[Sana]
Facile dirsi che dopo quel giorno non uscì di casa per giorni, non che comunque mi importasse qualcosa, la mia vita era diventata un susseguirsi di lacrime, lamentele, coperte e lacrime, lacrime, lacrime.
Prendiamoci una pausa avevo detto e lui mi aveva ascoltato, andandosene via. E adesso non lo vedevo da quanto? 15 giorni? 15 giorni di speranza, in cui lui sarebbe spuntato, aprendo la porta di camera mia, chiedendomi di ritornare a com'eravamo, prima che gli dicessi di andarsene via.
Ma d'altronde come potevo giudicarlo? Lui era convinto, se non dire sicuro, che io non lo volessi più. Ero stata io a lasciarlo e non il contrario.
Sospirai quando Rei venne per l'ennesima volta a chiedermi se avessi voglia di andare in università, visto che non ci andavo da almeno 11 giorni e gli esami erano alle porte.
Rei era tornato per alcuni giorni, sua moglie era incinta ma lui era così legato a me che, alla notizia della mia imminente depressione, si era precipitato fuori dalla mia stanza.
La routine era questa da almeno 10 giorni «forza Sana, non puoi fare il vegetale per sempre!» Dentro di me, sapevo di essere nel torto sfacciato ma non me la sentivo di tornare in università e affrontarlo, era troppo presto a parer mio.
«Non se ne parla nemmeno!» urlai, com'ero ormai solita fare.
Sentii Rei sbuffare e una porta spalancarsi.
Annoiata, distrutta e stanca, alzai gli occhi e mi ritrovai la macchinetta di mia madre ad un centimetro dal mio viso.
Urlai, notando di come la mia voce fosse realmente roca e mi spostai verso il muro. «Adesso tu» cominciò mia madre, alzando una mano meccanica e dandomela ripetutamente in testa, ahio «ti metterai la divisa e andrai in uni come una normalissima ragazza universitaria, sono stata chiara?» Ancora sconvolta e indolenzita mi misi in posizione da soldato sul letto «si, signora!» urlai con le lacrime agli occhi.
Cavolo se aveva fatto male. Mia madre sorrise tutta contenta e uscii da camera mia mentre io ero intenta a disperarmi.
Con quanta facilità era riuscita a farmi uscire?
***
Tornare in università non fu affatto piacevole, prima di tutto il preside mi chiese per almeno venti volte il motivo delle mie assenze e, inventarmi di una brutta influenza che mi aveva colpito nella pancia, testa e schiena, non fu affatto facile. Inoltre a scuola tutti iniziarono a pensare che le mie assenze erano dovute al fatto che Akito avesse deciso di troncarmi in asso ed io, caduta in una depressione post "perdita di cazzo", avessi cercato altri ragazzi con cui sfogarmi in questi giorni.
Non che l'idea fosse sbagliata, Akito mi mancava da morire, non di certo il suo apparato riproduttivo e di certo non cercavo altri ma lasciai correre. Altri pensavano che avessi avuto un lutto in famiglia, altri ancora che fossi ritornata nel mondo dello spettacolo e infine, quelli che credevano alla mia finta versione o che nemmeno facevano caso alla mia presenza.
Cosa veramente gradita.
Appena misi piede in classe, tutti si girarono a guardarmi, tranne Akito, ovviamente. Questo, non solo mi fece infuriare ma mi mise in un tremendo imbarazzo.
Perché avevano cambiato corso dico io, stavo così bene sola. Hisae, Aya e Fuka mi vennero incontro e mi abbracciarono, fui felice di quel piccolo gesto perché per me valeva tanto.
Ci accomodammo ai nostri posti mentre tutti trattenevano il respiro mentre passavo «non mordo mica, eh» borbottai.
Le tre iniziarono subito a farmi domande e la classe ritornò a parlare rumorosamente.
STAI LEGGENDO
Torn ||Sana x Akito||
FanfictionNonostante Sana conosca Akito da anni, non è mai riuscita a capirlo. Eppure, come se fosse una storia già fatta, la vita è tutta da scoprire. Sarà amore o resterà per sempre odio?