Bouje - J Perry

81 2 0
                                    

Appena entrammo nella pizzeria mi sentii gli occhi di metà delle persone nel locale puntati addosso, più precisamente puntati su di lui. Anche se alcuni non lo riconoscevano come calciatore non essendo magari amanti del calcio, Alvaro era davvero bello anche solo da guardare.  Ci fecero sedere in un tavolino un po' all'angolo, nascosto. Alvaro non si era accorto di nulla essendo ormai abituato a situazioni del genere, ma per me che era tutto nuovo tutto appariva molto evidenziato.
"Che cosa prendi?"
"Una quattro formaggi."
"Buona idea, penso che la prenderó anche io."
"Ci si abitua." Disse quando il cameriere se ne andó via. Quelle parole, prese in un contesto diverso, non avevano alcun significato, ma io non ci impiegai neanche un secondo a comprenderle.
"Ovunque vai è così?"
"Non ovunque per fortuna; questo capita specialmente qui a Torino e a Madrid, nelle altre città è già più difficile."
"Allora mi toccherà abituarmici."
"Alvaro, possiamo fare una foto?"
"Certamente."
La ragazza mi diede in mano il suo cellulare e io scattai la foto. Non l'avesse mai fatto: il suo sembró come un via per le altre persone nel locale che a turno cominciarono ripetutamente a chiedere la foto con Alvaro.
"Le vostre pizze." Disse un cameriere, salvandoci.
"Grazie Manuel."
"Figurati, vista la situazione ho chiesto di far il prima possibile."

Ad un tratto un fazzoletto di carta accartocciato arrivó al nostro tavolo. Mi girai e vidi Simone Zaza.
"Guarda chi arriva." Disse Alvaro.
"Ciao Alvaro, ciao Anna. Non era mia intenzione interrompere questa vostra cenetta ma non ne ho potuto fare a meno."
"Ti proporrei di sederti con noi ma abbiamo già finito, stavamo per andarcene."
"Che si fa stasera? Biliardo da te o andiamo in qualche locale?"
"Direi qualche locale, così casa mia non ne risente."
"Fantastico, Luigi stasera è in non mi ricordo quale discoteca a fare una serata, andiamo lì?"
"Perfetto, io e Anna ora facciamo due passi; mi mandi l'indirizzo così vi raggiungiamo?"
"Va bene, ora arriva Francesco così mi da un passaggio."
"Scroccone."

Il locale era enorme e davvero figo. Lo conoscevo di nome ma non ci ero mai stata; Alvaro invece pareva esserci stato spesso poichè salutó tutti i buttafuori come se li conoscesse da una vita.
"Stasera al ritorno prendiamo un taxi perchè ho voglia di bere. Cosa prendi per iniziare?"
"Prendo un daiquiri."
"Marco, un daiquiri e un cuba libre." Disse al cameriere.
"Ecco a voi."
"Attenta a non ubriacarti, sedicenne." Disse Simone raggiungendoci.
"Parla per te che la scorsa volta non mi pare che tu abbia retto così bene l'alcool."
"Mi stai sfidando signorina?"
"Se è quello che vuoi."
"Marco, dacci uno shottino a testa. Riempilo ogni volta con alcolici diversi, decidi tu quali. Vediamo chi si sbronza prima. Sempre se la signorina accetta."
"Ovvio che accetto."
"Anna, non sei obbligata a farlo." Mi disse Alvaro.
"Ma io voglio farlo, voglio divertirmi stasera. Quando vuoi."
"Per iniziare, farei qualche shottino di vodka fruttata, poi passiamo ai super alcolici." Disse Marco versandoci della vodka alla menta, poi uno shottino di vodka alla fragola, uno alla pesca e un altro al limone.
"Tutto bene?" Mi chiese Simone con il suo solito sorrisetto.
"Ah ma perché, avevamo iniziato?"
"Non far troppo la furbetta."
Dopo di quelli bevemmo altri 5 chupiti; tra quei 5 gusti riconobbi solo la vodka liscia e il rum. Iniziai a sentirmi abbastanza brilla, ma potevo ancora reggere. Le guance di Simone erano diventate di un rosso molto acceso.
"Mh forse mi sbagliavo, te la stai cavando." Disse biascicando le parole.
Dopo altri tre stavo per arrendermi, ma per fortuna ci pensó Simone correndo verso il bagno, probabilmente per vomitare.
"Vinto!" Urlai completamente ubriaca, saltando addosso a Alvaro.
"Amore, mi sa che sei un po' tanto ubriaca."
"Probabile." Dissi con un tono di voce di qualche nota più alta del solito.
"Anna, da un momento all'altro potresti vomitare."
"Lo so, ma voglio ballare ora." Dissi trascinandolo sulla pista e ballando. Alvaro era un po' brillo, mentre stavo facendo quella sfida l'avevo visto bere qualche chupito.
Ballai per più di un'ora e non mi sentii per nulla male: ero più viva che mai.
"Anna, che ne dici se ci andiamo a sedere? Sono quasi due ore che stiamo ballando."
"Va bene."
"Come lo reggi tutto quell'alcool?" Mi chiese Simone una volta raggiunto il loro tavolo.
"Un po' di fortuna genetica e un po' di abitudine."
"Sei una bomber." Mi disse Francesco.
"Che ore sono?" Chiesi.
"Le tre e mezza."
"Inizio ad avere fame." Dissi.
"Che ne dici se ce ne andiamo, ci cerchiamo una paninoteca e poi andiamo a casa?" Propose Alvaro.
"Va bene. Ciao a tutti."
"Ciao Anna, ci vediamo Alvaro."

"Non riesco a stare in piedi da sola." Dissi ridendo.
"Ballare peró ti riesce benissimo." Disse ridendo.
"Ballare è più semplice che camminare."
"Chiamo un taxi?"
"Non ho voglia di andare a casa."
"Fosse per me ti chiederei di rimanere da me, ma poi i tuoi chi li sente. Sono già quasi le 5 Anna."
"Hai ragione."
"Come ti senti?"
"Mi sento ubriaca, ma già meno rispetto a quando ho bevuto, sto decisamente meglio."
"Sai che sei simpatica pure da ubriaca?"
"Non mi trovi noiosa, una bambina quando sono così?"
"Non sei un' adulta, Anna, non lo sono neanche io. Direi che ogni tanto va bene prendersi una bella sbronza, piace anche a me, ti capisco. Qualcuno ti ha detto una cosa così?"
"Si, ma è più importante la tua opinione."
"Ragioni bene pure da ubriaca, sei fantastica. Chi ti ha detto una cosa così è un imbecille."
"Lo so." Dissi abbracciandolo. Quel che contava era Alvaro, l'unica opinione che importava era la sua. Doveva essere così.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: May 01, 2016 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

MORE THAN A GOALDove le storie prendono vita. Scoprilo ora