"Vieni con me?"

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La felicità ormai scorreva perennemente nelle mie vene.
Mi nutriva e mi faceva sentire viva, correva insieme al sangue e raggiungeva ogni cellula del mio corpo.
E quella felicità apparentemente senza senso in realtà un senso lo aveva: lui.
Tutta la mia giornata ruotava intorno al momento in cui sarei uscita e lo avrei visto davanti alla gelateria, appoggiato alla sua bicicletta o seduto sulla panchina in plastica, circondato dal resto dei nostri compagni di classe.
Che indossasse una maglietta a maniche corte o una felpa, che portasse il cappellino o lasciasse i capelli umidi e spettinati dopo la doccia non importava: era sempre di una bellezza che toglieva il respiro e riempiva gli occhi.
E il suo sorriso quando arrivavo, accompagnato da uno sguardo sorpreso, era decisamente il momento che preferivo: perché io sapevo benissimo che la sua sorpresa nel vedermi era una piccola recita che metteva in atto ogni sera. Lui mi vedeva arrivare già dal fondo della strada essendo perennemente impegnato a guardare in quella direzione quando sapeva che sarei uscita.
E questo mi provocava un senso di tale importanza, questo sapere che mi aspettava tentando di nasconderlo.
Diversamente, io non ero brava quanto lui a celare i miei sentimenti.
Quello che sentivo era un cocktail troppo forte di emozioni e sensazioni, ormai fingere sarebbe servito a poco o niente.
Nonostante questo cercavo di comportarmi il più possibile da amica, cercando di spegnere il luccichio dei miei occhi e soffocando la tentazione di seguire con le dita le diramazioni delle vene che partivano dal suo polso.
Quella sera, precisamente il 9 luglio, era il compleanno di Samuele, un mio compagno di classe con cui avevo legato molto.
Abitando in una casa piccola aveva deciso di festeggiare in una delle aulette dell'oratorio.
Come al solito impiegai i soliti vent'anni per decidere come vestirmi e quando uscì di casa, con una tutina nera stretta leggermente in vita, mio padre mi disse scherzosamente di andare a cambiarmi perché sembravo "troppo una signorina".
Raggiunsi l'oratorio a piedi e quando arrivai Samuele mi accolse con un abbraccio, ringraziandomi di essere arrivata senza saltargli addosso urlando come aveva fatto un attimo prima Clarissa. Ridendo mi avviai verso l'auletta per appoggiare la borsa e salutare il resto degli invitati.
Quando entrai Luca era già seduto, impegnato in un' apparente conversazione seria con Alessandro, uno dei suoi migliori amici nonché nostro compagno di classe.
"Buonasera gente!" esclamai sorridendo.
"LA MIA GIULIETTA!"
Fui sommersa da una massa di capelli neri, morbidi e boccolosi.
"Ti voglio bene anche io Clari ma mi stai uccidendo!"
Luca e Alessandro sorrisero in risposta al mio sguardo di supplica.
Poi lui si alzò e mi venne incontro, spostando bruscamente Clarissa.
"Posso salutarla o devo timbrare un biglietto?"
Clarissa si spostò borbottando qualcosa di poco simpatico e si spostò vicino al tavolo dove Lara stava già iniziando a riempirsi il piatto di patatine.
Luca mi abbracció velocemente, dicendomi che mi aveva tenuto il posto vicino a lui.
Andai a sedermi, fermandomi un attimo per salutare Alessandro con un bacio sulla guancia. Quel tipo di saluto mi risultava ancora strano e le mie guance non avevano ancora smesso di tingersi di rosso ma per il resto dei miei amici era la normalità. Quindi mi ero semplicemente adattata, aspettando ogni volta il momento del saluto con Luca per potergli sfiorare la guancia con un bacio.
Alessandro mi trattenne per il braccio, facendomi abbassare all'altezza della sua bocca.
"Non ti ho mai visto bella come stasera, giuro." mi sussurró nell'orecchio.
Cercai di articolare un "grazie" che risultasse naturale ma il mio imbarazzo non poteva essere più evidente.
Luca, che si era appena seduto dopo essere andato a bere, lo notò ma non mi chiese niente.
Anzi, constatai con sorpresa un certo fastidio nei suoi modi di fare ma non riuscì a comprenderne il motivo.
Dopo l'arrivo di Sofia, Manuel e Federico finalmente la mamma di Samuele portò la tanto attesa pizza.
Mentre mangiavo ero impegnata a guardare di nascosto Luca, fingendo di ascoltare con interesse il resoconto dettagliato di Clarissa riguardante le nuove coppiette del paese.
"Giulia, mi accompagni in bagno?" mi domandó Clarissa di punto in bianco.
"Ehm no, non credo che stiano bene più di tanto." risposi, senza aver minimamente capito la domanda.
"Giulia, il discorso Dario-Stefania è già finito da un pezzo. Ti ho chiesto di accompagnarmi in bagno mongola!" replicò ridendo.
Ci alzammo insieme e uscimmo dall'auletta, seguite dallo sguardo attento di Luca.
"Ok, non mi scappa la pipì."
"E allora cosa cavolo siamo uscite a fare?" domandai, con un tono tra l'esasperato e il divertito.
"Giulia, non ti ha staccato gli occhi di dosso un attimo."
Clarissa sembrava una bambina esaltata.
"Ma chi?" chiesi, l'ansia percepibile nella mia domanda.
La piccola parte di me che aveva sempre sperato segretamente che i miei sogni potessero avverarsi si risvegliò nel mio petto.
A volte lo sorprendevo intanto a guardarmi ma mai avrei pensato che la cosa fosse tanto evidente anche agli occhi degli altri.
"Ma come chi Giulia? Non vedi che Ale ti guarda come se volesse baciarti da un momento all'altro?" mi rispose Clarissa, con lo sguardo di chi la sapeva lunga.
Era come se una mano invisibile avesse spento la piccola luce di speranza che si era accesa dentro di me.
Alessandro era un bellissimo ragazzo, con folti capelli color ebano e occhi grigio chiaro. Avevamo legato molto nell'ultimo periodo, ci eravamo avvicinati grazie alle sue confidenze riguardo una certa ragazza che gli interessava. Era davvero un ragazzo d'oro, simpatico ed estremamente attento.
Ma io avevo occhi solo per Luca.
L'amore che provavo per lui ofuscava qualsiasi altra cosa, tutto quello che mi circondava era sempre e comunque meno importante ai miei occhi.
Quindi quello che Clarissa mi fece notare mi destabilizzó e l'unica emozione che riuscì a provare fu stupore.
"Dai, non dirmi che non te ne eri mai accorta. Ma di quale tipo di problemi soffri?" mi riprese scherzosamente la mia amica.
"Credevo che fossimo amici.." replicai impacciata.
"Se amici. A volte mi domando se tu abbia due occhi come tutti gli esseri umani!"
Avrei voluto risponderle che gli occhi ce li avevo eccome ma erano impegnati a guardare qualcun'altro.
In quel momento uscì Alessandro e interruppe quindi la conversazione tra me e Clarissa.
Mi chiese di accompagnarlo a prendere il regalo di Samuele che aveva dimenticato nell'auletta a fianco.
Clari mi tirò una gomitata che mi fece quasi volare per terra.
La guardai sfoderando un'occhiata glaciale che però non la trattenne dal farmi l'occhiolino.
"Va bene Ale, andiamo."
Arrivammo davanti all'auletta ma nel momento in cui feci per entrare quasi volai per terra a causa di un suo sgambetto.
Mi stuzzicava spesso, con pizzicotti o smorfie e forse questo era uno dei tanti segnali che mi avrebbero dovuto far capire tante cose.
Ovviamente non mi fece cadere, riuscì ad afferrarmi per un polso e a rimettermi in equilibrio.
Mi girai e i nostri visi finirono paurosamente vicini.
I suoi occhi grigi erano così luminosi e si spostavano velocemente dalle mie labbra ai miei capelli.
Non riuscì a prevederlo.
Mi bació, un bacio dolce, appena premuto.
Le sue mani cercarono il mio viso e lo strinsero piano, come se volessero proteggere quel momento.
Rimanemmo lì così pochi secondi dopodiché mi staccai piano, frastornata da quello che era appena successo.
"Scusa, io...io non volevo." ballettó impacciato.
"Tranquillo, davvero. Non preoccuparti."
