"Gli angeli, scendendo dall'alto, portano echi di misericordia e sussurri d'amore".
(Fanny J. Crosby)
Tre anni dopo
Louis esce dalla doccia assieme a una nuvola di vapore. Avvolge un asciugamano in vita e ne strofina uno contro i capelli umidi, asciugandoli alla bell'e meglio; si dirige poi in camera dove indossa una tuta confortante e calda e morbida e ruba uno dei maglioni enormi che il riccio possiede. Diventare umano gli ha fatto scoprire un gusto eclettico per quanto riguarda la moda che si placa solo quando si tratta di maglioni o di camicie dalle stampe improponibili. Maglioni che, puntualmente, Louis ruba ogni volta che può.
Si dirige in cucina, canticchiando a mezza voce una canzone che ha sentito recentemente in radio, dopodiché si avvicina a Harry, intento a spignattare ai fornelli; gli circonda la vita con le braccia e nasconde il volto nella sua schiena enorme, esattamente al centro, tra le due cicatrici lasciate dalle ali strappate. Lo sente irrigidirsi a quel gesto, così bacia il tessuto della maglietta leggera che porta, quasi a dirgli di non preoccuparsi, che va tutto bene, che non le sfiorerà più.Ha imparato, ormai
Che il passato
Gli provoca dolore e sofferenzaE non ha ben chiaro se sia perché non riesce più a parlare con Gemma o con Niall, se sia perché rimpiange di aver scelto la strada della mortalità piuttosto che quella di un'eternità trascorsa dentro una gabbia con la possibilità, però, di poter interagire con la sua famiglia. Non sa se sia perché il passato torna a fargli visita con brutalità, assalendolo e togliendogli il respiro, lasciandogli in gola solamente un grido straziante che ha più volte svegliato l'intero palazzo. Si domanda più volte come abbia fatto a cavarsela senza che scoprissero di Harry e quant'altro, ma non sa rispondersi; immagina che sia solo fortuna o, forse, lo zampino di qualche Angelo, Lassù, che ha scelto di proteggere un vecchio compagno.
Anche lui ha scelto questo destino.
Anche lui ha scelto di proteggere Harry da tutto e da tutti.
Se l'è fatto scappare una volta, ma non accadrà di nuovo.
«Ti amo» gli dice quindi, con la voce attutita dal tessuto.
«Perché ho imparato a cucinare cibo commestibile?»
Ridono insieme, dopodiché il riccio posa la padella calda sopra al bancone e si volta, permettendo a Louis di abbracciarlo a dovere. Gli bacia i capelli e gli gratta la nuca, osservandolo rilassarsi e distendersi sotto il suo tocco.
«Sembri un gatto» gli dice, ridacchiando. In risposta ottiene solo un mugugno, prima che le sue mani fredde corrano sotto la maglia che indossa a graffiare la pelle nuda. Emette qualche mugolio che si avvicina al suono di un miagolio ed Harry ride ancora, questa volta più forte.Ed è bello così
Insieme
Immersi in una domestica quotidianità che fa sentire bene«Non ti amo solo per il cibo, sciocchino» risponde poi, strofinando il naso nell'incavo del collo. È caldo e profuma di buono. Un profumo che Louis ha provato a cercare ovunque ma che non è riuscito a trovare. Profuma di amore, di bontà, profuma di fresco, quel fresco che si può provare solamente volando tra le nuvole, con gli uccelli, tra le correnti d'aria.
«Meno male». Harry ridacchia ancora per dissimulare l'imbarazzo. Non era serio, quando gli aveva posto quella domanda, ma Louis non lo aveva capito. Forse è ancora tormentato dall'errore commesso quando gli aveva rivelato di aver rinunciato alle ali. Vorrebbe stringerlo ancora, stringerlo di più, scacciare via quel senso di colpa che lo attanaglia da anni, ormai, ma non riesce. Non è più in grado di entrare nel profondo di Louis e liberarlo dalla propria croce, dal proprio tormento. Sospira appena e il maggiore rinsalda la presa.
