Yellow - Coldplay

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Torino. Città da sempre amata e in quel periodo spesso odiata.
Vivendo in un paese nella provincia e amando le città, Torino mi era sempre sembrata una metropoli, un qualcosa di spettacolare.
Da quasi due anni peró al mattino era sempre al primo posto tra i luoghi da me più odiati, per il semplice fatto che era il luogo nel qule avevo deciso di intraprendere i miei studi delle scuole superiori. Avevo deciso di lasciare il mio paesino e tutte le persone con le quali non ero riuscita e non avevo mai voluto stringere un qualsiasi legame. Il ció comportava peró ad orari estenuanti, al prendere il pullman alle 6,30 del mattino e tornare spesso a casa alle 21. Erano molti i giorni in cui mi fermavo in centro (essendo la zona della mia scuola), altri tanti nei quali mi fermavo da qualche amica. A volte mi recavo direttamente da Torino alla mia piscina, in un altro paesino nella provincia.
Come si puó capire, le occhiaie erano ormai le mie migliori amiche.
"Anna, oggi non ci sono a pranzo." Mi avvisó dieci minuti prima dell'incontro Luca, il mio migliore amico, nonché compagno di classe.
"Come mai scusa?"
"Mia mamma è a casa, e in teoria non posso uscire. Ma tranquilla, alle due se ne va e ti raggiungo."
"Ci conto eh, a dopo."

Il bello dell'andare a scuola nel centro di Torino era la città stessa. Adoravo girare per via Po, via Roma, via Garibaldi e tutte le loro traverse.
Quel giorno ero andata a pranzare nella zone di Porta nuova, così approfittai della bellissima giornata per appostarmi su una panchina del giardino Sambuy per scrivere.
Ero immersa tra le parole che meglio potessero descrivere i miei pensieri, quando una figura attiró la mia attenzione.
Alto, moro, muscoloso, anche conosciuto come Alvaro Morata, non ne avevo dubbi. Sapevo che molti lo avevano incontrato in Torino, ma a me non era mai capitato. Stava giocando insieme al suo cane con un pallone.
Era un'occasione incredibile, avevo sempre voluto incontrarlo. Presi il quaderno dove stavo scrivendo e con una penna mi avvicinai a lui.
"Alvaro Morata?"
"Si, tu invece?"
"Il mio nome sicuramente non ti sarebbe familiare, peró vorrei comunque un tuo autografo." Dissi porgendogli la penna
"Ah capisco, a qualcuno l'autografo lo dovró comunque dedicare, ragazza senza nome."
"Mi chiamo Anna."
"Vuoi anche una foto?" Chiese ridandomi il quaderno.
"Mi basta che alla prossima partita segni."
"Non so se questo mi sarà possibile." Disse rivolgendomi uno sguardo incerto.
"In campo ci entrerai di sicuro, anche se solo per gli ultimi quindici minuti. Sai che Allegri ha grande fiducia in te."
"Nessuno mi ha mai chiesto questo dopo un autografo."
"Appunto, io non mi chiamo nessuno."
"Interessante. E a te cosa cambia che io segni o meno? L'importante non è che la squadra vinca?"
"Chiamala soddisfazione personale, saró stupida ma penso che tu possa ancora risvegliarti. Non hai del tutto perso il campionato."
"Ormai siamo a più di metà campionato."
"E quindi? Ti fa schifo segnare? Meglio svegliarsi tardi che mai."
"Facciamo così, se domenica sera segno lunedì ti fai trovare qui a quest'orario?"
"Non so se questa cosa ti possa essere di incoraggiamento o meno." Dissi sorridendo.
"Se domenica segno vuol dire che questo incontro mi ha portato fortuna e in qualche modo ti dovró ringraziare."
"Se segnerai non sarà per fortuna ma per talento."
"È un sì o un no?"
"Ci vediamo lunedì Alvaro."

MORE THAN A GOALDove le storie prendono vita. Scoprilo ora