Capitolo 6

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"Caro Marco,
Dubito che mai leggerai la mia lettera. Ne ricevi troppe. Ma sai com'è, ci provo, e se stai leggendo queste parole significa che qualcosa ti ha spinto ad aprire quella busta lilla.
Potrei spendermi in complimenti banali, ma penso sia inutile. Credo che tu sappia già quello che vali! Volevo solo dirti grazie. Ti scrivo questa lettera per raccontarti il motivo per il quale ti sono grata, e ti chiedo scusa se sarà una lettera molto lunga!
Vivo da sola con mia madre. Il papà non l'ho mai avuto. Sono frutto di un amore estivo che a quanto pare è appassito insieme alle foglie d'autunno.
Non è stato mai facile, mamma era figlia unica e la nonna se n'è andata troppo presto, pochi mesi dopo il nonno.
Non poteva comprarmi i vestiti nuovi, i soldi bastavano a malapena per la spesa e le bollette, e andavo a scuola indossando i vestiti smessi delle figlie (e dei figli!) delle sue amiche. Tra gli abiti vecchi e la mia timidezza, i miei compagni avevano in me il bersaglio perfetto, e per tutti e tre gli anni delle medie sono stata vittima di bullismo.
Andò meglio alle superiori, ma in seguito alle cose subite negli anni passati ero cresciuta con una spiccata insicurezza e scarsa autostima. Il mio fisico non ha mai aiutato. Tendo sempre al curvy.
Così rimanevo sempre nel mio guscio, convinta che se fossi riuscita a isolarmi avrei sofferto molto meno. A stento, superai la maturità.
Adesso ho 23 anni. Sono in perenne ricerca di un lavoro, ne ho cambiati mille e non sono riuscita a trovare un posto fisso che mi consenta di avere la mia indipendenza.
Sono sola. Mi manca troppo la figura maschile che non ho mai avuto. Sono diventata diffidente verso il prossimo, avendo sempre ricevuto calci in cambio del meglio che avessi offerto. Sono oppressa da un velo nero troppo grande e pesante per poterlo sollevare da sola.
Insomma, caro Marco, la vita fa abbastanza schifo. Ma in mezzo al buio, ho trovato un puntino luminoso. L'ho scrutato bene, era una stella. Una stella con una grande voce e un grande cuore.
Eri tu.
Non pensare che sia sciocco.
La sera mi addormentavo sfinita, piangendo, ma adesso la mia stella mi culla finché non arrivo sorridendo tra le braccia di Morfeo.
Sembra poca cosa, ma mi aiuta. Mi aiuti.
Al buio ho paura, ma quella piccola luce basta a cacciare via i mostri che invadono la testa e il cuore.
E quindi grazie Marco.
Tua,
Vanessa Leandri"

Marco stava rileggendo quella lettera per la terza volta di fila. Steso sul letto dell'hotel, aspettava che gli portassero la cena in camera. Era veramente bella la Sicilia. Quando aveva una data in programma lì, arrivava sempre un paio di giorni prima per godere della bellezza dell'isola.
Preparò un'aspirina e ripiegò la lettera, rimettendola dentro la busta lilla nella quale l'aveva ricevuta. Sentì bussare alla porta.
"Avanti, è aperto!"
"Ehi Marco, com'è andato il viaggio??"
"Massimo! Com'è che sei già qui? Non dovevi arrivare domani mattina?"
"Si, ma mi hanno chiamato perché hanno dei problemi con i collegamenti e l'allestimento degli schermi, e ho preferito venire di persona piuttosto che far mettere le mani a degli incompetenti. Quelle attrezzature costano. E sai com'è andata a finire? Mi hanno spedito a controllare le ragazze che distribuiscono le tue cartoline! E tutto questo perché ho dato in escandescenza quando un idiota ha fatto saltare un microfono collegandolo all'impianto video. L'impianto video, Marco!"
Marco esplose in una risata che durò due minuti buoni.
"Risparmiamela! Piuttosto, non sono qui per farmi prendere in giro da te, ma mi serviva un tuo parere su alcune cose. Hai tempo o è meglio se ne riparliamo domani?"
"Prima di mettere testa su qualcosa, devo dormire, o rischio di farti collegare la pedana con la cassa 1!"
Non era in vena, ma anche a Massimo scappò una risata. L'occhio gli cadde sulla lettera che Marco stava leggendo poco prima.
"Cos'è?"
"Me l'ha scritta una ragazza. È una mia fan. L'ho ricevuta quando abbiamo organizzato l' instore qua in Sicilia... Sai mi ha spiazzato. Non so perché ma leggendola ci ho trovato uno stato d'animo simile al mio. Tu mi conosci da quando sono un ragazzino, leggila e dimmi se lo pensi anche tu!"
Massimo iniziò a leggere rapidamente le prime righe e prosegui quasi fino alla fine.
"È una ragazza particolarmente sensibile. È vero, ti assomiglia. Vanessa Leandri??"
Si sorprese a leggere quel nome. Era la ragazza simpatica delle cartoline, quella del caffè!
"Che è, la conosci?" rise Marco, prendendolo in giro.
"A dire il vero si! Le ho portato il caffè stamattina. È una delle ragazze incaricate per pubblicizzare l'evento!"
"Capelli corti rosso acceso? Bel sorriso? Occhi grandi??"
"Si suppongo sia lei... Dovrebbe tornare domani!"
"Voglio conoscerla! Voglio dirle che la capisco e che la piccola luce può diventare grande, che la stella che illumina il buio può diventare alba e fare giorno!"
"Caspita, devi segnartela questa, puoi farne un nuovo pezzo per il prossimo album!"
Massimo uscì e Marco rimase nuovamente solo in camera.
Voleva aiutarla. La musica l'aveva salvato da un mostro che somigliava tanto a quello di Vanessa, e avrebbe salvato anche lei.

Non So Chi Mi Aiuterà A Dimenticarti Il Marco MengoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora