"Domani vieni da me dopo scuola?" Mi chiese Luca mentre scendevamo le scale.
"Guai a te se provi ad avvelenarmi."
"Ah ah ah. Non mi avevi detto che saresti uscita con il calciatore oggi."
"Infatti non ci esco."
"È come mai è lì?" Disse voltando lo sguardo all'altra parte della strada. Mi girai all'istante e, dall'altra parte della nostra strada che guardava verso di noi c'era Alvaro.
"Non ne ho idea." Dissi con un sorriso a 32 denti. Lui sorrise a sua volta e Dio, quanto era bello mentre sorrideva.
"Me lo presenti?"
"Vieni." Dissi andando verso Alvaro.
"Buon pomeriggio." Disse baciandomi.
"A te. Lui è Luca." Dissi presentandoglielo.
"Ciao Luca." Disse porgendogli la mano.
"Piacere di conoscerti. Posso fare una foto con te?"
"Ma certo. Anna, puoi farci una foto?" Mi chiese porgendomi il telefono.
Mi sentivo un po' imbarazzata, peró Alvaro non sembrava a disagio così scattai la foto.
"Grazie, ciao Anna, ricordati di domani." Disse dandomi un bacio sulla guancia.
"Ciao Luca."
"Adesso sono geloso."
"Perché?"
"Perché domani esci con lui."
"È solo un amico, non ci uscirei mai con lui se non come amici. E comunque vado da lui per studiare, è il mio vicino di banco."
"Va bene, tranquilla." Era tranquillo, non sembrava essere geloso, solo curioso.
"Grazie per la sorpresa, a cosa è dovuta?"
"Semplice, mi mancavi, avevo allenamento al mattino e ho pensato che ti avrebbe fatto piacere."
"Sei riuscito nel tuo intento. Dove stiamo andando?" Era da cinque minuti che camminavamo e non ero sicura della meta.
"A casa mia."
"Niente pranzo al sacco oggi?"
"Un po' di originalità." Disse aprendo un cancello che riconobbi essere quello di casa sua.
"Ciao Alvaro." Salutó una signora sulla cinquantina, un po' in carne e con dei corti capelli biondi. La custode.
"Ciao Clara, questa è Anna."
"Piacere di conoscerti." Dissi porgendole la mano.
"Il piacere è mio, il signorino non mi aveva mai presentato una sua amica."
"La casa è al secondo piano. Ascensore o a piedi?"
"Io ho la fobia degli ascensori."
"Immagino allora che andremo a piedi."La casa di Alvaro era davvero grande: circa 300 metri quadrati nel centro di Torino. Aveva di tutto in quella casa:una cucina, un salotto, la sua camera da letto, una camera da letto per gli ospiti e una sala dove teneva alcuni attrezzi per allenarsi. Una solo camera era quasi grande come un appartamento e tutti gli immobili erano davvero moderni.
Per pranzo aveva cucinato la paella senza sapere che era uno dei miei piatti preferiti, poi avevamo mangiato del formaggio. Come dolce aveva comprato dei pasticcini in un famosissimo bar del centro dove spesso mi fermavo a fare colazione e a volte pranzo.
Sam, l'adorabile bulldog di Alvaro, ci aveva tenuto compagnia per tutto il pranzo.
"Quanti anni ha?" Chiesi accarezzando il cane.
"L'ho comprato appena arrivato qui a Torino, poco più di un anno e mezzo quindi."
"Ti piacciono gli animali?"
"Molto, quando sono nato i miei genitori hanno subito comprato un cane. Ho vissuto tutta la mia infanzia e la mia adolescenza con lui, poi, quando avevo 14 anni è morto. Mi ero promesso che appena mi fossi trasferito ne avrei comprato uno e così ho fatto."
"E come fai ogni volta che vai in trasferta?"
"Solitamente lo lascio a Clara."
Ad un tratto mi squilló il mio cellulare.
"Scusa, devo rispondere." Dissi andando in un'altra camera. Mi ritrovai nella sua camera da letto e non potei non notare l'enorme foto che aveva appeso alla parete: c'era Alvaro in mezzo a due donne: sua mamma e sua sorella.
"Anna, dove sei?" Urló mia mamma al telefono. Oh merda.
"Scusa mamma, mi son dimenticata di dirtelo. Alvaro mi ha fatto una sorpresa e mi è venito a prendere a scuola."
"Allora sei perdonata, peró mi hai fatto davvero preoccupare."
"Quando mai, a dopo mamma."
"Divertiti."
Finita la chiamata, notai che avevo ricevuto due nuovi messaggi: era Bruno.
Ore 13,47
"Sempre un piacere vederti."
Ore 14,52
"Se avessi avuto i soldi del tuo nuovo pretendente forse me l'avresti data subito, non è così?"Questi suoi messaggi mi turbarono parecchio: avevo sperato che il capitolo Bruno si fosse concluso, ma si vede che mi sbagliavo.
Ritenni che non fosse degno di risposta così riposai il telefono in tasca e tornai da Alvaro.
"Tutto bene?"
"Sisi, era mia madre. Mi ero dimenticata di dirle che non tornavo a casa."
"Sicura che è solo questo? Non hai una bella cera."
"Sisi, stai tranquillo. Ho visto la foto con tua mamma e tua sorella, vi assomigliate molto." Dissi ricordando la foto appesa in camera sua.
"Sono le mie donne, ho un bellissimo rapporto con loro. La parte più difficile del trasferirmi è stato lasciarle, per fortuna riusciamo a sentirci tutti i giorni e con mia sorella continuo a confidarmi come se non ci fosse alcun chilometro tra di noi."
"È bello vedere famiglie così tanto unite."
"Tu invece hai un bel rapporto con la tua?"
"Dipende. Ho una sorellina di quattro anni alla quale spesso faccio da baby-sitter; con i miei, quando loro sono a casa, ho un bel rapporto, il problema è che spesso sono assenti."
"È questo che ti ha portato ad essere così indipendente?"
"Diciamo che, trovandomi in questa situazione, mi sono arrangiata come meglio ho potuto."
"Fidati che hai fatto un capolavoro."
"Parla il ventitreenne che gioca alla Juventus e che prima ha giocato niente di meno che al Real Madrid."
"Ho solo avuto culo. Allora, che ne dici di vedere un film?"
"Penso sia una fantastica idea."
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MORE THAN A GOAL
Fiksi Penggemar"Mi fanno sentire in colpa perché ho solo 23 anni e alla mia età dicono che ogni cosa si supera, che è superflua, che l'amore vero non lo si è già trovato e tantomeno perso. Io invece credo che molti, l'amore vero, quello che si racconta ai figli...