3 "incidente"

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Appena sveglia realizzai che era sabato. Il giorno piu bello della settimana. Se non sei me. Le altre ragazze il sabato uscivano per andare in discoteca, al cinema o a fare shopping. Io il sabato dovevo studiare. Purtroppo non ero brillante a scuola e, per non dover ripetere l'anno, dovevo sempre stare immersa nei libri. Anche se spesso, il pensiero dei miei amici che si diverrivaano altrove, mi distraeva da tutto il resto. Un lato positivo però c'era: i miei il sabato lavoravano fino a tardi, quindi avevo la casa tutta per me!! Per prima cosa scesi -ancora vestita dalla sera prima- a fare colazione. Non potevo perdermi il telegiornale, puntuale come ogni giorno. Mi piaceva rimanere aggiornata. "Ragazza trovata morta dopo una lunga notte in discoteca" tipico... "Gravissimo incidente in autostrada. Due vittime" ogni giorno le stesse notizie... "Jennifer e Charles Carter" mi si ghiacciò il cuore. Avevo sentito bene? No, certo che no. Era solo frutto della mia immaginazione. Fissavo terrorizzata la parete color canarino della cucina. Entrava cosi tanta luce che avevo dovuto chiudere le persiane per non fare la stessa fine del pollo che era ancora nel forno da una settimana. Mi girai lentamente verso la tv con la tazza di latte e cereali che mi gocciolava in mano. L'ultima cosa che vidi prima di mettermi a correre senza una destinazione precisa, solo per autoconvincermi che tutto ciò non fosse accaduto, era un'immagine dei miei genitori, senza vita, nella nostra macchina nera, accartocciata come se fosse carta stagnola, in mezzo alla strada. Mi misi a correre piú veloce della luce. Vicino a casa mia c'erano alcuni campi. Ci passai in mezzo. Quando non ce la feci piu le ginocchia mi cedettero e scoppiai in un pianto senza fine, smorzato dal gracchiare degli uccelli che spaventati volavano via. Ancora non credevo che tutto cio era reale. Credevo di essere in uno di quei romanzi fantasy che finiscono con "e la ragazza si svegliò" ma piu passavano le ore, piu faceva freddo e piú realizzavo che era vero. I miei genitori erano morti e io stavo accucciata in una stradina sterrata sperduta chissadove e si stava facendo tardi, perché tra i pianti e i singhiozzi mi ero addormentata. Raggruppai tutte le mie forze e mi alzai. Non si vedeva molto, perchè anche se ero abbastanza alta, il grano dei campi che mi circondavano lo era di piú.
Camminai per mezzora in una direzione e finalmente sboccai in una stradina vicino a scuola. Era pomeriggio inoltrato e mancava poco al calare del sole. Avevo la faccia e il vestito sporchi e avevo l'aria da "ragazza in crisi" con la matita sbavata, il mascara colato e i capelli stropicciati dietro la testa. Mi incamminai verso casa. Per fortuna conoscevo la strada. Avevo avuto la brillante idea di non prendere il telefono prima di uscire correndo, ma comunque... Chi avrei potuto chiamare apparte Holly? Infatti... Sentii un urlo. Grida. Bestemmie. Vedevo Holly sfocata afficinarsi a me. Sentii bruciarmi la guancia ma in quel momento le lacrime agli occhi e il dolore al cuore superavano di gran lunga quello fisico. Mi concentrai. Misi a fuoco le figure intorno a me e realizzai. "Mi hai forse tirato uno schiaffo?" urlai esasperata. Dietro di me sentii un ridolio sommesso. Mi girai. Una macchina piena di ragazzi ubriachi era ferma a godersi lo spettaccolo. "Come hai potuto rovinare il vestito che ti ho regalato?!" Aveva ragione, non avevo minimamente pensato ai vestiti che portavo addosso. Erano tutti scuciti e infangati... e quasi mi dispiaceva, ma uno schiaffo proprio non me lo meritavo... e da lei poi!! Beh, probabilmente non sapeva quello che era successo, dato che quasi nessuno alla mia età guarda il telegiornale. Soprattutto di sabato. E poi, quale ragazza sana di mente scappa la mattina di casa per tornare la sera tutta sporca e piena di lividi? "Forse non lo sai, ma... Ma... I miei..." non ce la facevo "sono morti" concluse lei. Allora lo sapeva.. "Ma questo è un buon motivo per sporcare il vestito che mi è costato quasi mille euro?!?!" non potevo crede alle mie orecchie... Forse mi sveglierò davvero nella mia camera e sarà stato tutto un sogno. Altro dolore. Forse non era un sogno. "Svegliati, stronza. Rispondimi. È un buon motivo?" "Direi di si" sbraitai incredula. Mi girai. "Sono forse tuoi amici quei ragazzi ubliachi in macchina che ridono?" "si, allora? Cosa sei, mia madre?" "Almeno tu ce l'hai una madre." "Allora dimmi cosa ti interessa." Non credevo ai miei occhi. Mentre io stavo a casa a sudare sui libri la mia "amica" si portava tutti a letto per fare soldi. "Non lo voglio il tuo sporco vestito comprato con i soldi piu facili e sporchi del mondo." "Beh, veramente sporco lo è ora che lo hai infangato e strappato!" "vai al diavolo migliore amica di merda" ecco la tipica fine di una lunga amicizia.

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