❝ Facile era
sulle tue labbra
scorgere il miele
per quanto dolci
fossero
i tuoi sorrisi. ❞Jeon Jungkook
dopo
Brillavano, le luci della città, come il riflesso della luna in un fiume increspato. Erano molteplici pezzi di astri, quelli che luccicavano sulla superficie dell'acqua. Autovetture si muovevano lungo le strade affollate di una Busan sempre accesa, e come pesci nuotavano veloci, in quel rivo che Jeon Jungkook osservava dal terrazzo del suo appartamento distrutto. Fredda e pungente era, invece, l'aria che respirava a pieni polmoni, con le palpebre serrate, sui suoi occhi scuri, scese come cortine pesanti. Quell'aria era impregnata da un miscuglio di peccati. Lo smog, la tristezza, l'odore acre dell'alcol che proveniva dalla sua camera.
Come se volteggiassero parassiti, finissime goccioline d'umidità sfioravano le braccia di Jungkook, appoggiate al ferro rugginoso del terrazzo, e foravano come aghi altrettanto sottili, la sua pelle candida, bianca come la neve di quel mese mai scesa.
Guardava con gli occhi stanchi i fiumi che erano le vie della capitale, che pulsavano come le bluastre vene del suo polso, come il cuore che martellava nelle sue tempie doloranti. Sul suo terrazzo regnava il silenzio che precede una nevicata, col fiato sospeso e il riflesso delle nuvole che colora le iridi di chi lo osserva.
Mani di carta che prima rigiravano tra le dita un accendino, ora stringevano, tremanti, un pacchetto di Lucky Strike contenente solo due sigarette. Le sue dita affusolate ne estrassero una e gettarono il resto sul davanzale della spoglia camera da letto, appena dietro di lui. Se la portò tra le labbra secche e la accese. Chiuse ancora una volta gli occhi, giusto il tempo di gustarsi a pieno quel gesto triste, quella boccata avvelenata al gusto di tristezza e distrazione. Quando li riaprì, alzò il mento verso il cielo nero e traboccante di stelle, e rimase a contemplare le sue innumerevoli bellezze. Era un ragazzo senza sogni, sì, ma ammirava, con invidia cieca, quelli degli altri, che solo i ragazzi come lui leggevano tra le righe, lasciate libere di essere scritte dagli astri, ogni qualvolta che qualcuno sussurrava loro, con preghiere sulle labbra assetate e lacrime salate sulle guance.
La luna baciava il volto pallido del giovane, la cui pelle sembrava brillare come un trasparente diamante grezzo. Guardò il fumo salire in alto, verso i sogni, e poi distruggersi. Con il mozzicone in mano, schiuse quelle labbra, rosse e dai pallidi contorni, come Dalie, come il sangue per i tagli causati dal tremendo gelo e gli innumerevoli morsi. Screpolate e secche, chiedevano i baci che non poteva più avere.Jungkook si rifugiava tra le braccia magre e i caldi corpi di ragazze che non gli appartenevano e che non gli interessavano. Tornava a casa prima del mattino, dopo aver passato notti insonni tra le carezze di tenere dita, che sfioravano come petali di rose la sua schiena graffiata, le sue spalle tremanti e il suo petto scosso dai fremiti che lo sconvolgevano, appena la sua pelle toccava le lenzuola, in cerca di un po' di pace.
Jungkook odiava il suo modo di provare a rimediare, a distrarsi, cercare conforto in coloro che l'indomani non ci sarebbero più state per lui. Odiava come scegliesse sempre le vie peggiori per provare anche solo a non pensare per un po'.
Jungkook cercava solo un appiglio, ma ogni volta finiva per sprofondare sempre qualche centimetro più in basso.
Adesso scuoteva un po' col dito la cicca, guardando cadere i residui della sua felicità, lentamente.
Sentì il sapore del rame sulla punta della lingua, mentre un piccolo rivolo di sangue caldo, uscendo dal naso, macchiava le sue labbra adesso tinte del colore della morte e della passione. Un arreso sospiro sfuggì dalla sua bocca di ciliegie e una nuvoletta bianca si levò in alto, solleticandogli le gote rosse. Sulle sue fragili dita spezzate e le nocche sporche, caddero dal mento le gocce di sangue che perdeva il suo cuore.
Il ragazzo non disse niente e sospirò ancora, asciugandosi le lacrime purpuree che riversava il suo corpo devastato con le maniche della felpa che si era sfilato di dosso. E sentiva il freddo colpirlo, come una scarica di pugni che, secondo lui, meritava.
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FRANGIBILI OSSA | j.jk
Fanfiction"Scendeva il diluvio universale e noi non avevamo ombrelli." Bevendo le tristezze delle sette, svuotano calici. Si nutrono di cenere diventando tale. The Official Playlist out now on Spotify.