Non sapevo cosa dire, sapevo solo che io quel bacio lo avevo ricambiato.
Non lo avevo spinto via ne tantomeno rifiutato.
Prese il pacchetto appoggiato sulla sedia senza proferire parola e prima di uscire si voltò, guardandomi dritto negli occhi.
"E comunque sei tu la ragazza, Giulia. Sei sempre stata tu la ragazza di cui ti ho parlato." e con questa frase uscì, lasciandomi interdetta.
Ci misi qualche minuto ad elaborare il tutto tanto che Clarissa venne a cercarmi, dicendomi che tutti si stavano chiedendo dove fossi finita.
Tornammo nel locale a fianco.
Quando incrociai il suo sguardo vidi subito che c'era qualcosa di diverso.
I suoi occhi verdi sembravano un mare in tempesta. Potevo quasi scorgere l'alone di rabbia intorno a lui.
Provai ad avvicinarmi ma Luca si spostò immediatamente, con la scusa di dover andare in bagno.
Lo vidi sbattere la porta e prendere a calci una lattina una volta uscito.
Io ero preda di due correnti contrarie che si scontravano nella mia pancia: da un lato il piacere inaspettato di quel bacio non atteso e dall'altra la confusione nel vedere la reazione del ragazzo di cui ero innamorata.
In quell'istante partì la musica e vidi Lara vicino alle casse impegnata a scegliere le canzoni.
"Prima della torta è d'obbligo ballare!" urlò con le braccia al cielo.
Mettendo la riproduzione casuale partí "A te" di Jovanotti.
Noi ragazze ovviamente manifestammo subito il nostro entusiasmo e quindi i ragazzi non ebbero il coraggio di cambiarla.
Clarissa prese per mano Samuele e lo portò al centro dall'auletta per ballare un lento, seguita a ruota da Sofia e Federico.
Io rimasi seduta, lanciando occhiate furtive ad Alessandro che si stava dirigendo verso di me con l'intenzione di chiedermi di ballare.
Poi una mano prese la mia con delicatezza.
"Vieni con me?" mi chiese Luca.
Mi alzai, senza esitare un secondo.
Lui si voltò, prese le mie braccia e le allacció attorno al suo collo.
Appoggiò le mani attorno ai miei fianchi, stringendomi il più dolcemente possibile.
La mia testa si lasciò cadere sulla sua spalla e il suo profumo mi investì, come una folata di brezza tanto attesa in una giornata estiva.
"Ti ha baciata vero?" mi domandò senza tanti giri di parole.
"Credo che tu lo sappia già." risposi secca.
Mi infastidiva il tono inquisitorio con cui si era rivolto a me, mi sembrava di essere vittima di un interrogatorio.
Dopo un attimo di silenzio decisi di parlare.
"Scusa Luca ma che fastidio ti dà? Hai sempre detto che io e te siamo amici, dovresti essere felice per me..."
Mi strinse più forte, appoggiando le sue labbra vicino alla mia tempia.
"Già...siamo amici." sussurró debolmente.
La musica terminò e mi separai a malincuore dal suo corpo.
Il modo in cui aveva detto quel "siamo amici" rimbombava nella mia testa.
Perché sembrava così triste?
Era davvero per quel bacio?
Non riuscivo a capire, ero praticamente certa che non provasse niente per me se non amicizia. Però quella reazione non era assolutamente normale.
La festa finì troppo presto, tra balli, battute e foto.
Luca e Alessandro non mi parlarono per il resto della serata e io non cercai nessun tipo di approccio.
Al momento dei saluti scambiai un timido bacio sulla guancia con Ale.
Luca mi sfiorò solo la mano, sussurrando un semplice "buonanotte Giulia."
Feci la strada di ritorno a casa con Clarissa che mi torturó con le sue domande inopportune fino a che non raggiungemmo il mio cancello.
Varcata la soglia mi assalí un'improvvisa voglia di piangere.
Non sapevo come sentirmi, ero confusa, frastornata da un insieme di sensazioni incompatibili.
Mi addormentai con l'immagine vivida di due occhi verdi che lentamente si coloravano di sfumature grigie.
La mia confusione era solo agli inizi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 09, 2016 ⏰

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