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Non credevo, di stare così bene... Sam è stato perfetto, gentile ed educato, vedendomi così imbarazzata. Anche se è curioso di sapere, cosa mi sia successo, non mi importuna con domande sul mio passato. Lo rispetto per questo, forse,un giorno gliene parlerò. Stiamo uscendo dal megastore, e da vero cavaliere mi accompagna all'auto. Adesso l'imbarazzo,che era scomparso, riappare non so bene cosa devo fare, salutarlo con una stretta di mano o evitare? sono divisa a metà una parte vorrebbe scappare, l'altra vorrebbe andare oltre la stretta di mano. Mi blocco a questo pensiero, lui vede la mia indecisione e allunga una mano...

"Grazie per la bella serata, sono stato davvero bene. Ci vediamo domani allora" esordisce, per trarmi dall'imbarazzo.

Guardo, quella mano tesa, poi il suo volto. Non ha niente di minaccioso, magari mi posso lasciare andare solo un pochino... rimugino, mentre ancora aspetta che gliela stringa. Faccio un passo e lo abbraccio, una stretta breve e veloce. Non se lo aspettava e si nota, non ricambia comunque il mio gesto, forse, intuendo che la cosa potrebbe darmi fastidio. Fortuna che col tempo, ho imparato a nascondere bene le emozioni. Altrimenti capirebbe subito che quell'abbraccio, ha sconvolto più me che lui... sono stata percorsa da una scossa ed ho i brividi in tutto il corpo. Ho gli occhi sbarrati e le labbra strette in una linea sottile.

"Tranquilla, va tutto bene. Non ti tocco, so che lo detesti... e non farei mai nulla, che ti facesse star male. Dai, sali, vai a casa che la giornata è stata lunga. Ci vediamo domattina alle 9... se non rimani chiusa di nuovo nello scantinato" fa la battuta, per stemperare tutto. Con un mesto sorriso in risposta, salgo e parto...dallo specchietto retrovisore, vedo che mi segue, per quasi tutto il tragitto. Qualche metro prima di casa mia, mette la freccia, da un colpo di clacson e svolta verso quella che deduco, essere la sua abitazione. Una villa, non grande come la mia, ma in stile rustico. Si nota che è appena stata ristrutturata, anche se non si riesce a vedere i particolari dato che è buio. Svolto anche io, nella mia corte, parcheggio e scendo. Con le buste in mano, cerco di aprire la porta e dopo vari tentativi, ci riesco. Appoggio tutto per terra chiudendo con un piede la porta. Mi si drizzano tutti i peli, c'è qualcosa che non va! Mi fido del mio istinto, su queste cose. In silenzio, togliendomi anche le scarpe, faccio il giro del pianoterra. Non c'è nulla, allora mi faccio coraggio e vado di sopra, cercando di fare meno rumore che posso. Ho anche preso il telefono, nel caso dovessi chiamare la polizia. Spero con tutto il cuore che, non ci sia nessuno o al massimo un ladro. Percorro il corridoio fino alla mia camera, per poi spalancare la porta e urlare, entrando. Non c'è nessuno, ma la finestra è aperta ed un foglio è posato sul mio cuscino. L'istinto, avvicinandomi, mi dice di prenderlo ma poi, riflettendo, decido di lasciarlo dov'è. Se qualcuno si è introdotto in casa mia, magari troveranno impronte. Non posso certo contaminare una prova.

Il biglietto è aperto, quindi,posso ben vedere la frase scritta in bella grafia.

Io, non dimentico.

Mi gela il sangue e l'unica cosa che mi viene di fare è chiamare Sam. Compongo il suo numero, mentre squilla col segnale libero, riesco solo a pensare"Rispondi, ti prego, rispondi!".... lascio andare la chiamata e dopo molto, risponde affannato..

"Pronto?"

"Sam, sono io Moira... scusa se ti disturbo, ma qualcuno è entrato in casa mia. Puoi venire qui con me ad aspettare lo sceriffo?" lo supplico in preda all'ansia..

"Certo, arrivo subito! Chiuditi a chiave in bagno e non aprire a nessuno, finché non arrivo!" mi istruisce, prima di riagganciare. Faccio come ha detto, visto che il suo consiglio è più che sensato. Conto i secondi, per ingannare l'attesa e tenere a bada il panico. Sento un cigolio e poi dei passi...che salgono le scale e si avvicinano. Vedo la sagoma dei piedi, dallo spiraglio della porta e poi bussare...

"Sono io, apri!" lo faccio e mi fiondo tra le sue braccia. So benissimo di tremare come una foglia e sento le carezze leggere che mi fa, per farmi calmare.."Tranquilla ho già chiamato lo sceriffo, sarà qui in pochi minuti. Non devi aver paura, sono qui e ti proteggo!".. a queste parole, mi calmo giusto un po', lo guardo in faccia. Si avvicina piano al mio viso, ma si interrompe sentendo le sirene in lontananza. Quasi, quasi, sono dispiaciuta e per un attimo dimentico la terribile scoperta, che ho fatto al mio rientro.

Scendiamo ad accogliere lo sceriffo e mi tiene per mano, facendomi capire di non esser sola.Il cuore manca un battito, ma adesso non ho tempo per analizzare la situazione. Lo sceriffo sta salendo le scale e dopo essersi tolto il cappello, si presenta.

"Buonasera, signora Martin, sono lo sceriffo Dobbs. Il signor Collins, mi ha spiegato l'origine della chiamata. Posso dare uno sguardo?" chiede gentilmente. Credo di fargli pena, sono in uno stato pietoso.

"Certo, ci mancherebbe. Non ho toccato nulla, ho lasciato tutto com'era, per non contaminare le prove" ammetto. Con uno sguardo sorpreso, entra nella mia camera..

"Brava, ha fatto bene. Potrebbero esserci degli indizi, molto importanti.Come ha fatto a ricordarsene?" vuol sapere incuriosito dalla mia praticità..

"Beh, vedo molti polizieschi e, ho visto tutte le stagioni, di C.S.I" quasi mi vergogno ad ammetterlo...

"Direi che le sono servite" afferma prima di infilare un guanto e prendere quel maledetto biglietto. Legge la frase scritta e poi mi guarda con aria assorta. "Sa perché qualcuno può essersi introdotto,in casa sua, a lasciarle questo biglietto?" domanda, facendo il suo lavoro. Prendo fiato e...

"Sì, so il perché, ma non il chi. Andiamo in cucina e le racconterò tutto, davanti ad una tazza di caffè." mi libero dalla stretta di Sam e faccio strada, consapevole del fatto che, dopo aver raccontato la mia storia non vorrà vedermi più. Sono corrotta e nessun uomo, può voler stare al mio fianco. Non funzionerò mai bene, è un dato di fatto. I due uomini mi seguono, in silenzio, in cucina. Prendo tempo, preparando la caffettiera, visto che non so da dove iniziare a raccontare..Nessuno dei due dice niente, lasciandomi il tempo che mi serve. Non appena il caffè viene su, lo verso nelle tazze posandolo sul piccolo tavolino. Metto anche zucchero e latte, in caso gradissero.

Li guardo con espressione solenne, apro bocca e dico..."Tutto è successo, due anni fa..."

SIAE When The Life Change. SU AMAZONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora