La nascita

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Qualche mese prima i loro occhi si erano incrociati per la prima volta, poichè fatalità volle che fossero compagni di corso all'Università. All'inizio la sua figura non spiccó fra le altre,ma, dopo che al destino passó la timidezza, esso palesó le sue intenzioni;  finirono per l'appunto a fare tirocinio con gli stessi orari. Inizió tutto con una gentilezza, lui le offriva dei passaggi in modo da tenersela per sé e non condividerla con nessun altro almeno per quei dieci minuti di macchina. Anche se la giornata era appena nata e magari la sfortuna già aveva messo il suo zampino, una volta che loro entravano in quell'auto, ritrovavano la serenità e ricominciavano a scherzare ed a sorridere e lasciavano così il malumore a piedi.
Il momento in cui probabilmente entrambi capirono che quella non sarebbe stata solo una bella ed innocente amicizia, fu un pomeriggio che sembrava qualunque. Forse perchè gli spettatori celesti decisero che, a loro parere, la storia iniziava a diventare noiosa.
Stavano lì, in piedi, l'uno accanto all'altra, mentre il professore parlava. La loro pelle percepiva la vicinanza, lo sfiorarsi, e rabbrividiva rischiando di far scoprire i pensieri. Così nacque la voglia di toccarsi, un pensiero innocuo, la voglia di una carezza. Entrambi ci misero poco a capire che stava nascendo un pensiero pericoloso, una voglia nell'anima che doveva essere domata. Quando questo fu palese, i loro occhi si chiamarono, si trovarono e fecero un tacito accordo. Ma la mente non controlla l'essere come la medicina vuol far credere, e i loro corpi, infatti, ancora ballavano per riuscire a toccarsi ma sentirsi perdonati, d'altronde era stato per caso.
Il professore si era zittito e si dirigeva verso una nuova tappa. Loro diligenti lo seguirono e mentre camminavano lui si sporse nella direzione di lei e portò una mano a coprire le labbra, come se dovesse confidarle un segreto. Invece le sussurrò una battuta sull'argomento della lezione; lì lui poté ammirare per la prima volta quel sorriso, più volte nato su quel viso ma con una nuova sfumatura. Le sue labbra si inarcarono lasciando intravedere i denti ma gli angoli della bocca parevano addolciti. Non rideva solo per le parole di scherno ma anche per quel sentimento appena germogliato. Intanto quei due occhi celesti lo chiamavano, urlavano il suo nome e parevano non volersi distaccare più dai suoi.

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