I've been.. Thunderstruck

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L'incontro con la ragazza della 120 mi aveva lasciato perplesso. Sapevo di essere stato attirato da un particolare insolito che doveva avermi in qualche modo indotto a seguirla, ma non riuscivo a ricreare l'immagine del suo viso molto chiaramente. I capelli le coprivano gran parte del viso, così potei solo riportare alla mente l'oro dei suoi occhi ambrati, i capelli lunghi e ribelli e il modo audace di vestire che la distingueva dalle ragazze che arrivavano già con la divisa addosso. Già... perché non aveva addosso la divisa? Dovevo trovare un modo per vederla di nuovo. Mi aveva lasciato un senso di insoddisfazione addosso a cui dovevo assolutamente trovare soluzione.
"ehi ehi ehi, Bobbie è tornato, gente! Perché non vedo una fila di cheerleader pronta ad accogliermi in quelle grandiosissime divise?"
L'arrivo di Bobbie non poteva che essere trionfale- per lo meno nella sua testa. Un paio di ragazze gli sfilarono di fronte, costringendolo a posare il suo baule e levarsi gli occhiali da sole per ammiccare. Vederlo così impegnato a fingersi figo mi fece ridere.
"rassegnati, Bobbie. I tuoi ingressi trionfali non saranno MAI trionfali" Bobbie si era voltato verso di me appena avevo cominciato a parlare, mentre un sorriso cominciava a disegnarsi su quella bocca spara stronzate.
"non farai mai niente per aiutare un povero amico, vero Alex?"
Come sempre tutto culminò in un mezzo abbraccio accompagnato da una pacca sulla spalla e dal classico Ehi amico.. come te la passi? Che dopo qualsiasi tipo di vacanza era d'obbligo.
Dopo la mia solita risposta, come mi aspettavo, Bobbie cominciò il resoconto della sua magnifica estate. Naturalmente non credevo a nessuna di quelle storielle sulle mille ragazze che aveva conquistato con le sue doti da cretino, ma lo guardai stupito quando cominciò a parlare dell'ultima che diceva di aver conosciuto per caso.
"sai, dice di frequentare questo maledetto istituto, ma io non ricordo di averla mai notata. È incredibile! Me la sarei ricordata!" e più ascoltavo Bobbie più mi rendevo conto che questa volta non aveva preso soltanto una sbandata per una cheerleader. Forse per una volta avrebbe combinato qualcosa di giusto nella sua vita.
"beh, se come dice viene a scuola qui la incontrerai prima o poi..." lo sguardo di Bobbie sembrava volermi implorare, ma questa volta non ci sarei cascato.
"oh no. no no no no. Scordatelo. Non ti farò da spalla. No. E la risposta continuerà ad esser no, non importa quanti verdoni, o cos'altro mi offrirai."
La faccia sconsolata di Bobbie che attraversava il corridoio per raggiungere la 121 mi fece sorridere soddisfatto. Per una volta ero riuscito a smontare ogni suo tentativo di corrompermi e anche con un certo stile, a dirla tutta. Ma proprio mentre cercavo le chiavi nelle tasche dei jeans, sentii della musica provenire da una delle stanze vicine. Più precisamente dalla 120.
"ehi amico, ma che combini? Quest'affare pesa una tonnellata." Con una mano sollevata zittii Bobbie, avvicinandomi alla porta della 120 per accertarmi che gli AC DC provenissero proprio da lì. "Thunderstruck? Ma chi abita qui dentro?"
"chiunque sia ha dei gusti musicali grandiosi" commentai, senza badare troppo alla sua domanda. Avrei potuto dirgli che l'inquilino della 120 in realtà era un'inquilina, ma questo lo avrebbe di certo portato a voler scoprire com'era fatta questa inquilina e... la ragazza che aveva incontrato ad un party sulle scogliere di Dover sarebbe finita nel dimenticatoio. E poi per qualche motivo non... volevo parargliene.
"scommetto che è uno della squadra di Football.. uno di quegli energumeni metallari che si crede figo solo perché porta la maglia della squadra e la felpa bicolore" detto ciò si voltò verso la porta, guardandomi impaziente. Con uno sbuffo infilai la chiave nella serratura, spalancando la porta della 121 a quel disgraziato del mio migliore amico. Dopo due secondi netti, anche la porta della 120 si aprì con uno scatto.
"credo... credo di essermi sbagliato sull'identità del nostro vicino..." Bobbie era rimasto immobile, come me del resto, a fissare la ragazza che usciva dalla stanza di fronte alla nostra con tanta disinvoltura.
"decisamente." Assentii, con ancora le chiavi in mano.
A differenza di poche ore prima, adesso indossava una gonna plissettata, come quella delle uniformi, solo di un tartan sul blu e verde, e con una o due catene che penzolavano da un fianco. Stavolta la camicia bianca era chiusa per bene, anche se le maniche erano tirate su fino al gomito e una cravatta dello stesso tartan scuro della gonna le pendeva dal colletto. Ai piedi portava gli stessi anfibi neri opachi, con un paio di parigine che le coprivano le gambe fino al ginocchio.
"quanto è sexy..." Bobbie aveva già l'aria trasognata. Chiusi la porta di scatto, facendola sbattere. "ehi che ti prende?"
Gli rispose uno dei miei silenzi a cui era tanto abituato nel periodo scolastico. Sedetti sul mio letto, con i gomiti sulle ginocchia e gli occhi fissi sulla parete di fronte, ancora scarna dai poster di Bobbie. Nel vedermi in ritiro mi fissò per qualche secondo, per poi alzare le mani in segno di resa, cominciando a sistemare le proprie cose nella sua metà di stanza.
"è un camaleonte" mormorai all'improvviso, rivolgendomi a nessuno in particolare, se non a me stesso. Bobbie era intento a sistemare le sue camicie bianche del completo delle divise nell'armadio. Con una mano a mezz'aria che stringeva una gruccia, voltò la testa verso di me.
"chi?" chiese altrettanto piano.
"lei. Quella... della 120" dissi continuando a riflettere. Era vero. Un minuto prima era fredda come il ghiaccio, quello dopo diventava timida e impaurita. Per non parlare dei vestiti. Nemmeno fosse un'attrice.
"una ragazza come quella può fare quello che le pare, amico." Bobbie non smise di appendere i suoi vestiti, per poi guardare di fretta l'orologio.
"cazzo!- lo guardai stupito- mancano dieci minuti all'inizio della lezione di disegno e noi siamo ancora qui!"
Come se ci avesse sorpreso lo scoppio di una bomba, infilammo la prima divisa dell'anno, senza preoccuparci del modo orrendo in cui avevamo annodato le cravatte.
"sbrigati!-Bobbie era davvero molto nervoso- fuori fuori fuori FUORI!" afferrai di slancio la tracolla, mentre quello scemo mi spingeva fuori dalla stanza a spintoni.
"ma che fai? Sei impazzito?" esclamai, mentre lo vedevo ingarbugliarsi nelle chiavi nel tentativo di chiudere la porta e fiondarsi nel corridoio.
"oggi conosceremo la modella che poserà per noi lungo tutto il semestre!" declamò entusiasta "non ricordi? Dopo che non sei venuto alla presentazione dell'anno scolastico, come ogni anno, ti ho mandato una mail che credo fosse piena di cose in maiuscolo!"

Dio... me n'ero completamente dimenticato. Vero. mi aveva raccontato di una ragazza che avrebbe lavorato qui come modella per il corso di anatomia nelle ore di disegno. La mail era lunga più o meno mezza pagina e non faceva altro che ripetere le stesse farneticazioni che la testa di Bobbie elaborava ogni volta che una ragazza era il soggetto di una conversazione. Figurarsi se si parla di una tizia che posa completamente nuda. Andava in tilt.
"già, come ho potuto dimenticare tutte le tue fantasie? Grazie per avermele ricordate." Dissi con la voce carica di rimprovero, ricevendo soltanto un sorrisetto malizioso in cambio.
