Capitolo 9

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È Agosto. Sono tornata a casa da un mese. Il ritorno alla mia vita non è stato tranquillo.

All'apparenza sembrava procedere tutto nello stesso modo, avevo detto ai miei genitori dell'opportunità che mi era stata proposta e al telefono erano stati molto accondiscendenti.

-"Wow, l'Inghilterra! Tu sogni da una vita di andarci, hai fatto bene ad accettare", avevano detto.

Ma averne parlato di persona non era stato facile né per né per loro.

I miei genitori mi hanno sempre incitata a non avere paura di prendere una valigia e ad andare incontro al mio futuro, ma davanti a fatto compiuto, dopo aver dato il mio consenso al signor Greg quella sera, si erano resi conto che davvero sarei dovuta andare via e non erano poi così tanto entusiasti di lasciarmi andare da sola in un posto dove non ero mai stata in vita mia, dove non conoscevo nessuno e che distava 2300 km da casa.

Io sono una di quelle ragazze che ancora quando sono sola in casa, accendo tutte le luci e tutte le tv per non sentire rumori sospetti.

"Sono solo sei mesi" ripeto ogni volta che la discussione viene tirata fuori, cercando di darmi e soprattutto di dargli coraggio, ma la realtà è che ho una paura pazzesca di partire da sola.

Ho sempre pregato per avere quella scossa di cui avevo bisogno, di qualcosa che non facesse passare invano i miei giorni, qualcosa su cui creare un futuro e avere speranza.

Adesso sono qui nella casa a mare dei miei genitori, il vero luogo da cui io voglio scappare.

Come a casa, anche il complesso in cui vivo sembra apparentemente normale. Apparentemente, perché due giorni dopo il mio ritorno, Anna e Carla mi hanno accolto con la faccia più preoccupata del solito.

Avevo capito che qualcosa non andava, avevo persino paura di chiederlo, le vedevo parlarsi sottovoce e cambiare argomento quando mi avvicinavo e cambiare espressione facendo un sorriso finto guardandomi subito dopo.

Il mio sesto senso mi faceva pensare che si trattasse di Marco, infatti proprio per questo non volevo sapere.

Preferivo rimanere in silenzio, non cambiare con qualche notizia "sconvolgente" la mia momentanea tranquillità, tra l'altro avevo visto Marco e mi sembrava davvero tranquillo.

Mi aveva accolto con un abbraccio e, come solo lui poteva riuscire a fare, era stato l'unico a far sorgere un dubbio sulla mia decisione di partire, dicendomi:

-"Ho saputo che ci lasci, che MI lasci! Ma dove te ne vai?! ... Ti ricorderai di noi al tuo ritorno?!", io mi ero staccata dal suo abbraccio per poi guardarlo e sorridere come un ebete senza rispondere, pensando:

-"Se non dovessi tornare, tu verresti a prendermi?".

Tutto procedeva come sempre.. passavo da momenti in cui sognavo di partire e staccare la spina da tutto e tutti, fantasticando su ciò che sarebbe successo lì in Inghilterra, a momenti in cui a stento da sola in camera con le mie adorate cuffie nelle orecchie trattenevo le lacrime per la paura di affrontare qualcosa di nuovo che mi spaventava più di ogni altra cosa al mondo.

Che cosa sarebbe successo una volta arrivata lì, in Inghilterra?!

Una settimana fa, come ogni sera da quando ero tornata a casa, mi ritrovavo con i ragazzi nella solita piazzetta dove passavamo le nostre solite serate a parlare e scherzare come matti.

Vedevo Anna e Carla più agitate del solito, ma decisi di continuare a non fare domande, mentre mi intrattenevo con Marco che come al solito cercava di tenermi aggiornata su ogni cosa lo riguardasse.

Lui stava rigorosamente seduto vicino a me, mi parlava e mi sorrideva come sempre. Lui con i suoi occhi così neri e scuri dove solo io riuscivo a perdermi. Lui con il suo sorriso, anzi i suoi sorrisi, perché erano più di uno.

Lui aveva un sorriso falso, uno quando rideva per cose stupide, uno quando vedeva che avevo capito cosa pensava ed uno che faceva solo per gentilezza alla gente che non conosceva.

Ma quella sera la nostra tranquillità era stata interrotta da un colpo di fottuto clacson.

Guardando Marco, vedevo nel suo sguardo quello che, da quando ero tornata a casa, mi facevano le ragazze.

-"È lei!!" affermava, guardando fuori dal cancello del complesso.

Lei?! Lei chi?!

Così mi ero girata verso le ragazze per cercare dei chiarimenti.

-"Eri appena tornata, eri così felice, non sapevamo come dirtelo.... Scusaci!", mi aveva detto Anna con un tono imbarazzato.

Ma dirmi cosa?! Ma lei chi?!





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