Tra inferno e paradiso

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Sono seduto al mio banco e sta per iniziare la solita settimana di scuola, con il suo terribile lunedì. La professoressa di Italiano è già entrata in aula e ci sta chiedendo di prendere dallo zaino l'*Inferno* di Dante. I miei compagni  obbediscono silenziosi e si preparano per la lezione. Fortunatamente loro riescono a seguire la prima ora della settimana... Tuttavia io, "Guido Fumagalli" avendo ignorato anche l'appello, ho la testa fra le nuvole e non riesco proprio a darle retta. Ho l'impressione di essere come un prigioniero incatenato alla sedia, i miei sentimenti mi torturano e  i lacci della Rete mi tengono costretto. Quel maledetto post su Internet mi ha fatto passare una nottata turbata per benino. In testa ho solo il mio amore, Maddalena: da quando l'ho incontrata quel giorno sul treno la mia vita - ne sono convinto - è cambiata, su questo non nutro più dubbio alcuno. Nulla è più come prima: io ormai sono un altro.
Improvvisamente però riemergo dai miei pensieri: mi è apparso di ascoltare una parola magica, "amore". Sì, ho sentito bene: amore. Sforzandomi allora inizio ad ascoltare: si sta parlando di una tragica storia di innamorati. Anche se parliamo di Dante questo potrebbe finalmente riguardarmi un poco. Riaccendo il cervello e la ascolto: spiega il canto V dell'Inferno, dice che quivi Dante incontra due personaggi, tali Paolo e Francesca, i quali sono due innamorati. Sono situati nel secondo girone infernale a causa del fatto che in vita si sono lasciati travolgere dalla passione amorosa. Come può essere possibile? Che senso ha che due persone vengano punite per questo? Queste domande continuano a sorgermi mentre l'insegnante continua a parlare e parlare. In particolare sta descrivendo la loro storia e cosa li ha fatti capitare in quel girone: ho capito che in vita erano cognati, sono stati buggerati da un libro su Lancillotto, e il marito di Francesca li ha uccisi quando colti sul fatto. A causa di questo incontrollato desiderio amoroso e passionale sono stati allocati all'Inferno, vagando per l'eternità in mezzo a una violenta bufera.
La spiegazione mi arreca grande preoccupazione  e mi permette di riflettere su quanto l'amore possa dare e quanto possa togliere.
"*Amor ch'a nullo amato amar perdona*" questa frase, letta e analizzata in classe arde in me come un raggio di sole in una giornata nuvolosa. Decido quindi di dimenticare i mille dubbi e le paranoie generate sul mio rapporto con Maddalena e scelgo di passare all'azione: voglio parlarle, desidero esprimere tutto quello che provo per lei! Dante dice che se si ama veramente qualcuno, quest'altro non può che ricambiare, devo agire in fretta.
Per prima cosa devo uscire dalla classe, non penso che questo sia un problema, la classica scusa del mal di pancia è tanto vecchia quanto utile a non inguaiarsi: ogni professore si arrende di fronte alla richiesta da parte di un fantomatico malato .
"Professoressa, per favore, è possibile andare in bagno visto che ho mal di stomaco?"
"Non c'è bisogno che ti metta a sputar ciance, fai veloce".
Perfetto, ora devo trovare il modo di parlare con Maddalena faccia a faccia, da soli, per questo adesso mi basta chiamarla fuori dalla classe.
Penso che per farlo non ci sia necessità di inventarmi nessuna scusa particolare, non sono un terrorista armato, credo che possa bastare chiederlo in maniera furtiva.
Ho raggiunto la sua classe, si trova sul mio stesso piano, appoggio la mano sulla maniglia fredda, sento la professoressa di matematica ridere mentre corregge degli esercizi e dopo qualche secondo mi decido a fare pressione sulla maniglia, senza neanche bussare.
Con un sorriso falso che pare quello di una campagna pubblicitaria dico semplicemente: "Ho bisogno un attimo di Maddalena, posso rubargliela?".
È prassi a scuola usare il verbo "rubare" quando si tratta di sottrarre alunni durante le lezioni per varie attività scolastiche, così la professoressa, dopo avermi scrutato velocemente in viso e dopo aver controllato la presenza di Maddalena in aula, risponde con un noncurante "Sì, fai".
Bene, adesso sono alla battaglia finale col boss, se va bene prendo la principessa, altrimenti...
Non faccio in tempo a finire quel pensiero che me la ritrovo già davanti agli occhi, quindi la pianto di cincischiare e usciamo insieme dalla classe.
Credendo che non sarei mai arrivato fino a questo punto, non mi sono ancora preparato un discorso, quindi mentre ci ragiono su guadagno tempo con discorsi cliché.
"Ehm, ciao", per iniziare delicatamente.
"Ciao, perché mi hai chiamata?"
"Ecco, vedi, avrei una cosa da riferirti  che riguarda davvero poco la scuola"
"Ti ascolto".
Ok, già che non mi ha tirato uno schiaffo dandomi del maniaco non è indifferente, vado avanti.
"Sai, ci siamo conosciuti praticamente per caso e da allora sono successe davvero tante cose, in particolare non mi aspettavo che tu esistessi".
Cosa caspita sto dicendo?!
"Ahaha, in che senso?"
Pensa che stia facendo un discorso serio, quanto la amo!
"Volevo dirti che mi sono accorto che c'è un motivo più grande per cui ehm... mi piace passare del tempo con te. Ecco... tipo... in breve penso proprio che mi sia innamorato di te."
Sono andato dritto al punto e ne sono felice, il problema è che l'ho fatto con una faccia schifata.
Lei quindi mi fissa, si avvicina a me con il suo corpo bollente e lascia che le nostre labbra abbiano un contatto breve, circa tre secondi. Io proprio non me l'aspettavo.
Adesso osservo un comportamento non ordinario nel seguito di una dichiarazione effettuata con successo, o almeno non riesco a capire.
Scoppia a piangere, perché? Sarà un pianto di gioia o dolore?
Poi, finalmente, con il braccio ancora impegnato a raccogliere le lacrime dal viso la sento parlare: "Che stupida sono stata!"
"Cos... cosa c'è? Non mi vuoi bene?"
"Sciocco, anche io ti amo".
"E allora cosa ti porta a piangere così, cosa c'è che non va?"
Aspettando una risposta, suona la campanella dell'intervallo e i corridoi si riempiono di persone. Non persone normali però, persone senza volto, corpi senza identità, esseri generici che non si curano della nostra presenza, così come io non mi curo della loro.
Siamo soli, anche se in mezzo a una moltitudine di studenti, insegnanti e staff vario, ma la mia attenzione è tutta dedicata a capire cosa ha in mente la beltà che ho davanti.
Senza farci caso le afferro il braccio che le copre il viso, che incredibilmente non è stato sfigurato dalla combinazione micidiale di lacrime e mascara, e faccio tutto quello che posso fare in una situazione del genere: le sorrido, poi lei mi fissa negli occhi.
"Scusa, non dovevo. Tutto questo, dal nostro incontro in poi, non sarebbe dovuto accadere.
Io nutrivo il sospetto che questa cosa sarebbe potuta succedere, tuttavia..."
Senza neanche averci pensato, le rispondo con tono aggressivo: "Cosa c'è che non va?"
"Venerdì io e la mia famiglia ci trasferiremo in Piemonte, a Lenta"
Game over.
"Io sapevo che una mossa del genere era in pentola da mesi, io sapevo che parlarti avrebbe potuto portarci a questo. È tutta colpa mia se adesso ami una persona che non potrà più starti vicina."
Ci sono rimasto basito.
"Ma io avevo dei progetti per il nostro futuro insieme!"
"Immagino, Guido, tu sei sempre stata una persona carina nei miei confronti, però è arrivato il momento di dirsi addio."
"Come sarebbe a dire, -addio-?"
"Sì Guido, è stato bello trascorrere un passato insieme, ma adesso dovremo anche pagare le conseguenze del nostro futuro perduto."
"Capisco, addio allora."
"No dai, facciamo che non è un addio."
"Sai che proprio non ti capisco?"
"Lo so."
Scendendo gli scalini per andare a fare l'intervallo inizio a capire.
Dopo 3 scalini ho capito quanto Maddalena abbia cercato di comportarsi da persona matura con me per farmi soffrire il meno possibile.
Dopo 5 scalini ho capito che non era il caso di comportarsi da egoista e pretendere altro da lei.
Dopo 7 scalini ho compreso l'immensità del caso e delle coincidenze che mi hanno permesso di conoscerla.
Dopo 11 scalini ho pensato che le avrei comunque scritto e sarei stato suo amico, anche se lei si sarebbe trasferita in mezzo alle risaie piemontesi.
Dopo 13 scalini ho deciso che continuerò a seguire l'amore, anche se ciò potrebbe portarmi a provare dolore.
Adesso sono arrivato alla fine della scalinata.
Fuori, davanti a me, c'è il giardino della scuola, la scalinata è alle mie spalle ormai; mi sono accorto di essere semplicemente arrivato davanti a un nuovo inizio.

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