Capitolo 8

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In questo capitolo:
Kevin Chapman - Lionel Fusco
Michael Emerson - Harold Finch
Jim Caviezel - John Reese
Taraji Penda Henson - Joss Carter
Amy Acker - Samanta Groves/Root
Sarah Shahi - Sameen Shaw
Jonathan Nolan - Autore/Produttore/Showrunner
Greg Plageman - Produttore/Showrunner/Sceneggiatore
Steve Howey - Marito di Sarah Shahi
James Carpiniello - Marito di Amy Acker
Ava Grace & Jackson James Carpinello - Figli di Amy Acker
Carrie Preston - Grace in Person Of Interest nonchè moglie di Michael Emerson
Meaghan Chapman - Moglie di Kevin Chapman
Kerri Browitt - Moglie di Jim Caviezel

- Passato

Punto di vista: Amy Acker [Samantha Groves/Root]

Non riesco a strapparmi questo tremito dalla pelle, mi ha tenuto compagnia durante le riprese e adesso che devo andar via vorrei lasciarlo qui e dimenticarmene. Dimenticare quell'attimo in cui ho perso il controllo ed ho cominciato ad aver paura.
Gli assistenti mi hanno ceduto un cappotto della produzione, devo soltanto tornare a prendere la borsa e la giacca di pelle, non mi licenzieranno per questa piccola inflazione, adoro portarmela dietro quando posso.

Raggiungo il tendone che da bianco è quasi passato a marrone, la prossima settimana avremo la nostra mega roulotte, l'esperimento della tenda non è andato a buon fine a causa degli spostamenti.
Una folata di vento mi fa tentennare prima d'entrare.
Intravedo delle gambine che si muovono verso di me. Sarah è ancora qui?!
''Portia! Sono venuta a prendere le mie cose.'' Il panico mi ha invasa per un attimo.
Mi tira dentro e mi indica la giacca che è rimasta lì dove.. Lei l'ha lasciata.
''Sarah è ancora in giro?'' Chiedo quasi subito.
''No, è andata via poco fa.'' Mi riferisce Portia, sta spazzando in maniera frenetica.
Cerco la mia borsa tra i vari appendiabiti, tutti i cappotti uno sopra l'altro.
''La borsa è qui.'' Mi indica Portia con l'indice.
''Oh grazie.'' La tiro fuori da quel cumulo di tessuti e afferro la giacca, l'infilo e metto la borsa in spalla.
''Ci vediamo domani, salutami Katie.'' Le dico uscendo.
Non sento la risposta, voglio andarmene e pensare all'accaduto come un sogno, un incubo, anche un'allucinazione, mi basterà sapere che non sia stato così maledettamente vivo dentro di me.

20:00
Arrivo a casa disfatta di qualsiasi entusiasmo. James sta pensando a ripulire la cucina, i piccoli hanno cenato, le loro manine corrono sulle mie braccia per esultare al mio arrivo, niente di più bello per una madre.
''Mi siete mancati.'' Sorridono come i fiori in primavera..
''Hai portato un po' di cioccolata mamma???'' Mi chiedono.
Non ho proprio niente da potergli dare, è stato troppo stressante oggi, frugo nelle tasche, magari ho un colpo di fortuna, qualcosa di duro preme nel taschino interno, i bambini aspettano impazienti;
le guardo bene nel palmo della mia mano finchè Jackson e Ava non le tirano via. Una all'arancia e una alla fragola. Perchè? Quando ce le ha messe?
''Cosa tesoro?'' Ho pensato di nuovo ad alta voce.
Alzo il volto e tu sei qui che vuoi baciarmi, le tue labbra mi vogliono ancora dopo oggi Sarah?
Ma dura un attimo, un secondo, la bocca di James si apre in una smorfia maliziosa.
''Come mai tutta questa voglia?''
''Mi eri mancato.'' Nascondo il terrore che mi scorre nelle vene con un altro bacio che adesso sento così aspro e povero di tenerezza.
''Ti ho preparato qualcosa, vieni a cenare.''
James mi tiene per il fianco, ma io non ho fame, insiste, ha preparato delle omelette e un contorno di spinaci, gli dico che preferisco fare una doccia e finalmente mi lascia andare, sei bellissimo stasera, aggiungo, perchè è vero, mio marito ha un aspetto splendido.
Prendo il necessario e mi chiudo in bagno, ne approfitto per inviarti un sms:
- Quando me le hai lasciate? -
Lascio il cellulare accanto al lavandino faccio una doccia veloce, i bambini intanto battono le mani sulla porta, vogliono giocare con Mommy e Daddy, vedo chiaramente i loro nasi schiacciati contro i vetri.
''Arrivo subito!'' Riesco a farli allontanare per qualche minuto.
Riprendo il cellulare, oh, il mio cuore batte talmente forte.
Un nuovo messaggio da Sarah Shahi:
- Non volevo dartele di persona, ho sbagliato? -
- No. - Digito un semplice no poichè non volevo vederti, ma ora mi manchi così tanto..

