La risposta di Sofia mi lasciò spiazzato.
Non uno, ma ben due ragazzi avevano fatto a botte, avevano litigato, si erano fatti del male a vicenda, per non la ragazza di un altro, non una ragazza qualsiasi, per la mia ragazza.
Sentimenti confusi si sovrapponevano tra di loro: compassione, rabbia, gelosia.
Non potevo credere che tutto quello fosse successo mentre io non ero presente. Mi avvicinai alla porta e con tutta la forza che avevo iniziai a prendere a pugni il muro. Mentre lo facevo lacrime salate rigavano le mie guance. Diedi così tanti pugni al muro che le nocche mi iniziarono a sanguinare finché i miei amici non mi dovettero fermare e portare in un'altra stanza per medicarmi le nocche.
Da quel momento il mio sguardo era immerso nel vuoto: non vedevo niente, non sentivo niente. Prima di andare a dormire decisi di andare a vedere come stava Sofia.
La vidi sdraiata a pancia in su sul letto della sua stanza. Decisi di entrare nella stanza, e così facendo mi distesi accanto a lei, feci per metterle un braccio dietro al collo, lei lo capì, ed alzò di poco la testa per permettermi di farlo, misi l'altra mano sopra le sue che si trovavano sovrapposte l'una sull'altra sulla sua pancia, lei spostò la testa nell'incavo del mio collo, e finalmente tornò la calma. Tutto il casino che fino a prima mi frullava in testa lasciò il posto ad una calma creata solo dalla presenza di Sofia accanto a me. Fu in quel momento che capii la vera importanza che lei aveva per me, fu in quel momento che trovai la mia felicità: Sofia.
"Ti amo Lorenzo."
"Anche io piccola, non dimenticarlo mai."
"Grazie di non esserti arrabbiato"
"Perché mi sarei dovuto arrabbiare?Non è mica colpa tua."
Tutto d'un tratto e senza preavviso ritrovai Sofia che mi stringeva fortissimo. Accennai un piccolo sorriso e la strinsi a me ancora più forte.