Con il passare dei giorni, Eliezer scoprì che, così come gli esseri umani sembravano essere in grado di percepire che in lui c'era qualcosa di diverso, Gloria aveva la capacità di percepire la sua presenza e basta. Dopo quell'incontro al parco, tante altre volte la donna l'aveva trovato quando lui era invisibile e nascosto; e se all'inizio il drago aveva pensato che fosse solo una coincidenza, a un certo punto si era dovuto ricredere.
Una notte di gennaio particolarmente fredda, Eliezer, dopo la mezzanotte, si era rifugiato in un boschetto in uno dei tanti parchi di Roma. Lì, nascosto a occhi indiscreti, si era spogliato e fissava il cielo buio attraverso le fronde degli alberi. Ormai era da parecchio che si era confinato in quella forma umana, e di recente il desiderio di volare era diventato insopprimibile. Quindi aveva pensato che non ci fosse nulla di male in un giretto nella gelida aria invernale, quando nessuno poteva vederlo spiccare il volo.
Eliezer chiuse gli occhi e sentì il proprio corpo cambiare, le ali spuntargli in mezzo alla schiena, mentre tornava alla sua forma naturale. Era appena tornato alla sua vera altezza – oltre quattro metri – quando un forte fruscio di foglie lo riportò alla realtà.
«Elie! So che sei qui, ma non capisco che ci fai in mezzo agli alberi a quest'ora di notte!» disse la voce di Gloria, vicinissima. Eliezer fu preso dal panico: non poteva tornare umano – il passaggio da una forma all'altra richiedeva alcuni minuti che lui ora non aveva – e non poteva spiccare il volo, perché in quel caso Gloria l'avrebbe visto. Ma non poteva neanche restare fermo dov'era, perché non poteva sperare che la donna non notasse un enorme drago albino alto quattro metri e dalla stazza di alcune tonnellate fermo in mezzo agli alberi. Insomma, Eliezer non vedeva via d'uscita.
«Eliezer!» tuonò ancora la voce di Gloria. «Per quale motivo dobbiamo sempre giocare a nascondino io proprio non lo capisco...»
Gloria si interruppe: era appena sbucata nello spiazzo in cui si era rifugiato Eliezer, e si era trovata di fronte il drago. Eliezer alzò il muso verso il cielo, decidendo che ormai tanto valeva alzarsi in volo e sparire.
«Oh mio Dio!» esclamò Gloria, senza fiato. Mosse qualche passo verso il drago e lui iniziò ad agitarsi, spaventato sebbene lei non potesse nuocergli in alcun modo. «Oh no, no, ti prego, non avere paura!» lo supplicò la donna. «Non voglio farti del male – non credo neanche che potrei, insomma, tu sei enorme e io confronto a te sono una formica... ma tu... tu sei vero?»
Eliezer sbuffò, sofferente e anche un po' incredulo. Ma sul serio Gloria gli stava chiedendo se era vero? Invece di scappare? Quella donna doveva avere qualche rotella fuori posto.
Intanto Gloria si era avvicinata ancora di più; Eliezer la sentì trattenere il fiato e si rese conto che, distratto dai propri pensieri, aveva abbassato il muso per guardarla. Girò subito il collo verso un'altra direzione, ma aveva l'impressione che ormai il pasticcio fosse fatto.
«Eh no, non ci provare! Guardami!» disse Gloria. Quando il drago non obbedì, non si fece scrupoli a dargli un pugno: Eliezer, talmente sorpreso dal grado di follia che Gloria stava raggiungendo – insomma, chi mai prenderebbe a pugni un drago? – finì per fare proprio quello che lei voleva.
Gloria si specchiò in quegli occhi rossi, e anche se al posto suo nessun altro avrebbe creduto a quello che vedeva, nella sua mente non passò nemmeno per un istante l'idea che potesse essere tutto uno scherzo, o un'allucinazione.
«Elie, sei tu?» bisbigliò Gloria.
Eliezer non vedeva cos'avrebbe potuto fare per smentire l'intuizione – giusta – che Gloria aveva appena avuto. Spiccare il volo? Ruggire? Incenerirla? Non aveva senso. Così abbassò il muso fino a che i suoi occhi non furono alla stessa altezza di quelli di lei.
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Sangue di drago #Concorsiamo2k18
Short StoryEliezer, l'ultimo dei draghi, dopo millenni di solitudine e isolamento appare come un umano schivo e triste: la sua pelle bianchissima e gli occhi rossi l'hanno condannato a essere emarginato tra i draghi prima e tra gli umani poi. Ormai rassegnato...