Il quarto amore. ♞

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Dopo il fallimento delle mie nozze con il ragazzo con l'orecchino di perla, caddi in una grave depressione.
Mangiavo chili e chili di gelato alle noci di cocco, e in giorni più duri, interi porci delle Marche.
Quando quella mattina mi ero svegliata, mia mamma aveva detto che, per riuscire a tirarmi su il morale, aveva deciso di farmi conoscere il figlio di Magda: la vicina di casa, esitai un attimo a causa della sua religione, mi feci convincere poiché sempre uomo era e sempre il cazzo portava. Il suo nome era Mustafà Piscibannera.
Andammo al parco, mi raccontó della vita in tunisia, c' era riling e inizziammo subito la relazione poiché era ciò che desideravano entrambi. I contrasti e le liti non mancavano a causa della sua religione, ma io acconsentì a ogni minima cosa pur di renderlo felice.
Perfino quando mi aveva costretta ad indossare il burka, non avevo rifiutato, anche se con quel coso addosso mi sentivo costretta, io avevo bisogno di mostrare le mie forme, avevo bisogno di essere guardata e quel maledetto burka mi lasciava solo gli occhi visibili.
Mi portò alla Villetta Troyal, e lui mi guardava.
-Sei bellissima con questo burka esclamò muovendo le sue soracciglia cespugliesche.
-Ma se neanche mi vedi!- avevo esclamato io.
-No diri!- lui mi aveva detto mentre con una mano accarezzava la mia testa.
-A fattilla rattari d'un marucchinu!- lo avevo insultato, alzandomi dal mio posto liberandomi di quel burka e lasciandolo da solo.
Tornata a casa avvertito il bisogno di depilare le mie gambe, pareva che lì sopra avessi, ormai, la Foresta Amazzonica da non poter nemmeno indossare i pantaloni per uscire.
Ai piedi avevo le mie tappine, e le tolsi per rinfrescare i miei piedi.
-Rimettiti le scaaaarpe. Beeeeh!- la pecora nera di mia mamma aveva belato.
-Perchè mai?- chiesi io, confusa dalle sue parole.
-Stiamo svenendo tuttii. Beeeh!-
Le mie guancie si tinsero di un rosso scarlatto per la vergogna, allora rimisi le tappine ai miei piedi.
Lanciando un'ultima occhiata alle mie gambe, decisi di dirigermi in baglio per dare un taglio ai miei peli. E, seduta sulla vasca, afferrai la mia lametta, sicuramente non per tagliarmi.
Proprio quando stavo per rasarmi le gambe, per spaccare il capello in quattro, Mustafà Piscibannera irruppe nel bagno, con le lacrime agli occhi ed uno sguardo dispiaciuto.
-Cara Rosalba, non era mia intenzione offenderti. Ti chiedo umilmente scusa.- aveva parlato seriamente rammaricato.
-Ma cosa fai, Mustafà? Cosa ne andrà della mia purezza e castità se non uscirai da questa stanza? Sono troppo scoperta!- ero a dir poco delusa dal suo comportamento.
-Ma io ti ano!- mi aveva urlato.
E, per citare la frase di uno dei mei 73749493030220209484848 fidanzati, avevo detto: -Ti buco del culo anch'io.-
Era il mio quarto amore.

La Più Meglio Storia D'Amore. - UN LIBRO DI SANTI PAISANO.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora