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Flashback,una vita fa...

"Mio Dio, avete visto com'è insulsa, Meredith? E poi chi l'ha vestita questa sera, un clown?"
Prendo in giro, una nostra compagna di scuola.
Siamo ad una festa, io e le mie amiche, come sempre attiriamo l'attenzione di tutti.
Siamo belle, ricche e popolari,
Io,Allison,Hanna e Jenna.
E a queste feste, oltre bere e flirtare,ci divertiamo a sfottere i disagiati.
I brutti, i grassi e tutti quelli che, non fanno parte della nostra stretta cerchia.
Quelli fortunati, belli, nati sotto la buona stella.
Questa sera tocca a Meredith, piccola, grassoccia e con gli occhiali.
È brava a scuola, essendo secchiona,ma nel resto delle cose è una frana.
È a poca distanza da noi, in un angolo, con la testa china.
I capelli marrone spento, le ciondolano a coprire il viso.
Sembra una specie di bovino, con la testa incassata nelle spalle.
Indossa un vestito a fiori, blu, lungo fino alle caviglie.
Credo che appartenesse alla tris nonna o giù di lì.
So per certo che ha una borsa di studio, sua madre è morta e suo padre, lavora in un officina.
Non ha molti soldi penso,tra me e me, schifata.
Le altre mi guardano aspettando la mossa, che sono certe farò.
Mi dirigo allo stand degli alcolici e prendo da bere.
Mi riposiziono vicino alle mie amiche e la chiamo.
Reagisce, alzando la testa e guardandosi attorno.
Mi spazientisco, come può essere così stupida.
La chiamo di nuovo alzando la voce e, questa volta, si gira verso di me.
Sembra rassegnata, come se sapesse cosa la aspetta.
Ed io certo,non deludo le sue aspettative.
Con un sorriso cattivo e gli occhi che mi brillano, le lancio il bicchiere dritto in faccia.
Fa uno scossone, quando il liquido la investe e inizia a scivolarle su tutto il corpo.
Tutti ridono, noi in testa a tutti.
La additano e la offendono, la fanno sentire una volta ancora un emarginata.
Scappa via in lacrime, tra gli spintoni e le risa... qualcuno le appiccica del cibo nei capelli,qualcun'altro le fa lo sgambetto.
Questo,penso,succede agli scarti della natura, quando cercano di essere come noi.
Gli occhi mi brillano e dentro di me, qualcosa va al suo posto.
Parte una nuova canzone e ci buttiamo in pista.
Trevor,il ragazzo che ho puntato da qualche giorno, mi cinge i fianchi ed io mi struscio,sensuale, a lui.
So perfettamente come finirà la serata, faremo sesso.
È così ad ogni festa, solo che il partner è diverso, ma sempre il top della nostra gente.

___________________________________

Mi sveglio di colpo, a causa di quel brutto sogno.
Il senso di colpa mi divora, per aver fatto questa ed altre mille cattiverie.
Ripenso a Meredith...
Dopo quell'episodio, l'hanno tormentata senza sosta.
Un modo, per non mettersi contro di me insomma.
Alla fine, dopo uno scherzo pesante, che però mi parve geniale all'epoca, Meredith lasciò la scuola.
Tornò a casa e di lei non si seppe più nulla, per un mese circa.
Poi un giorno, Jenna, ci disse di aver saputo, che Meredith si era suicidata nella sua camera.
Voi penserete che mi sentii un po' in colpa o addolorata, niente di più sbagliato.
'Una in meno, a prender posto' fu il mio commento, accompagnato da una risata cattiva.
Già lo so, non lo avreste mai detto... ed anche io, quando ci ripenso inorridisco. Quella era una me, che ho con piacere abbandonato.
Dopo quello che mi è successo, ho capito quanto fossi stronza e crudele, motivo che mi spinse a cercare il padre di Meredith, per scusarmi in qualche modo.
Lo trovai, e con tutta l'umiltà che avevo, gli chiesi perdono per essere stata così cattiva con sua figlia.
Mi perdonó dicendo,che la colpa non era mia, ma del fragile carattere della figlia.
Una figlia che,scoprii,essere vittima di bulli fin dalla tenera età.
Quando uscii da quella casa, mi sentii un mostro... e lo ero.
Avevo passato la maggior parte della vita, ad accanirmi contro i più deboli.

Mi alzo, con ancora in testa questi pensieri, scendo in cucina e preparo il caffè.
Compio i gesti quotidiani e poi mi metto al lavoro.
Comincio a sistemare il pavimento, partendo dal lato della porta d'ingresso.
Strofino,fino a far brillare, il tutto e passo il fissante lucido.
Mentre aspetto che asciughi, dopo aver aperto porta e finestre, vado nel giardino sul retro.
Devo tagliare l'erba e sistemare il tavolo con le sedie.
Accendo il tosaerba e inizio il mio lavoro.
Ce ne vuole visto che ho un giardino enorme, che circonda tutta la casa.
Finisco che è già ora di pranzo.
Mi affaccio alla porta, per controllare che il pavimento sia asciutto.
La brezza che soffia ha aiutato, quindi entro e vado a prepararmi un panino.
Sono sudata e stanca, ma soddisfatta.
Mangio con voracità e riprendo a lavorare.
Sistemo il tavolo e le sedie, di vimini, in giardino sotto al tetto un po' spiovente.
Li ripulisco dalla polvere, dopodiché passo al soggiorno.
Devo farmi un bel mazzo, anche perché ho da montare a parete i mobili porta tv..
Comincio a spostare i divani, mettendoli al centro, sistemo i pezzi,ben etichettati, del mobile tv e della libreria.
Parto col montaggio.
Sono concentratissima,tanto che, non sento bussare.
Continuo a avvitare i pezzi,fino a che non mi scivola una mensola.
Due mani la riacchiappano al volo.
Urlo, mi volto e...
Sam, tiene in mano il pezzo, con un mezzo sorriso.

"Che Diavolo ci fai qui?" Mi sento a disagio, trovandomi sola in casa con lui.
"Ho bussato e ti ho chiamata, non hai risposto. La porta era spalancata, così sono entrato" spiega.
Faccio dei respiri profondi, per calmarmi.
Gli strappo la mensola di mano e con pochissimo garbo lo affronto.
"Non hai il diritto di entrare così in casa mia. Che cosa vuoi? Ho da fare, non vedi?".

"Santo cielo, mica ti mangio! Ero solo passato a salutarti e a vedere come stai. Abito nella casa vicino, in fondo alla strada" si giustifica.
Mi sento morire, averlo come vicino non era nei programmi.
Non so che fare adesso, essere gentile e mantenere buoni rapporti, o essere scortese e fargli intendere che, non mi interessa il buon vicinato?
Rifletto bene, in fondo sono una donna sola vivo abbastanza isolata e, per quanto me la possa cavare, non sono brava a far tutto.
Potrei,magari in futuro, avere bisogno.
"Scusa,hai ragione. Sono solo stanca, non ho dormito bene e ho molte cose da fare" patetiche scuse, ma sempre meglio di niente.
Per tutta risposta, si toglie la camicia restando in maglietta, prende la mensola e inizia a montarla.
Resto a bocca aperta, guardandolo.

Si volta e mi fa un sorriso " Ti aiuto, sono bravo nel fai da te, così finiamo presto. Mi piace il bricolage, per cui ti darò mano volentieri."
Cavolo, ora sono divisa in due.
La mia parte pratica, è ben felice dell'aiuto. Montare e spostare tutto, da sola, è un lavorone quindi in due sarebbe meglio.
La parte traumatizza e paurosa, trema al solo pensiero, di aver un uomo in giro...
Zittisco quest'ultima,stanca di aver terrore di tutto e...

"Sarebbe fantastico, da sola mi ci vorrebbero mesi! Però ti pago" affermo convinta.

"Niente soldi, ma se vuoi puoi prepararmi i pasti e magari mangiarli assieme. Sono un disastro in cucina" ammette con una faccia da cucciolo.

Ed in quel momento qualcosa in me cambia, scoppio in una risata sincera.
Non ricordo neppure più, l'ultima volta che l'ho fatto.
Si unisce a me e stende la mano
"Affare fatto?" Chiede.
Guardo la sua mano ed una forza, nuova e impetuosa, mi spinge a stringergliela...

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Spazio Autrice..
Allora, ragazzi/e che ve ne pare?
Moira era proprio una stronza...
Avete capito più o meno, cosa le è successo?
E Sam, come vi sembra?
Fatemi sapere...
Aggiorno a 20 voti e 5 commenti.
A presto!

SIAE When The Life Change. SU AMAZONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora