Il mio primo amore. ♔

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Tutto cominciò quel giorno. Ero arrivata in anticipo a scuola: alle undici e mezza.
Come sempre la luce dell'alba era la più meglio, e annurbava la mia vista.
I miei occhi lacrimavano, e il mare che c'avevo dentro stava uscendo fuori.
Mi diressi verso l'entrata della scuola, e scrutai lo spazio a me circostante alla ricerca di un uomo da accalappiare.
Tirai fuori dalla mia sacchetta due pasticche di extacy, chi strigarunu nterra quando ero uscita di casa.
Avevo ancora le tappine, e sobbalzai quando mi resi conto di aver scordato le mie scarpe tacco sessantanove.
Mi sentii chiamare:
-Rosalbaaaaaa! Chi bellu culu chi hai! Ni videmu sta sira?-
Era Egidio, sopravvissuto alla sua esperienza con la monaca di Monza.
Elegantamente risposi: -A fattilla rattari d'un marucchinu!-
Lui mi lanciò un'occhiata infuriata, andandosene a mangiare la pasta al formaggino.
Ignorandolo aprii la porta della scuola, vedendo il bidello Ermenegildo che si tagliava i baffi con le forbici della scuola, che, consuetamente, restituiva alle professoresse quando si incontravano segretamente per fare un'orgia assieme al preside Elia.
Un conato salì su per la mia gola, e per poco non vomitai per terra.
Arrivai in classe, e subito mi sedetti al mio banco, rendendomi conto che era già iniziata la lezione di Matematica. Trovai che fosse alquanto strano visto che ero in anticipo.
-Rosalba! Alla lavagna e fammi questo sistema!- la professoressa Bindi Bandi, mi intimò di eseguire i suoi ordini, lanciandomi una frecciatina che mi fece venire i brividi.
Mi alzai dalla sedia di carta e raggiunsi la lavagna, prendendo in mano il pennarello arcobaleno, pronta ad iniziare ad eseguire gli esercizi.
I miei compagni urlavano come delle scimmie in gabbia, ed affettuosamente non potei evitare di urlargli: -Ou, m'aggia rutt' o cazz!-
La professoressa Bindi Bandi senza esitare mi piazzó un tre sul registro, era amareggiata dal mio comportamento, e mi disse di tornarmene a casa. Allora, demoralizzata, decisi di trovare la mia pace interiore alla Villetta Troial.
E pensai magari si scordiribbi del mio comportamentu a prof.
Sul cammello a dondolo, c'era un ragazzo biondo con i capelli neri. Era altissimo circa venti centimetri. Era proprio della mia altezza, faceva al caso mio!
-Oh, bella bionda! Beato chi ti sfonda!- mi urlò.
-Ma io non sono bionda!- urlai di rimando. Lui mi guardò qualche secondo prima di parlare.
-Sono daltonico.- disse, giustificando le sue parole.
Anche se non credevo alle sue più meglio parole, perchè sapevo che il daltonismo vale solo per i colori verde e rosso, i quali vengono percepiti come grigio, decisi di credergli perchè era bono.
I suoi denti a castoro mi eccitavano troppo...
-Come ti chiami?- gli domandai curiosa di sapere il suo nome.
-Fiorenzo Entranelbagno.-
Che bel cognome, pensai.
-Lo sai che ti amo?- avevo detto in mente, maledicendomi per pronunciato le parole ad alta voce.
Sentii il mio cuore battere forte nel mio petto. Il terreno pareva essere scomparso sotto i miei piedi. Respiravo a fatica.
Era il mio primo amore.

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