativo. 

Stavo ampliando le mie conoscenze in questo campo, fra fornitori e amicizie che mi aiutavano per questi eventi. Naturalmente pensavo in grande, volevo diventare un'organizzatrice in proprio o aprire un Agenzia di organizzazione di eventi musicali. Il mio sogno era staccarmi dai soliti eventi aziendali o feste di paese, e spingermi più in là. Magari la fortuna mi avrebbe assistito.

La maggior parte del tempo la passo in camera mia, chiusa, sola. Principalmente studio, lavoro agli eventi e ascolto musica, ormai sono diventata tossico dipendente dalla musica.
Tutto è incominciato da quella cavolo di non-vittoria degli Urban Strangers di 3 anni fa.

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"Vieni subito a cena, e stacca quelle cuffie accidenti! " mi urla mia madre. Io sbuffo, come sempre, ma la raggiungo con un falso sorriso.
"Sveglia quel bradipo di tuo padre" dice scherzosa. "Papà, è pronto!" urlai, e lui sobbalza, mugugna e lamentandosi, viene a tavola pure lui. 

Mamma mi sta insegnando come fare i dolci ultimamente, perché il resto ormai l'ho già imparato. Mi piaceva anche cucinare. 

Non so bene cosa voglio fare nella mia vita, una volta avevo le idee così chiare, adesso è tutto così confuso. Organizzatrice di eventi, cantante, o medico? Avevo anche l'intenzione di studiare dietistica, una branca particolare della medicina, per poter diventare nutrizionista.

Perché mi ero aperta così tante strade, senza sceglierne una in particolare?

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Mangio con voracità, ridendo alle stupide battute che sentivo alla tv nei soliti programmi serali. 

La mia era una vita totalmente tranquilla, ma ho sempre desiderato di più. Non sono mai stata completamente contenta, avevo avuto la mia dose di sofferenze, la mia dose di monotonia, avevo bisogno di riscatto, di un lavoro che amavo, di una vita che mi aspettavo. Odiavo non raggiungere i miei obiettivi. 

Andai in camera mia, il solito disastro. l'ordine non era mai stato il mio forte, un po' come tutto il resto della famiglia. Amiamo collezionare anche le cose più stupide, e spesso tendiamo a non renderci conto delle vere cose di valore che abbiamo. 

Guardai in alto, verso la mia  libreria tutta scombinata, in un ordine che solo io capivo.

Le mie frasi preferite, citazioni, o piccoli discorsi scritti da me erano affissi o scritti sui muri di tutta la stanza. Progetti di concerti, di backstage, portfolio scritto da me con tutti i consigli utili, progetti di eventi, numeri di telefono di fornitori, schemi organizzativi, sparsi sulla mia scrivania, oppure attaccati con delle puntine su una lavagnetta sopra al piano di lavoro.
Scarpe e abiti a terra, borse aperte sul mio letto. E in centro alla mia parete di legno, un enorme poster fatto da me, degli Urban Strangers.

Ero riuscita ad incontrarli a Busnago, circa un mese dopo la finale di Xfactor. 

La loro fama diminuiva appena non c'erano più date, aumentava durante il Baell tour e successivamente diminuiva di nuovo. Poi ritornavano in vetta alle classifiche appena uscì il loro nuovo disco, e il successo diminuì quasi subito. 

Ora stavano a Londra, ma si parlava di un rientro in patria per il loro terzo disco, erano passati ben tre anni dal primo, Runaway.

Ma naturalmente, la mia ammirazione per loro non era mai calata, nemmeno un pochino. Erano i miei idoli da quasi 3 anni, e sapevo che lo sarebbero rimasti per sempre.
In tutto li avevo visti 3 volte, due firma copie e al concerto della Baell. 

Al primo firma copie a cui avevo partecipato, ho conosciuto delle fans formidabili, con cui ho passato davvero 3 anni fantastici, con tutte le mie avventure e disavventure, tutte quelle volte che uno dei due visualizzava un nostro messaggio e noi morivamo di infarto. 

E questa sono io, una ragazza un po' strana, tormentata dalla musica e dalle scelte sbagliate, in apparenza allegra, ma dentro, solo un buco nero. 

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Ed è lì che vidi la maledetta lucina del mio telefono tingersi di blu.
Whatsapp.
Sbuffai, come era il mio solito, ma sbloccai lo schermo, e rimasi paralizzata.

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Salve a tutti!
Spero vi piaccia vivamente la mia ff, ci sto lavorando da mesi.
Spero noterete presto che il mio obiettivo è quello che sia una ff diversa dalle solite.
Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensiate!
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Dedico questo capitolo alla mia Letizia, che oggi compie 15 anni.
Ti voglio troppo bene, tesò.

The choice. ||UrbanStrangersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora