Sedicesimo capitolo

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Mi guardo attorno confusa, ogni parte del mio corpo mi fa male e se provo a muovermi, la testa inizia a girare vorticosamente. Porto lo sguardo alla mia destra dove una grande finestra bianca, fa entrare luce chiara, sul davanzale ci sono dei fiori colorati.
Mi giro poi a sinistra e vedo un grande macchinario che sembra controllare il mio battito cardiaco, affianco ad esso, c'è anche la flebo a cui sono collegata dal braccio, che inietta nel mio corpo chissà quale tipo di medicinale. Davanti a me, c'è un ragazzo moro, addormentato su una poltrona posta davanti al mio letto. Ha i capelli scompigliati e il suo volto sembra essere stanco.

Quello è mio fratello

"Chris" dico con un filo di voce, pensavo di poterlo dire più forte, ma le mie corde vocali sembrano essere addormentate da chissà quanto tempo. Mi inumidisco le labbra e ci riprovo "Chris!" dico con più forza ma lui sembra non dar segno di aver sentito, riprovo un ultima volta ancora più forte di prima e finalmente inizia ad aprire gli occhi, strizzandoli appena
"Non adesso" mugugna appena richiudendo gli occhi e girandosi dall'altra parte, rimane in quella posizione per qualche secondo e si alza di scatto "sei sveglia!" urla facendomi sobbalzare, si butta letteralmente su di me, abbracciandomi forte
"Piano Chris" dico mormorando appena e lui si stacca, scusandosi.
"Che cosa è successo?" gli chiedo quando si ricompone del tutto e si siede sul bordo del mio letto, prendendo la mia mano tra le sue "Non ti ricordi niente?" scuoto appena la testa, e lui fa un lungo sospiro per poi iniziare a spiegarmi
"Mamma e Papà avevano deciso di andare a Londra per il loro anniversario e la sera stessa che sono partiti abbiamo deciso di andare a bere qualcosa fuori" la sua voce è ferma, e il suo sguardo è basso e fisso sulle nostre mani "abbiamo bevuto qualcosa al pub e si è fatto tardi, verso le due o le tre, adesso non ricordo bene... abbiamo deciso di tornare a casa a piedi giusto perché sapevamo di aver bevuto qualche bicchiere in più" fa un lungo sospiro "eravamo ormai sulla via di casa quando dovevamo attraversare la strada, il semaforo era rosso ed io ero passato comunque, tu stavi aspettando il verde e..." si ferma un attimo guardandomi "i-io ti dicevo di passare, che tanto non sarebbe arrivato nessuno... tu mi hai dato ascolto e sei passata" la sua voce è spezzata dal magone in gola "proprio in quel momento una macchina è sfrecciata ad alta velocità e ti ha preso in pieno" aggiunge l'ultima frase per poi passarsi le mani sul volto
"Siamo andati subito in ospedale e ho chiamato mamma e papà che avrebbero preso un aereo per tornare il giorno dopo, ma tu eri già...eri già in coma, mi dispiace così tanto" finisce guardandomi con gli occhi lucidi, il cuore inizia a battermi forte e inizio a ricordare qualcosa

I fari della macchina puntati nei miei occhi che mi accecano come se fossero due piccoli soli luminosi

Tutto intorno a me gira lentamente ma velocemente allo stesso tempo, il mio battito cardiaco accelera

La macchina che prova a frenare all'ultimo

Nella mia testa riesco a sentire il rumore delle ruote sull'asfalto

Chris che chiama aiuto, tenendomi il volto tra le mani e mormorandomi parole di conforto

Due infermieri entrano in camera, uno di loro mi inietta un liquido nella vena che poco prima era occupata dalla flebo e subito inizio lentamente a calmarmi
"Okay Julia, va tutto bene adesso" mi dice con voce calma un'infermiera, sorridendomi dolcemente mentre Chris assiste in silenzio alla scena, sapendo di non poter far nulla. La situazione sembra ormai calma quando nella stanza entra un uomo, ha un lungo camice bianco, i capelli leggermente lunghi, un accenno di barba sul mento e in mano tiene quella che sembra essere la mia cartella clinica. Mi guarda negli occhi e subito dopo vedo tutto offuscato, il suo viso mi è fin troppo familiare
"Daryl..." sussurro per poi perdere i sensi.

Quando mi risveglio, fuori è tutto buio e la testa ha ripreso a farmi ancora male, mi guardo intorno e allungo la mano verso il comodino vicino al mio letto per accendere una piccola luce che illumina appena tutta la stanza. Sono da sola, credo che Chris sia andato a casa per stasera, sento la porta della camera aprirsi e rimetto il braccio sotto le coperte, facendo finta di dormire. Dei passi si avvicinano al mio letto, la persona che è entrata, sembra star prendendo degli appunti su un foglio di carta

"So che sei sveglia" sussurra, non riconosco la voce anche se mi sembra molto familiare, apro quindi gli occhi e vedo Daryl davanti a me "sono il dottor Reedus, vuoi raccontarmi cosa ti è successo?" la sua voce è calma e controllata e il suo volto non mostra nessuna emozione, intreccia le dita delle sue mani guardandomi pazientemente

"Lei sa del mio incidente"

"Non intendo quello che è successo prima del coma, intendo quello che è successo durante, più di una volta ti ho sentito dire qualche parola" aggrotta appena la fronte e si affianca al mio letto. Faccio un lungo sospiro, so che resterà qui finché non gli racconterò tutto
"Spero solo di non annoiarla" dico per poi iniziare a raccontare tutto dall'inizio. Lui annuisce ad ogni mia parola incitandomi ad andare avanti, sembra essere affascinato da questa cosa, mi pone anche alcune domande.
Appena finisco, commenta con un 'Affascinante'. Rimaniamo in silenzio per qualche secondo, mente lui scrive alcune cose sul foglio che aveva in mano poco prima

"Devi sapere Julia che può capitare che durante il coma il cervello decida di immaginarsi tutto questo, è un po' come quando sogniamo, ci sembra tutto reale, ma in realtà sta succedendo solo nella nostra testa" fa una piccola pausa, sospira e riprende a parlare "capita spesso che le persone che abbiamo visto o che conosciamo possano entrare nei nostri sogni rendendoli ancora più reali, siamo condizionati da tutte le cose che vediamo in televisione, nella vita reale e dalle persone" annuisco con la testa, lui sorride appena "bene, adesso ti lascio riposare, tra un paio di giorni potrai tornare a casa"

"Aspetti" sospiro "un ragazzo, Daryl, aveva le sue stesse sembianze, com'è possibile? Io, non l'ho mai vista prima di andare in coma" lui si gira a guardarmi e aggrotta appena le sopracciglia

"Suppongo...mh, io, non ne ho idea ad essere sincero, i credenti lo potrebbero considerare un miracolo ma penso sia più una casualità, magari quando sei stata trasportata in ospedale eri ancora parzialmente cosciente e mi hai visto" spiega con lentezza come per farmi capire ogni singola parola "lo stesso Daryl di cui mormoravi sempre il nome?" mi chiede con un leggero sorriso sulle labbra che mi fa arrossire, annuisco "adesso, se non hai altre domande, io andrei" dice congedandosi per poi uscire dalla porta, lasciandomi sola con i miei pensieri.

Giorno 58 dal risveglio

L'ospedale e il coma, sono ormai un ricordo lontano. Ho riabbracciato finalmente i miei genitori e i miei familiari, dire che erano in pensiero per me, è dire poco. Nonostante siano passate settimane dal sogno, ci ripenso spesso. Ogni tanto mi capita di sognarlo alla notte, ma è meno reale, come se il mio cervello mi stesse dicendo di non preoccuparmi. Ci sono sempre tutti, mi sorridono e mi salutano con la mano, magari un giorno, incontrerò ognuno di loro nella vita reale e capirò perché li ho sognati.

Io e Norman (il vero nome di Daryl) ci frequentiamo da un paio di settimane, è lui che mi ha chiesto di uscire per la prima volta con la scusa di essere interessato al mio caso. Sorrido ancora al pensiero. Sto bene con lui, il suo carattere non ha praticamente nulla a che vedere con quello di Daryl e ciò mi fa venir voglia di conoscere ogni suo aspetto, positivo o negativo che sia.
Proprio in questo momento, sono nel letto, lui sta ancora dormendo e i capelli gli vanno davanti agli occhi, non riesco a fare a meno di sorridere perché è così dolce.

Direi che questo si può considerare un lieto fine, per adesso, no?

Morti viventi || Daryl DixonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora