L'incontro

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Tutto avvenne all'improvviso, non appena vide quel sorriso: Guido rimase spiazzato, proprio non se l'aspettava.
Pochi istanti prima, del resto, stava camminando con un gruppetto di compagni di classe verso la stazione, lungo il solito tragitto di tutti i giorni per tornare verso casa.
La conversazione riguardava l'ultima disfatta dell'Inter contro la Fiorentina: niente di nuovo, insomma, o quantomeno niente che potesse lasciare presagire che quello sarebbe stato un giorno speciale, che a distanza di anni, poi, difficilmente avrebbe dimenticato.
Ognuno diceva la sua, si scherzava camminando in fretta, alcuni sostenevano che i Viola avrebbero vinto il campionato.
In fin dei conti non c'era molto da dire, era stata una mattinata come tante: Guido non era stato interrogato, non aveva preso nessun voto, quasi già non si ricordava più quali fossero state le materie delle prime ore.
Ma quando poi salì sul treno delle quattordici e diciassette, ecco che la giornata, da monotona, passò ad indimenticabile: Guido era salito sul treno, il classico treno di linea, malcóncio, imbrattato e arrugginito, alla disperata ricerca di un posto che, dopo interminabili minuti di camminata tra carrozze, trovò e si sedette.
Prese un romanzo dal suo zaino per ammazzare il tempo e la noia del viaggio e iniziò a leggere; saltuariamente alzava lo sguardo per vedere chi passava e che cosa stavano facendo le altre persone presenti nel vagone: c'era chi ascoltava musica, chi dormiva, chi lavorava al computer e chi chiacchierava con il proprio vicino discutendo della giornata scolastica appena trascorsa.
Tutto d'un tratto, proprio nel momento in cui la sua lettura si stava facendo più interessante, una voce candida e femminile gli entrò nelle orecchie:"Scusa, è occupato?", Guido alzò lo sguardo per vedere di chi fosse la voce leggiadra che poneva questa domanda, e la vide.
Per un momento il tempo si fermò; per una piccola, quasi impercettibile, frazione di secondo il mondo di Guido era composto esclusivamente da una cosa: la visione celestiale che aveva davanti.
Quella giovane donna era l'essere più bello che Guido avesse mai visto: capelli castani mossi, occhi marroni, tuttavia non di quel marrone che si vede negli occhi delle persone di tutti i giorni, bensì un marrone che conteneva dentro di sè tutte le sfumature del paradiso; per non parlare del sorriso... probabilmente tale lucentezza avrebbe fatto deporre le armi pure all'armata tedesca durante lo sbarco in Normandia.
Il viso era tondeggiante, non magro e scarno come quello delle modelle che si trovano solo in televisione.
Forse non era l'ideale di bellezza che accontenterebbe qualsiasi uomo sulla terra, però nel cuore di Guido qualcosa si era smosso; il suo piccolo cuoricino iniziò a battere fortissimo, in confronto l'emozione da lui provata il 22 maggio 2010, data in cui la sua squadra del cuore vinse la Champions League era nulla.
"C...certo che questo posto è libero. Di solito è occupato dal mio amico Giorgio, ma oggi non è venuto a scuola".
Detto ciò la bellissima ragazza si sedette.
Mentre Guido pensava a mille modi per attaccare bottone, la ragazza si mise degli auricolari e iniziò ad ascoltare la musica.
Le cuffiette, per fortuna di Guido, o forse sfortuna, erano di marca molto economica e quindi potè sentire molto distintamente ciò che la giovane donna stava ascoltando: una canzone di Francesca Michielin, la cantante preferita di Guido.
Fu proprio così che decise di presentarsi con la scusante della stessa passione per la musica. "È molto bella la canzone che stai ascoltando, è una delle mie canzoni preferite. Io sono Guido, piacere" disse il ragazzo tendendo la mano verso di lei. La ragazza si tolse un auricolare e ricambiò il saluto:"Ciao, io mi chiamo Maddalena. A dir la verità non so neanche che canzone sia, mi è capitata per caso" dopodiché si mise a ridere con aria imbarazzata, scostandosi la ciocca di capelli color castano che le era finita davanti agli occhi.
Improvvisamente Guido si sentì come vittima di un déjà-vu, infatti quel giorno alla terza ora, aveva ascoltato, o quantomeno avrebbe dovuto ascoltare, la spiegazione di una poesia di Cavalcanti.
Sentendo il prof di italiano parlare di come gli autori medioevali rappresentassero l'amore per la loro donna angelo si sentiva alienato; non capiva come l'amore avrebbe potuto spingere una persona a tanto.
Paradossalmente, quello stesso giorno un fortuito scambio di saluti con una perfetta estranea gli aveva permesso di comprendere appieno quanto potesse essere forte quel sentimento: completamente diverso da tutto ciò che si sarebbe potuto aspettare, neanche paragonabile all'amore narrato nei libri sdolcinati che tanto andavano di moda in quel periodo.
Per quanto antico fosse il sonetto di Cavalcanti era riuscito a centrare in pieno ciò che Guido stava subendo: amore. 

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