Punto di vista: Sarah Shahi [Sameen Shaw]

Il fine settimana passa in fretta, mi ha appena chiamato Kevin, voleva sapere se io e Steve ci saremmo uniti a loro per la festa di S. Patrizio, perchè no? Ci saranno tutti, sarà divertente.
Io e te non ci vedremo fino all'episodio dieci, pare che verrai per San Patrizio almeno, il tempo passerà lentamente, tu almeno mi riempivi le giornate, riuscivi ad avere spazio per me anche quando non dovevamo girare insieme, adesso sei sparita, quando Jonathan parla di te con gli altri mi sembra di aver ricevuto un bacio da un fantasma, un bacio, c'è stato davvero un bacio?
Ogni volta che guardo Steve lo rivivo, ogni centimentro di me urla che mi hai baciata e che ti ho baciata.

''Allora verrai ache tu giovedì?''
''Potrei mai mancare ad una festa secondo te?'' Risponde Tara col solito ghigno di una che sa tutto.
''Sai già cosa indosserai?'' Aggiunge scimmiottando un movimento sexy in riferimento alle mie forme.
Reggo il gioco;
''Penso che prenderò un vestito da donna irlandese.'' rispondo imitando il ballo del can can.
''Sai cosa indosserà Amy?'' Continua con un tono basso.
''Sai cosa.. che vestito metterà?''
Nella mia testa compaiono circa trenta immagini diverse di Amy con abiti verdi e sensuali.
''Certo.''
''Allora? Non me lo dici?''
''Volevo solo capire se te l'avesse riferito, non avevo intenzione di dirtelo.'' Ride di gusto lasciandomi vagare nell'immaginazione, ha molto lavoro da fare, tra qualche giorno ci sarà la morte di Joss Carter e nessuno di noi se la perderà.

Finalmente è giovedì, chissà in che condizioni ci rivedremo, chissà come mi guarderai, se ti farò ribrezzo.
Steve ha portato William da mia sorella questa mattina, era così felice di stare con i suoi cugini ed io mi sento più leggera sapendo che è con lei.
''Come ti pare?'' Steve gira su se stesso, ha una giacca verde speranza a pois verde smeraldo, sotto una camicia bianca che incornicia i suoi pettorali e dei classici jeans neri.
''Stai benissimo tesoro.''
''Aspetta ho anche questi.''
Torna in bagno e si presenta dopo qualche secondo con una barba arancione che si tiene su con un elastico agganciato alle orecchie e un cappello grande verde, adornato di un cinturino nero e una cinghia dorata.
''Adesso sei perfetto.'' Guardo l'ora, 20:50. ''Cavolo è tardi, devo vestirmi anch'io!''
Steve mi fa passare con eleganza.
Il mio è un vestito più complicato, infilo prima un paio di calze parigine in lana bianca che arrivano di poco sopra al ginocchio, un abito satinato verde chiaro, a maniche corte, per niente lungo, si può scorgere giusto il breve spazio tra la calza e l'inizio della gonna, la parte superiore è composta da un gilet a scacchi verde e grigio di cui bordi si uniscono con dei nastri sempre verdi, di raso, mentre la parte inferiore ha dei merletti decorati di perle bianche alla base e un piccolo velo che contorna la circonferenza della gonna alla fine. Per ultime indosso le scarpe, rigorosamente nere e aperte, con due buchi sul davanti e un cinturino per saldarle alla caviglia.
''Wow!'' Esclama Steve appena esco.
''Sei fantastica!'' Sgrana gli occhi sulla scollatura e poi fissa le gambe.
Mi bacia la guancia ma lo respingo.
''Ehi ehi! Mi rovini il trucco!''
''Sai quanto me ne importa del trucco?''
''A me importa.'' Gli rimprovero.

