Parte Epilogob

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Mi sveglio sudato e mi gira la testa. Non ho bevuto ieri sera o almeno credo, ma per avere dei postumi così dolorosi avrò dovuto bere litri dopo litri. Me lo ricorderei se così fosse, invece nulla; forse ho tracannato talmente tante bottiglie da non ricordare niente. Più ci penso più mi duole la testa, devo pensare ad altro e mentre me lo ripeto mi assale la fame. Scendo dal letto e mi avvicino alla finestra. Il vetro è bollente. Fuori il sole risplende alto, mi scalda la pelle e comincio ad avere caldo così decido di cambiarmi. Mi infilo una felpa blu senza cerniera, con una grande tasca davanti e il cappuccio. Apro l'armadio alla ricerca dei jeans quando mi accorgo di essere un idiota. Quest'estate si sfiorano i 40° ed io mi infilo vestiti su vestiti come fosse inverno. Una risata mi sale in gola, ma la respingo. Ieri sera pioveva, come fa ad essere così caldo stamane?
Comincio a sudare e mi svesto nuovamente. Prendo la prima maglietta che trovo dentro un cassetto e dei pantaloncini da sopra la scrivania, ma non trovo dei calzini. Ricordo di averli sistemati in ordine dentro una vecchia scatola, eppure non la trovo. Dovrebbe trovarsi accanto alla scarpiera fra la porta e il muro. Perché è sempre tutto in disordine? Qualcuno deve essere entrato in camera mia e l'ha spostata o rubata. Cerco di restare calmo anche se mi riesco molto difficile; mi saltano i nervi quando qualcuno sposta la mia roba senza il mio permesso.
Provo a vedere se per caso la scatola è finita sotto al letto ed invece trovo solo cartacce di un vecchio giornale impolverato. Non mi domando neanche come ci sia finito, considerando che io non lo leggo quasi mai e che la giornata di oggi è iniziata nel peggiori dei modi, preferisco accartocciarlo e buttarlo via. Sbatte contro il bordo del cestino in metallo e cade fuori. Faccio due passi e mentre raccolgo la pallina mi accorgo che dentro il pattume c'è una grossa chiazza nera. Non una macchia qualunque, una che mi ricorda qualcosa anche se non riesco a capire cosa. È come se sentissi le lettere mescolarsi in bocca per formare una parola. La cerco in ogni spazio, in ogni dove chiedendola persino ad ogni neurone, ma invano. Quando sto per gettare la spugna mi suda la fronte, mi tremano le mani e la mia lingua modificando l'aria parla: «Fuoco»
Riconosco quel bidone; ora lo ricordo. Sudo più di prima. Mi guardo attorno e quei quattro muri che fino a poco fa mi parevano casa urlano menzogne. Questa non è la mia camera da letto! Che diavolo succede?
Apro la porta e corro fuori a piedi nudi. Mi afferro alla ringhiera, salto due gradini alla volta e sono arrivato al piano di sotto.
Ci sono sei persone sedute a tavola che fanno colazione, cinque per l'esattezza; una ragazzina seduta scomposta sulla sedia fissa il piatto pieno senza mangiare. Altre due ragazze più grandi si stavano litigando il burro quando, entrando, le ho distratte. Gli altri ragazzi mi sembrano presi dai fatti loro. C'è un solo posto vuoto a sedere: capotavola.
Conosco questa tavola.
Conosco questa stanza.
Conosco questa casa.
Devo andarmene. Questa non è casa mia.
«Josh, vuoi unirti a noi nel fare colazione?» mi chiede la ragazza più grande.
«NO!» rispondo furioso «Voglio andarmene!... E me ne vado!»
Tutti nella stanza si voltano guardandomi. Undici occhi mi puntano perplessi. Un ragazzo si alza e con tono compassionevole mi dice: «Che succede?... dormito male?»
Mi volto dall'altra parte. Comincio a sudarmi ogni parte del corpo. Devo calmarmi e ragionare. Questa non è la mia famiglia. Io ho una moglie, Julie e due bambine, Lucy e... come cazzo si chiama l'altra?
Lucy e... Mar... no, Mer... nono. Come diavolo inizia?? Prendo una lampada e la scaraventa contro il muro per scacciare lo stress. Non funziona. Lucy e Miriham! Si! Si chiamano così. Respriro profondamente ed espiro lentamente. Cerco di riprendere il controllo. Nella mia famiglia siamo io, Lucy, Miriham e... non ricordo come si chiama mia moglie...
Io non ho una moglie, che pensiero sciocco. Io ho una sola famiglia e siamo in sette.
Amo la mia famiglia; ma amo di più il lago. Io amo pescare.

Mr YDove le storie prendono vita. Scoprilo ora