━ L'altra parte del niente

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❝ È facile odiare
te stessa
quando
tutto il tuo amore
è dentro
qualcun altro. ❞

Jeon Jungkook

prima/durante

Il nero della sua ombra, ora lo avvolgeva nel silenzio. Era uno spazio vuoto, senza tempo, indefinito. Nessuna forma e nessun oggetto; nemmeno uno spiraglio di luce. Jungkook non capiva se le suole delle sue scarpe poggiassero effettivamente su qualcosa di concreto. Niente era distinguibile, oppure niente, tranne lui, esisteva in quello spazio; una stanza vuota e nera, in cui persino il silenzio rimbombava nell'infinito, producendo un suono grave e alieno.
Il suo cuore batteva forte. Poteva sentirlo chiaramente pulsare nelle vene, nelle orecchie, nel petto. I suoi respiri calmi, rallentati, risuonavano più forti, quasi sconosciuti, estranei, come se provenissero da un'altra persona, che respirava dentro di lui, coi suoi polmoni rovinati. E tutto faceva vibrare tra le pareti del suo corpo.
Era stranamente tranquillo; o meglio, il suo corpo comunicava questa sensazione. In quel luogo perso, e inaccessibile, la stanchezza e l'affaticamento umano sembravano alleviati, oppure solamente tappati, chiusi in un barattolo di vetro, pronti a graffiare e squarciare per uscire, il contenitore apparentemente vuoto della sua anima persa in quell'universo monocromo. Forse, pensò, dev'essere questo l'oblio. Forse mi trovo in un angolo del cosmo che non è ancora stato creato.
Manca di tutto. Forse è stato dimenticato, incompiuto, e qui risiede l'abbandono.
E' il posto in cui governa il niente, e vi è spazio per ogni cosa. Potrei immaginare tutto. Ma qualcosa non torna. C'è troppo silenzio; qualcuno inizia a piangere, e qualcos'altro mi avvinghia. Il pianto è lontano, sono singhiozzi forti. È un ragazzo che piange. Paranoia e afflizione, risiedono e si smuovono dall'altra parte del niente. È un invito, vogliono che vada a vedere, che passi da una parte all'altra della riva, che smuova le acque nere.
Chi mi ha sfiorato il collo e le caviglie ha mani ghiacce e delicate, e ora i miei piedi mi stanno portando da qualche parte. Attraverso la dimenticanza, mentre mi avvicino al ricordo. Esso non prende forma e non prende colore, è ancora lontano, ma acquista una voce, ed io mi paralizzo. È qualcuno che parla con la voce spezzata di Manami, che attraversa il mio ricordo, che ripercorre la giornata al fiume. E fa giungere il freddo della neve; mentre io continuo ad avanzare, mi stringo nelle spalle e le punte delle dita iniziano a far male.
Vuole che ricordi, vuole che ritorni a stamattina. Ma perché? Perché sta parlando? Ho forse dimenticato qualcosa di importante? Questo posto, allora, in cui regna l'oblio, è davvero un angolo incompiuto dell'Universo? Oppure sono solo io, che mi ritrovo in un luogo sconosciuto e sconfinato della mia mente.
Le mie labbra ora si muovono da sole.

Non ti trucchi mai, dico.

No, infatti, risponde il ricordo.

E perché oggi sì?

E mentre io continuo ad avanzare, mi stringo nelle spalle e il mio respiro si fa irregolare, in quello spazio vuoto in cui la morte si preannuncia vicina. E finalmente capisco, e il mio cuore si raffredda, diventando ghiaccio.

Perché vorrei che mi ricordassi così.

"[...]A quel tempo Jungkook non aveva capito cosa volesse dire, così la frase cadde nel vuoto." È qui che, insieme al nulla e alla gelida neve, l'innocenza si strappa le membra con dolore; e giunge il rimpianto.
Comincio a correre, mentre una macchia indistinta compare lontana. I fiocchi di neve continuano a cadere immersi nell'oscurità, in quella compattezza opprimente, che mi circonda e sovrasta. L'aria è pungente, il mio respiro irregolare, affannoso.
Sotto i talloni il pavimento continua a mancare, ma non si arresta la mia corsa. I singhiozzi del ragazzo che prima sentivo lontani, adesso sembrano rimbombare come un eco.

FRANGIBILI OSSA | j.jkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora