Non ascoltò tutto il discorso e distolse presto gli occhi finalmente tornati a dimensioni normali.Ormai vagava in un mare di domande e disperazione, sulla sua zattera formata dall'ultimo briciolo di tranquillità che le era rimasta.Perchè quella cosa l'aveva turbata tanto? Alla fin fine già sapeva della sua esistenza, un giorno sarebbe dovuta rispuntare. Non poteva prendersela, dopotutto era complice. Ma prendersi cosa? La ragione?La rabbia? La colpa? Pensò che se i suoi pensieri potessero essere tradotti in tessuto, il costume del personaggio Enigma sarebbe stato un ottimo esempio. Lui l'aveva presa per le braccia, pronto a scuoterla, e chiedeva se gli stesse prestando attenzione. Certo che no. In quello, dal bagno, uscì Sara la biondona e gli occhi delle due ragazze tradirono tutti i pensieri, i piani e le costruzioni delle menti e dei corpi. Lui se ne accorse e la lasciò subito andare, rassegnandosi al fatto che non avrebbe ricevuto alcuna risposta; d'altronde non aveva fatto una domanda, e nemmeno luisapeva cosa avrebbe voluto sentire.
Lei sfuggì il prima possibile a quello sguardo rivelante e trovò che fumarsi una sigaretta poteva essere la soluzione migliore per quel momento. Sgattaiolò fuori dalla porta e prese una boccata avida di aria fresca, per cercare di congelare i pensieri. Prese la sigaretta dalla borsa e la accese con l'accendino che aveva in tasca. Il malumore l'abbracciò, alzò le braccia avvolgendola completamente con le sue vesti e formando, attorno a lei, una specie di campana per permetterle di rinchiudersi nel suo mondo. Apprezzò appieno quella solitudine e appoggiò la schiena al muro lasciandola scivolare verso il centro della terra. Una voce la riportò violentemente al mondo presente.
"Io so chi sei."
Da dietro il mantello scuro del malumore riusciva a scorgere solo una treccia bionda, così sospirando uscì, a suo malgrado, dal nascondiglio immaginario.
Che frase strana era per intavolare un discorso. Non era ancora pronta a fare i conti con la sua stessa voce tremolante, quindi aspettò curiosa di vedere come continuava quella frase.
"Tu sei la nuova amichetta di Marco"
Il cuore cercò di romperle qualche costola iniziando a saltare da una parte all'altra del petto, il fiato, invece, si bloccò. I suoi occhi lesti cercarono il riparo del malumore poco prima lasciato, ma questo si era spostato e ora stava accanto a lei, forse a farle coraggio. Cercò una risposta per tergiversare, sempre dubbiosa delle idee che arrivavano per prime vincitrici nella sua mente. Ma non sapeva come controbattere, cosa le poteva dire per non infossarsi da sola in discussioni che non avrebbe saputo risolvere? cosa per evitare l'ira della bionda nel caso avesse provato a mentire spudoratamente mentre lei già sapeva tutto? Quindi fece la figura dell'opossum minacciato: provò a fingersi morta. Ma le cose non cambiarono e per quanto lei fosse immobile, Sara iniziò ad aggirarla come uno squalo che ha puntato la sua preda.
"Lo so che ci vai a letto. Ancora non dici nulla?"
Fu invitato, dal suo viso, un sogghigno direttamente dagli inferi, che le si piazzò sulle labbra. Mentre camminava lei la guardava ancora pietrificata muovendo solo gli occhi, seguendo i suoi movimenti. Il suo cuore si dimenava talmente tanto da produrre così tanto calore nel suo corpo che avrebbe potuto giurare di aver scoperto come avveniva l'autocombustione. Le labbra di quella ragazza accolsero tra loro una sigaretta, che accese con il mozzicone della sua sfilandogliela dalle dita, mentre i loro visi erano alla minima distanza per non rompere il cilindrodi tabacco. Lanciò in terra il filtro ormai spento, finito, e le sussurrò befferdamente "Grazie". Finalmente uscì dal suo spazio personale e si sedette sul gradino che portava al bar.
"pensi di essere l'unica? Ce ne sono state tante altre come te..."
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Ripetizioni
Short StoryUna scena lampo che coinvolge due giovani studenti e la loro attrazione. Una situazione in cui, forse, ogni ragazza vorrebbe trovarsi. Ma solo andando avanti la verità verrà svelata.