«Va tutto bene, Haz» mormora. Forse più per rassicurare se stesso che il riccio.
«Lo so, Boo. Lo so».
Gli bacia la fronte, poi e lo incoraggia a distaccarsi perché la cena è pronta, perché devono mangiare altrimenti moriranno – è una convinzione che Louis non riuscirà mai a togliere dalla sua mente; cinque minuti di ritardo non seppelliranno nessuno.
«Mangiamo ora?» domanda, poi, come previsto dal più grande. Un sorriso è quel che ottiene in risposta, mentre le sue labbra soffici si posano sulle proprie, carezzandole e schiudendosi in un bacio lieve subito dopo.
«Che hai cucinato?»
«Tacos di pollo. Non so cosa siano; spero solo che non facciano schifo».
Louis ride e scuote il capo, alzandosi sulle punte per scompigliare quella massa di ricci indomabili.
«Pensavo che tutta la conoscenza di quando eri Angelo ti fosse rimasta» commenta poi, sedendosi a tavola dopo aver sistemato piatti, bicchieri e posate.
«Sì, ma un conto è sapere le cose; un altro è averle provate. Non ho mai sentito il bisogno di mangiare, quindi non ho mai cucinato nulla. Credici o no, anche dopo tre anni per me è tutto nuovo».
Louis scuote il capo, divertito, dopodiché intreccia le dita e solleva le braccia verso l'alto, facendo scroccare la schiena e le spalle. Si accomoda di nuovo e attende che il cibo venga servito, che Harry si sieda di fronte a lui, poi inizia a mangiare in silenzio, con aria contemplativa.
Sa che Harry sta aspettando un parere, che sta morendo di curiosità, che è impaziente, ma proprio non riesce a indorare la pillola. Si diverte troppo a vederlo penare, a vedere i suoi occhi illuminarsi e le sopracciglia aggrottarsi a ogni sua espressione a ogni sua mossa. Ed è solo quando ha concluso il proprio piatto che si decide a parlare.
«Mh, buono» dichiara senza particolare entusiasmo; lo sguardo annoiato e il tono piatto.
Harry sobbalza, gli occhi verdi si spengono un po' e la mano grande, magra, dalle dita affusolate, corre sulla nuca a scompigliarne i ricci, inquieta. Louis ha come l'impressione che la sua aurea perda un po' di quel calore che emana costantemente.
«Uhm, mi... mi spiace» borbotta a mezza voce, deluso e rattristato. Si aspettava di più, si aspettava che Louis capisse quanto amore avesse messo in quella stupida ricetta. Si aspettava tante cose, forse troppe, e nessuna di esse è stata corrisposta. Non nega di esserne alquanto deluso, ma tenta di fare del suo meglio per nasconderlo, per non mostrare la propria debolezza al castano, ora in piedi e alle prese con la stoviglie, strano strumento che a Harry non piace affatto. Sospira arrendevole, dopodiché fa per alzarsi, ma qualcosa gli piomba addosso, obbligandolo a piegarsi in avanti con una brutalità tale da portarlo quasi a sbattere il viso sul tavolo.
La risata divertita di Louis gli giunge alle orecchie e improvvisamente il corpo si rilassa, unendosi a essa.
«Erano favolosi, Harreh» ammette poi, scoccandogli un sonoro bacio sulla guancia. «Decisamente il tuo piatto migliore».
Harry volta il capo e giunge le labbra con quelle di Louis.
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There's no story to be told || Larry Stylinson
Fanfiction"Il vero disordine nasce nell'universo, quando c'è un'unione indebita tra il divino e l'umano". «Va', Harry. Va' e da' il meglio di te. Verrai ricompensato». * [It's Larry Stylinson, guys AU || 8 chapters || Fantasy!Fic || GuardianAngel!Fic]