«Sai di non poterlo fare, vero Harry?» domanda Niall, camminando attorno alla stanza. Esplora ogni singolo angolo e sfiora gli oggetti Umani che sa di conoscere ma che non ha mai provato a utilizzare. Sembrano tutti strani ai suoi occhi; non che in quella parte di mondo mortale ci sia qualcosa di normale, per lui. A pensarci bene, ora che Harry non è più... Harry, è strano guardarlo e immaginarlo con un paio delle Ali più maestose che abbia mai visto prima sulla schiena ampia e grande. Forse il Paradiso non è più il suo posto.
Forse
Il Paradiso
Non lo è mai stato«Non mi importa; voglio provarci lo stesso. Ho fatto un errore, devo chiedere Perdono al Padre».
Niall osserva la figura magra e pallida seduta tra le lenzuola; le mani giunte in grembo e lo sguardo spento, triste. Si domanda se Harry l'abbia mai avuta, una casa, un posto a cui appartenere. Se ce ne sia uno ora che Louis lo ha rifiutato.
«Non le riavrai» lo avvisa ancora, ripetendosi di nuovo, più lentamente, per scandire le parole. Una volta perse, le Ali non si possono più riottenere. Avrebbe dovuto pensarci prima, avrebbe dovuto pensarci meglio. Non avrebbe dovuto voltare le spalle al Paradiso, ma non gliene fa una colpa. Ha scelto consapevolmente, tanto gli basta.
«Non le rivoglio. Ho solo bisogno di... di tornare a casa» mormora. Agli occhi dell'Angelo, sembra rimpicciolire. Egli ride.
«Quella non è casa tua, Haz. Non lo è mai stata. Non è mai stato il tuo Posto. Ecco perché Gemma ti ha mandato sulla Terra, ecco perché il Padre ha accettato di prendere le tue Ali senza battere ciglio!» spiega Niall, concitato. Sperava che ci arrivasse da solo, ma evidentemente essere umano lo rende cieco. «Se dovessi tornare, ti aspetterebbe il Tribunale Celeste!»
Harry rabbrividisce e non si preoccupa di nasconderlo. Lo sa benissimo che si ritroverebbe chiuso tra le mura bianche e accecanti di un Tribunale, con il Padre a fare da giudice e una lista di capi d'accusa pressoché infinita. Lo sa benissimo. Così come sa che ben poche creature celesti sono uscite con la Grazia. PerciòUna speranza
Seppur piccola
Ce l'haNon può restare con le mani in mano in attesa che il posto al quale appartiene si mostri ai suoi occhi soli, stanchi, provati. Louis non gli aveva mai detto che essere Umano sarebbe stato così stancante. Louis non gli aveva detto che provare emozioni lo avrebbe fatto sentire in trappola, sull'orlo di un precipizio, a un passo dalla Morte. Soprattutto se negative.
Louis non gli aveva detto che
Sarebbe stato sufficiente un passo falso
Per cadere dal Paradiso anche nelle vesti di Umano«Ho bisogno di parlare con il Padre, Niall. So quello che faccio e sono disposto ad accettare le conseguenze».
Silenzio, profondo e pesante silenzio.
«Harry...» tenta ancora, l'Angelo.
«No, Niall. Qualsiasi cosa sarebbe meglio che... questo». Con un gesto carico di disprezzo, indica se stesso: un corpo pesante, incapace di muoversi, di provare qualcosa di differente rispetto la sofferenza e la solitudine, incapace di regolarsi da sé. È troppo brigoso, troppo impegnativo. Harry non sa come debba fare per essere Umano e Louis, con i suoi silenzi ostili e i suoi pianti muti con i quali si consuma durante la notte, non pare disposto a insegnarglielo. Deve risolverla da solo e se questo significa tornare in Paradiso, affrontare un Processo e subire una condanna dal Tribunale Celeste, allora lo farà.
Qualsiasi cosa sarebbe meglio di un'esistenza condotta nel Nulla assoluto, con la Morte a salutarlo da dietro l'angolo di ogni stanza, con Louis che lo guarda come se fosse un abominio – o che non lo guarda affatto, quasi come se avesse cessato di esistere.
L'Angelo sospira pesantemente e scuote il capo, dopodiché allarga le braccia per poi lasciarle ricadere mollemente lungo i fianchi.
«Andiamo, allora».
Harry annuisce, scosta le coperte e si alza. Barcolla appena e Niall è subito al suo fianco, pronto a sostenerlo.Harry vorrebbe
Che al posto di Niall
Ci fosse Louis*
L'appartamento è freddo, quella sera. Freddo come mai prima. Nemmeno quando viveva solo, senza Harry, quel luogo era così desolato e triste – vuoto. Rabbrividisce, varcando la soglia. Le luci sono spente e non vola una mosca; si domanda se Harry se ne sia andato davvero o se, al contrario, stia solo dormendo, sfinito. Si domanda se sia giusto il suo comportamento, se sia giusto lasciarlo alle prese con il Cambiamento senza qualcuno accanto. Si domanda se abbia smesso di amarlo o se, per caso, da qualche parte nel suo cuore, ci sia ancora spazio per un Angelo che non porta più le Ali.
Si domanda se Harry fosse solo quello: un paio d'Ali candide e morbide e regali.
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There's no story to be told || Larry Stylinson
Fanfiction"Il vero disordine nasce nell'universo, quando c'è un'unione indebita tra il divino e l'umano". «Va', Harry. Va' e da' il meglio di te. Verrai ricompensato». * [It's Larry Stylinson, guys AU || 8 chapters || Fantasy!Fic || GuardianAngel!Fic]