"eddai, non dirmi che l'idea non ti piace nemmeno un po'.."
"di certo non mi fa andare in brodo di giuggiole come a te" risposi secco, imboccando il corridoio ormai vuoto del secondo piano.
"entra entra entra" ripeté Bobbie una volta di fronte alla 107, facendomi inciampare e spalancando la porta.
"in ritardo il primo giorno. Ragazzi, prendete posto prima che cambi idea." Il professor Foster indicò due posti liberi di fronte al palchetto che spiccava al centro della stanza, rivestito da un'accozzaglia di panni scuri che formavano un giaciglio morbido di pieghe meravigliose.
"adesso che ci siamo tutti direi che possiamo cominciare." Sedetti sullo sgabello di fronte al mio cavalletto, poggiando la tracolla a terra, vicino ai miei piedi.
Mr Foster continuò a parlare.
"non voglio condizionare il vostro lavoro. Sapete tutti quanti quale sarà il soggetto della lezione, ognuno di voi ha un tratto distintivo. Voglio vedere cosa riuscite a buttare giù nelle prossime tre ore.- ci guardò- matite alla mano" un fruscio di carta e zip che chiudevano o aprivano gli astucci ruppe il silenzio generale.
"scusi la domanda, professore- Bobbie aveva alzato educatamente la mano- cosa.. dovremmo..?"
"cosa dovreste disegnare?" finì Foster al suo posto.
Bobbie annuì insieme a molti altri, impaziente. Il professore scomparì dietro a un paravento che fino a quel momento non esisteva in quell'aula. Sapevamo tutti chi si nascondeva dietro al paravento giapponese. 
La sagoma proiettata sul tessuto dalle luci della stanza lo faceva intuire molto bene.
E poi... non fu il professore ad uscire dal paravento. Rimasi immobile nel guardare cosa ci si parava di fronte. Bobbie probabilmente cercava di dirmi qualcosa sottovoce, con tanto di gomitate nelle costole, ma non mi riusciva di prestargli attenzione. Una massa di capelli ricci color del mogano cadevano su un paio di spalle non troppo esili, mentre uno strato di tessuto, quasi trasparente, nascondeva la bellezza di quel corpo alla nostra vista. Solo le gambe erano completamente nude, toniche e rosee.
La modella camminò nel silenzio dell'aula fino al palchetto. Sedette sul bordo, lasciando penzolare le gambe quasi fino al pavimento. Sembrò prendere confidenza con lo spazio che doveva accoglierla, perché tastò il panneggio delicatamente. Continuò a muoversi, tirando su anche le gambe, adesso.
"io continuerò a muovermi. Sappiatelo. O almeno.. finché qualcuno non mi fermerà in una posa."
Mi dava le spalle, non riuscivo a vederla in viso, ma la voce bastò a farmi capire chi dovevo essere capace di catturare sulla carta.
"ma quella non è...?" Bobbie aveva l'aria trasognata. Sembrava aver visto la cosa più meravigliosa di tutte. Di colpo si alzò in piedi, restando immobile. La fissò, con l'intensità che avrei voluto essere capace di riservarle soltanto io, alzò un braccio, aprendo la mano.
"ferma" ordinò, e lei, incredibilmente, si immobilizzò. Ci volgeva le spalle, in una torsione che doveva essere dolorosa da tenere, a lungo andare. Il peso poggiava maggiormente sul polso sinistro, facendole tremare il muscolo del braccio, ma la ragazza non si lamentò. Rimase immobile, facendo leva ulteriore sulle gambe mezze distese dietro di sé.
"perfetto" continuò Bobbie, cominciando a tracciare i contorni della modella sul blocco da disegno.


Spazio Autrice: salve! mi scuso per non aver aggiornato prima, ma con la scuola sono piena di roba da studiare fino al collo. Grazie di nuovo a chi sta seguendo la mia storia, spero vi piacerà.

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