Voglio che lui rimanga.

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Cara Maggie,
So bene quanto ti piacciono le lettere, così ne ho approfittato per scrivertene una. Mi serviva un modo per parlare con te, ma ho capito di essere troppo codardo per farlo a voce. Non potevo mandarti un banale messaggio, anche se in realtà lo sto facendo comunque. Sai che non sono bravo con le parole e probabilmente in questo momento risulto più stupido che altro.
So di averti fatto male, di averti ferita e probabilmente di averti fatta sentire usata. Sto veramente provando a rimediare anche se non ci riuscirò mai in questo modo, semplicemente vorrei spiegarti come stanno le cose. Ieri, quando mi hai abbracciato mi sono sentito come fossi in paradiso, Dio solo sa quanto mi è mancato averti tra le mie braccia.
Il tuo profumo, ancora mi manda in estasi, ci credi?
Il punto è che non c'è un vero e proprio punto, semplicemente avevo voglia di farti capire cosa provo per te. Volevo dirti che tutte le cose hanno un inizio e una fine, anche se per noi non è stato così, avevo solo l'unica certezza che per me ne valeva la pena, perché eri tu. E ne vale ancora la pena, credimi, perché i sentimenti che provavo per te non sono mai cambiati. Sono scappato come un codardo appena mi sono ritrovato di fronte il problema, non immagini nemmeno quanto io mi odi per questo.
Del resto, chi lascerebbe andare via la persona che ama?
Sì, Maggie, io ti amo. Ti ho amata dal primo giorno in cui t'ho incontrata e non è mi è mai capitato nulla di più bello di te. Ti amo tutt'ora, e continuerò a farlo. E credimi, capirò se non mi vorrai, probabilmente non mi vorrei nemmeno io se fossi al tuo posto. Però perdonami Maggie, è l'unica cosa che voglio. Ti chiedo solo di perdonarmi e dopodiché ti lascerò vivere la tua vita come meglio credi. Ti amerò in silenzio, da lontano.
Magari troverai una persona in grado di rendere piene le tue giornate, di farti sorridere come nemmeno io ho mai fatto. Lo spero tanto, perché ho solo bisogno di vederti felice, anche se non con me. Sappi solo che sei l'unica persona che mi mancherà sempre.
Mi dispiace tesoro,
Tuo Hayes.

La lettera che mi tormentava da ore, da quella mattina, non appena sbucò tra la posta e le lacrime continuavano a scendere, sembrava che non avessero la minima voglia di smetterla.
Stavo camminando da ormai una ventina di minuti e sapevo di essere quasi arrivata. La mente era totalmente offuscata dai pensieri, probabilmente mi sarei pentita di quello che stavo per fare, ma lì per lì non mi importava più di tanto.
Non appena raggiunsi il retro di quella piccola casa, alzai la testa per osservare la finestra che fortunatamente era aperta. Lui non la chiudeva mai.
Tutto era rimasto al proprio posto e così posai il piede sul davanzale della finestra al piano terra e mi tirai su aggrappandomi alla grondaia. In poche e agili mosse fui davanti alla sua finestra e mi ci buttai dentro. Quanto mi era mancato farlo... Entravo sempre a casa di Hayes in quel modo perché i genitori non volevano che frequentassi il figlio, così mi faceva passare dalla finestra che prima lasciava aperta solo per me.
Appena fui dentro mi accorsi che la sua stanza non era cambiata di una virgola, sul comodino c'era ancora una nostra foto. Mi sedetti sul letto e aspettai che arrivasse, sentivo delle voci provenienti dal piano di sotto e riconobbi subito quelle di Carter ed Hayes. Non avevo previsto ci fosse anche Carter, in realtà non avevo previsto nulla di tutto ciò. Allungai il braccio e presi la piccola cornice tra le mani, non avevo più lacrime da versare, ma avrei voluto tanto piangere. Un tempo avevo anch'io una copia di quella foto, ma l'avevo distrutta non appena mi disse che non sarebbe potuto più funzionare tra di noi.
Sentii dei passi farsi sempre più vicini e deglutii a fatica, improvvisamente mi pentii subito di essere lì. La porta si aprì di scatto e la figura di Carter mi si materializzò davanti. Lanciò un piccolo urlo e quando capì che ero io, si tranquillizzò. Probabilmente avrà pensato che fossi una pazza psicopatica ma chissene frega.
"Cosa ci fai tu qui?" Mi chiese ancora evidentemente sorpreso con gli occhi strabuzzati.
"Aspetto Hayes, devo restituirgli una cosa."
"Come hai fatto a entrare?" Evidentemente non se lo spiegava.
"La finestra."
"Lo sai vero, dell'esistenza delle porte?"
Ah, ah, ah. Davvero molto simpatico.
"In questa casa, io entro così." Dissi semplicemente cercando di evitare di dargli altre spiegazioni.
"Carter, tutto bene?" Si sentiva la voce di Hayes per il corridoio che richiamava l'amico. Probabilmente aveva sentito l'urletto di poco prima.
"Ehm... Credo di sì." Urlò Carter per farsi sentire, senza mai staccarmi gli occhi di dosso. Hayes stava per entrare comunque, lo sentivo avvicinarsi e infatti le mie previsioni si rivelarono esatte non appena il ragazzo mise piede nella stanza.
Anche lui ebbe la stessa reazione di Carter quando mi vide, dopodiché guardò verso la finestra e annuì borbottando qualcosa di incomprensibile.
"Sei una testa di cazzo." Esordii io di punto in bianco, più calma che mai. In realtà volevo prenderlo a schiaffi da quando era entrato in quella camera, ma cercai di contenermi il più possibile. Mi alzai dal letto e passai accanto a Carter, dopodiché mi piantai difronte ad Hayes che era rimasto imbambolato sulla porta. Strinsi tra le dita la lettera e cercai di trattenere una lacrima, che scivolò comunque sulla mia guancia.
"Spiegami cos'è questa." Gli sventolai il pezzo di carta davanti al viso e lui sospirò, evidentemente se lo aspettava.
"Carter puoi uscire un attimo? Arrivo subito." Disse Hayes rivolgendosi all'amico, ignorandomi completamente.
"Voglio che lui rimanga." Scandii bene ogni singola parola, mi metteva più sicurezza la presenza di quel ragazzo nella stanza. Anche se in realtà volevo che rimanesse giusto per contraddire Hayes. Carter era in evidente difficoltà, alla fine diede retta alla sottoscritta e si accomodò sul letto.
"Adesso mi rispondi?" Mi rivolsi ad Hayes più scocciata che mai.
"È una lettera."
"È una cattiveria."
Fece spallucce, ovviamente lui non si sforzava di comprendere quello che provavo io, era come se i miei sentimenti e le mie emozioni fossero al secondo posto. Così lui, scrivendo la lettera, si era tolto un peso che alla fine era caduto su di me.
"Hayes" dissi alzando la voce. "Tu, non puoi fare così! Non puoi e basta, okay? Non mi interessa che mi ami e che volevi semplicemente mettere in chiaro le cose! Hai solo peggiorato la situazione. Perché io non merito una cosa del genere! Non puoi ripiombare improvvisamente nella mia vita e fare i tuoi comodi come meglio credi. Quindi vedi di andartene a fare in culo!" Detto ciò, ancora con il fiatone per aver urlato, gli strappai la lettera davanti agli occhi e senza preoccuparmi della sua reazione lo sorpassai uscendo dalla porta.

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