Arriviamo puntuali: 21:30 alla settima di NY, ci ha indicato il McSorley's Old Ale House, un bar antico famoso appunto per la festa di S. Patrizio, discreto per quanto ci riguarda, saranno tutti troppo ubriachi per disturbarci.
Il primo che vedo è Kevin, è vestito come Steve, la camicia è nera però e risalta la pancia invece dei pettorali. Ci viene incontro e ci bacia le guance.
''Siete bellissimi ragazzi, comnque sono già arrivati tutti!''
E' contento, ha portato anche sua moglie, che ci presenta tempestivamente, Meaghan è il suo nome, salutiamo anche Michael e Carrie, Jonathan, Greg, Chris, da quanto tempo non ci vediamo tutti insieme, c'è anche Denise che corre e mi abbraccia.
''Non ti vedo da troppo!'' Mi pizzica la guancia e sorride.
Steve conosce la maggior parte dei miei colleghi, non devo stare lì a presentargli tutti per fortuna e non sarà solo, si è già fermato a parlare con Chris e Kevin.
Due dita mi punzecchiano il fianco.
''Sei uno spettacolo.'' Mi volto, il viso sorpreso di Tara mi rallegra.
Veste un abito lungo aderente fino alle ginocchia, semplice, un verde scuro che le calza alla perfezione.
''Anche tu non scherzi, bomba sexy.'' Le rispondo.
''Ma Jim?''
''Non ne ho idea, sono arrivata giusto adesso.''
''Greg Jim dov'è?''
''E' arrivato, sta parcheggiando da qualche parte, ci sono anche Amy e James con lui.'' Le risponde.
L'aria si fa elettrizzante, i profumi si confondono, le papille gustative si dilatano ad ogni birra che nominano, la strada è illuminata di verde, ci sono ancora i coriandoli della parata e molti ragazzini dalle giacche verdi che corrono avanti e indietro, non c'è vento e tra una battuta e l'altra arrivano Jim con sua moglie Kerri, James e tu.. sono stupefatta, ci stai raggiungendo in fretta mentre tieni per mano James;
un paio di decoltè verde chiaro slanciano le tue gambe completamente scoperte, ondeggi sui tacchi come una dea, una mantellina ti copre le spalle unita da un papillon verde che ti nasconde il collo e poi.. i mie occhi sono increduli, sei un incanto, un corpetto nero allacciato con dei nastri bianchi e sotto di esso una camicia dorata di raso, scollata, una gonna si libera fino a sopra le ginocchia con dei ricami neri alla fine, lungo tutta la sua estremità. Hai anche una borsa a forma di calderone.
Hai notato che ti sto guardando così mi sposto, torno da Steve che chiacchiera ancora con Kevin di birre.
''Stai benissimo Sarah.'' Jim tende la mano a Steve e poi saluta me, gli riservo un piccolo abbraccio.
Saluto anche Kerrie che ho già avuto modo di conoscere.
''Ehi ragazzi!'' Ci dice James, molto elegante come avevo previsto, una semplice giacca verde chiaro con pantaloni classici di un verde più scuro, camicia nera e cravatta del colore dei pantaloni.
Tira scherzosamente la barba a Steve per poi battergli la mano sulla spalla.
''Ciao.'' Bisbiglio appena ti accosti.
''Sei bellissima.'' Ti esce fuori, sicuro e dritto nel mio stomaco.
''Tu sei un angelo.''
''Un folletto.'' Mi correggi alzando l'indice, le tue guance si dipingono di rosso.
Per un attimo mi sembra che tutto sia tornato come prima, se non fosse per il fatto che non riesco a spogliarmi di te, che non esci dal mio corpo, che non esci dai miei occhi.
Ti allontani per parlare con Tara, che ogni tanto mi lancia delle occhiate eloquenti, non capisco cosa voglia dirmi.

Finalmente entriamo, è un posto rustico, le pareti in legno sono piene di quadri e gingilli di vecchia data, i lampadari lunghi e tondi, una grande badiera americana si incombe sopra l'entrata e i tavolini sono tondi, mi ricorda un po' il Texas, tocco il legno vecchio delle sedie, mi guardi, sai a cosa sto pensando e mi sorridi.
Il tipo al bar è un uomo sulla cinquantina, una camicia verde con un grembiule marrone, ci dà un caloroso benvenuto accompagnandoci ad un tavolo lunghissimo, quasi occupiamo l'intero locale. Ordiniamo tutti una birra, gli uomini quelle grandi, noi donne una media, a parte Tara e Denise che abbondano.
Brindiamo e i ragazzi lo fanno così violentemente che rovesciano circa metà dei loro boccali, sono così buffi.
''Ci vuole una foto!'' Urla Jonathan.
Ricordo subito che Steve aveva preso la macchina fotografica, l'abbiamo lasciata in auto però.
''Vado a prendere la macchina fotografica che è meglio di un cellulare.'' Annuncio.
Mi alzo e passo a fatica dietro le sedie di Michael, Jim e Greg.
''Dove vai tutta sola??'' Domanda Denise.
''L'accompagno io.'' Interviene Amy alzandosi.
Mi raggiunge e ci incamminiamo verso la macchina.

''Io non so cosa mi sia preso la settimana scorsa.'' Ammetti, hai un tono strano.
''Perchè l'hai fatto? Dimmi almeno il motivo visto che sei scappata.''
''Non lo so Sarah.'' Diventi più dura.
''Come non lo sai.'' Mi fermo e ti fisso, non lo sai è l'unica spiegazione che sai darmi?
''Parliamone alla macchina ok? Qui passano troppe persone.''
Aumentiamo il passo e arriviamo in fretta all'auto parcheggiata dove sono anche le altre in un posto dietro al bar, controllo che non ci sia nessuno per poter essere libera di esprimermi.
''Prova a riflettere su quello che hai da dire mentre cerco la macchina fotografica.''
Apro il portabagagli, Steve deve averla lasciata lì.
''Perchè sei confusa?'' Mi arriva come uno schiaffo. L'avevo quasi scordato.
Mi volto e sei qui, i tuoi occhi mi penetrano.
''Io.. '' Perdo tutta la mia sicurezza in un battito di ciglia.
''Potrei dirti mille parole che non avrebbero senso.'' Mi ripeti. Ricordi quello che ti dissi in quel bagno.
''E' quello che ti dissi quando girammo il sesto episodio.''
''Esatto, se vogliamo chiarire partiamo da qui.'' Assumi un'espressione austera.
''Quando sei accanto a me io ho paura perchè comincio a volere delle cose che prima non volevo.''
Le mie dita scorrono sul tuo braccio. ''Come toccarti.''
''Io non so il motivo, credimi.. Cioè forse lo conosco ma.. ''
Mi scosti la mano, mi guardi e quel disagio che cerco di nascondere cresce, indietreggio richiudendo il portabagagli che era socchiuso.
''Ma?'' Non venire così vicino Amy.
''Perchè mi hai baciata?'' Adesso sono io a far indietreggiare te. Ti tocchi le labbra come per tastarlo ancora. Annodi le dita sul ventre e non posso fare a meno di guardarti le gambe, mi manca il respiro, arrossisci. La mia mano è sul tuo corpetto senza rendermene conto, i tuoi occhi hanno cambiato aspetto, indecifrabili, immobili, mi stai leggendo.
''Non farlo.'' Mi dici con un filo di voce.
Stringo il corpetto in un pugno e ti spingo contro la portiera della macchina, ti arrendi alle mie maniere forti, incroci le braccia dietro la mia testa e mi riempi con la tua dolcezza, sento i tuoi respiri gonfiarsi e sgonfiarsi sulla mia pancia, sei morbida, io voglio abitare tra le tue labbra, voglio sentirti vivere in me.
Ti slaccio la mantella e non aspetto a sfiorare la pelle delle tue spalle, ti piace quando ti tocco Amy?
Apro la portiera dell'auto.
''Siediti.'' Ti ordino.
Mi metto a calvalcioni sulle tue gambe, chiudo la porta e la sicura. Sto sudando, le tue mani si posano sulle mie cosce, stai squadrando il mio corpo, per quel che si riesce a vedere, per quel che riesco a capire.
Le nostre bocche si incontrano di nuovo e il tuo sapore si fa più intenso, cominci ad avere l'affanno ed io con te, non vorrei mai lasciarti. Non vorrei mai smettere di assaggiarti. Mi fai sentire così viva.
Invado la tua lingua con prepotenza, le tue unghie stringono le mie gambe, poi i fianchi, mi stacco da te.
''Toccami.'' Ti prendo per i polsi e premo le tue mani sul mio torace, sospiri, appena lascio la presa salgono sul mio seno.
Un rumore di passi improvviso mi terrorrizza, ho la scena davanti agli occhi; il tradimento, i sensi di colpa, tu mi guardi, le nostre mani si stringono.
''Signora può metterla qui.'' Il mio corpo si sgretola come roccia. E' un parcheggiatore.
''Sarah dobbiamo uscire.'' Mi implori.
La macchina fotografica è proprio accanto a noi, l'afferro ed esco permettendo anche a te di uscire, ti tendo la mantellina che avevo lasciato sul tettuccio dell'auto e ci sistemiamo. Come se niente fosse torniamo dagli altri, ho il timore che tutti possano sentire quanto il mio cuore stia insistendo per tornare tra i respiri di Amy, quanto il mio corpo stia bruciando per i suoi occhi, quanto il mio sangue stia bollendo per le sue mani.   

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