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Per Gloria proseguire si stava rivelando sempre più complicato, perché la gente si accalcava sul marciapiede e tutt'intorno. Finalmente raggiunse un punto in cui sembrava esserci un po' di spazio e decise di approfittarne: mentre tentava contemporaneamente di raddrizzarsi gli occhiali, riacchiappare un pacco che stava per caderle e frugare nella borsa si dimenticò di guardare avanti.

Peccato che davanti a lei ci fosse qualcuno.

L'urto fu inevitabile. Gloria finì a terrà in un groviglio di abiti e buste che si sparpagliavano ovunque: il cappello le scivolò sugli occhiali, lasciandola temporaneamente accecata, mentre il pavimento gelido sotto le gambe le provocò un gran brivido.

Due mani salde ma gentili la afferrarono per le braccia e la rimisero in piedi, per poi scostarle il berretto dagli occhi.

«Mi scusi, mi scusi, non l'avevo proprio vista... sono così sbadata...» balbettò Gloria, spostandosi i capelli dal viso e guardandosi intorno alla ricerca delle proprie cose. «Sa, oggi è impossibile farsi largo in mezzo alla folla, non c'è verso di passare... neanche stessero sgomitando per un posto in prima fila a uno spettacolo mai visto!». Le stesse mani che l'avevano sollevata le restituirono una bracciata di pacchi, che lei tentò di afferrare con una mano sola, mentre con l'altra smanacciava verso il marciapiede per recuperarne altri. «Grazie! E insomma, quando finalmente ho trovato un po' di spazio mi sono distratta...»

Gloria tacque per un istante: aveva sollevato lo sguardo sulla persona che aveva urtato e che ora la stava aiutando, e aveva incrociato due occhi di un colore impossibile.

«Oh, wow! Sono lenti a contatto?» chiese la ragazza, sporgendosi verso l'uomo e scrutandolo attentamente.

Eliezer si ritrasse, a disagio. «Manca qualcosa?» si costrinse a chiedere.

«Oh, chissà!». Gloria controllò intorno ai propri piedi e poi tra le proprie braccia. «Pare di no. Ma sei bianco! Come fai ad avere una pelle del genere?» aggiunse, curiosa.

«È sempre stata così» rispose lui, sempre più in imbarazzo: la gente lo stava fissando, se possibile, persino più di prima, e avrebbe voluto andarsene di lì.

«E gli occhi?» continuò Gloria.

«Anche gli occhi». Eliezer cercò disperato un varco nella folla; gli parve di scorgere un punto in cui non c'erano molte persone accalcate, ma quando tentò di sgusciare via, Gloria allungò una mano – miracolosamente senza far cadere nulla – e agguantò Eliezer per il polso, trattenendolo.

«Ehi, aspetta! Dove scappi? Visto che ti ho urtato e mi hai anche aiutata, volevo offrirti un caffè per scusarmi e ringraziarti. O magari preferisci un tè? A me il tè piace. Con i biscotti, poi...». Scorse l'espressione stralunata di Eliezer e si mise a ridere. «Scusa. Parlo troppo, vero? Non posso farci niente, è più forte di me, quando comincio non c'è modo di farmi smettere...». Gloria si morse le labbra per evitare di scoppiare di nuovo a ridere. «L'ho fatto di nuovo. Avanti, accetta la mia offerta... se sei fortunato, mi scotterò la lingua e riuscirò a non parlare per trenta secondi!»

«Io... io...» farfugliò stordito Eliezer, sentendosi in trappola.

Gloria ne approfittò senza ritegno. «Perfetto. Andiamo, conosco un posto carino e tranquillo!» decise, trascinando Eliezer in mezzo alla folla.

Sangue di drago #Concorsiamo2k18Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora