Parte 5b

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Peter si avvicina di più al tavolo, infila le unghie tremanti dentro il braccio ghiacciato del fratello per appoggiarsi e si siede sui talloni.
Vede un piccolo uomo, dell'altezza di due spanne che abbraccia la testa di Matt; una mano incastonata nelle narici regge il peso, mentre l'altra introdotta in bocca, tiene l'equilibrio. Avvicina il pasto gonfiando i bicipiti, si inarca indietro per contrapporsi al peso e con la mascella stretta emette suoni dolorosi di sforzo. Appoggia il peso sul petto tornando a respirare normalmente; dopo una corta risata l'essere morde la preda e strappa della cute pelosa. Mastica lentamente, lasciando Peter disgustato a vedere i capelli incastrarsi fra i denti. La sua saliva mescolata al sangue gli cola ai lati quando abbozza un sorriso. Non uno di quelli che si hanno mentre si viene sorpresi a nascondere il fatto e si cerca il perdono, quello è il sorriso che sale dalle viscere delle stomaco e ti urla in faccia la sua sete di vendetta.
«L'erba del vicino è sempre più buona» afferma dando un secondo morso.
Peter rimasto immobile lo scruta. Lancia la torcia, come se dovesse schiacciare una zanzara. Lo manca. La lampada sbatte contro un piede del tavolo e si spegne. Il buio invade l'unica fonte di calore che scaldava il suo possessore. Forse la plastica è ancora calda e resterà tale ancora per una manciata di minuti, ma è troppo buio per capire in quale punto si trovi, anche se un rimbalzo secco emerso dal ripetitivo suono di passi veloci che corrono. Si butta indietro e restando aggrappato al cadavere lo trascina a terra per crearsi uno scudo.
Per un millesimo di secondo il silenzio prende potere, finché una risata emerge ed echeggia dentro la cella.

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