Capitolo 6

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Tra le mani avevo un documento che attestava la nascita di due bambini.

La data risaliva al 15 maggio 1999, il giorno in cui sono nata io.

Vi era certificata la nascita di due bambini, un maschietto e una femminuccia. La bambina supposi dovevo essere io, ma l'altro gemello? Era morto o vivo? Se era vivo, dov'era?

Volevo dare una risposta a queste domande, volevo far "combaciare tutti i pezzi del puzzle", ma come? Non volevo chiedere ai miei genitori: se erano stati capaci di mentirmi per 17 anni, sarebbero stati capaci di farlo ancora.

Avrei chiesto ai nonni. Ormai sapevo e loro se ne sarebbero fatti una ragione. Nel caso la visita ai nonni non avrebbe dato i suoi frutti, beh sarei stata capace di andare personalmente negli archivi dell'ospedale.

I miei nonni si trovavano a Londra, perciò sarei dovuta partire il prossimo week-end; iniziai a spulciare vari siti internet per comprare il biglietto aereo ad un prezzo decente. I soldi per me non erano un problema, ma non dovevo dare nell'occhio. Finalmente trovai quello che cercavo; avrei giustificato la spesa a mia madre dicendo di aver preso delle scarpe nuove.

Passai tutto il resto della giornata a rileggere lo stesso paragrafo di storia. Ogni due righe mi ritrovavo a fantasticare e a pensare a mio fratello, perciò la mia lettura era completamente vana.

Mi addormentai tra i libri di scuola.

Il mattino dopo mi sentivo uno straccio, avevo un mal di schiena atroce, e la testa mi pulsava.

Vi è mai capitato di essere totalmente scazzati da non apprezzare niente di tutta la giornata?

Non riuscite ad apprezzare i sorrisi complici della tua compagna di banco, la signora che ti tiene sempre il posto sull'autobus la mattina, la cioccolata, Cameron Hamilton... ok ora non esageriamo.

Quel giorno venne a prendermi con la macchina, e mi fece trovare sul cruscotto un sacchetto e due bicchieri di Starbucks.

Nel sacchetto c'erano due ciambelle al cioccolato: erano anche le sue preferite.

Passammo il tragitto mangiando e strimpellando le hit che passavano per la radio.

Mi stavo ricredendo, la giornata stava prendendo la piega giusta.

Arrivammo insieme a scuola ma come l'ultima volta lui si staccò bruscamente da me e si diresse verso il suo gruppo di amici. Chi lo capiva era bravo.

Io mi sentii improvvisamente vuota, gli occhi iniziarono a pizzicarmi, perciò fui costretta a far finta di ricevere un messaggio per celare il mio sgomento. Chi mi capiva era bravo.

Camminando a testa bassa inciampai in qualcuno. No ma...scherziamo? Il mio solito culo.

Alzai la testa e una chioma di ricci scuri mi coprì la visuale.

-Buongiorno bellezza!- esordì con la sua solita aria da gigolò mancato.

-Ehi Michael, buongiorno- i soliti saluti di circostanza

-Dove vai?- alzai un sopracciglio alla sua domanda cretina

-Entro a scuola?!- risposi ovvia

-Ah... giusto-

-Ci si vede in giro!-mi congedai con un cenno della mano e proseguii per la mia strada

Lo vidi andare dai suoi amici, gli stessi di Cameron, il quale faceva rimbalzare gli occhi da me a Michael. Lo vidi forse per la prima volta geloso, e mi costa ammetterlo, ma mi piaceva.



Odiavo AmartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora