Killer's pov

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Finalmente l'avevo ritrovata.
La mia dolce Beatrice era di nuovo tra le mie braccia e nessuno me l'avrebbe portata più via un'altra volta; anche a costo della mia stessa vita.
Era stato difficile mettere in atto il piano, la mia piccola non era mai un momento sola, sempre circondata da persone a lei care.
Per essere una ragazza timida e con un passato difficile, era riuscita a rifarsi una vita con tanto di amici cercando di dimenticare tutto, compreso me, il suo unico amore.
Ma adesso era nuovamente a casa, con me, pronta ad iniziare la vita che avevamo sempre sognato; fatta d'amore e piccole cose.
La guardai dormire distesa su quel letto, era una visione stupenda; le gote arrossate per il caldo, le lunghe ciglia scure, quelle labbra carnose e rosee e quei capelli sparsi sul piccolo cuscino.
Avevo dovuta addormentarla per portarla con me, non mi avrebbe mai seguito se glielo avessi chiesto, e io non potevo assolutamente ricevere un suo rifiuto...lei mi apparteneva, era mia e solo mia!!
Ero intento a fissarla, quando iniziò ad agitarsi nel sonno e a piangere.
Stava avendo uno dei suoi incubi, gli aveva fin da quando era piccola, anche se con la crescita erano diventati sempre più frequenti.
Cercai di calmarla, ma inutilmente, era veramente straziante vederla così.
Decisi di sedermi accanto a lei per tranquillizzarla, ma fu tutto inutile, appena le toccai la guancia iniziò ad agitarsi ancora di più, come se avesse riconosciuto il mio tocco su di lei.
Lentamente si tranquillizzò e iniziando a sbattere velocemente gli occhi più volte per abituarsi all'oscurità della cantina, si guardò intorno per cercare di capire dove si trovasse.
"Dove mi trovo?" chiese con voce tremante...era terrorizzata.
Quanto mi era mancata la sua voce, era come un coro di angeli celestiali scesi sulla terra solo per me.
"Sei finalmente a casa mia dolce Beatrice" risposi allontanandomi dall'oscurità per mostrarmi a lei, ma appena mi vide i suoi occhi scuri si fecero sgranati per la paura...e per la prima volta il mio cuore perse un battito.
Nei suoi occhi si leggeva chiaramente la sua paura e il disgusto che provava nei miei confronti.
"Non può essere vero..."

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