2. "Chi sei?"

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quanto tempo è passato?
Mezz'ora? Due ore? Una settimana?
E dove mi trovo? Non ho molte certezze, ma so che non sono più dov'ero prima che vedessi quelle grandi scarpe nere.
Guardo in alto ed è tutto nero, lo stesso a destra, a sinistra e dietro di me. Sono incapace di scorgere una lucina, un soffio di luce, qualcosa che mi permetta di capire se sono diventata cieca o se sono stata rinchiusa qui.
Ma chi potrebbe essere il pazzo dalle scarpe di vernice che rapisce una ragazza al ristorante e la rinchiude in una stanza nera? Ho veramente troppe domande ma non riesco a dare una risposta a nessuna di esse.
Ho dei ricordi confusi di quella che mi sembra ieri sera.
Avevamo appena ordinato, io un'insalata di pomodori e mais e lui un mega hamburger, come al solito! Ci guardavamo negli occhi, parlavamo del più e del meno. I nostri appuntamenti non erano stravaganti e non succedeva nulla di che, ma ricordo che amavo uscire con lui. Era un ragazzo semplice, intelligente e con grande senso dell'umorismo. L'ultima cosa che ricordo di aver fatto "ieri sera" è stata aver bevuto un intero bicchiere di vino rosso, Jason mi guardava sorseggiarlo e sorrideva. Da lí non ricordo nulla.

Mi perdo nei miei ricordi e nel desiderio di riabbracciare il mio Jason, che faccio un salto quando la porta davanti a me si apre di scatto.
Vedo ancora le scarpe lucide che conosco, e solo ora collego: Jason aveva delle scarpe nere lucide all'appuntamento. Che sia lui ad avermi portata qui?
Purtroppo della figura davanti a me non noto altro, a parte le braccia ricoperte da qualche tatuaggio, la sua notevole altezza, la maglia nera senza alcun disegno e pantaloni neri con qualche strappo all'altezza del ginocchio. Ora capisco che non è Jason, lui odia vestirsi così. Definisce "da barboni" i jeans strappati e odia il nero. Quando uscivamo indossava sempre camicie bianche o gialle.
Peró, questo presunto rapitore si veste bene!
Sul viso ha una specie di passamontagna e riesco solo a scorgergli gli occhi: azzurri. Grandi, freddi occhi azzurri.
Ci fissiamo per un attimo, quando lui con forza e prepotenza mi prende per un braccio e mi butta su un tavolo. Non ci capisco niente.
Solo ora riesco a parlare, dopo aver metabolizzato lo shock e dopo aver smaltito l'effetto di mal di testa che probabilmente mi aveva causato il vino rosso.
"Chi sei?" chiedo, timidamente.
"Non ti interessa sapere il mio nome, tesoro. Ora chiudi quella bocca."
proprio un ragazzo antipatico, ma la sua voce sembra così dolce e tenue.
"Mi dici che diavolo mi hai fatto? Cosa vuoi da me? Devo tornare a casa, Jason si starà preoccupando! Lasciami andare!" urlo e sbraito, ma lui in tutta calma riesce solamente a fissarmi, e dopo un po' mi risponde.
"Jason? Oh, quel ragazzo impacciato che era con te al ristorante? L'ho visto ieri uscire con una bellissima ragazza alta e bionda."
Io delusa e sconvolta gli rispondo: "stai mentendo, Jason non è il tipo. Ieri sera quando tu, coglione, mi hai rapita avrà chiamato la polizia e tutti i parenti e amici per cercarmi."
Lui scoppia in una forte risata fastidiosa e poi parla: "zuccherino, guarda il calendario."
Giovedì, 23 aprile 1995.
Cosa? Non credo ai miei occhi. No, non è possibile! "sono qui da un mese? Che ti è saltato in testa? Che mi hai fatto?" Gli chiedo urlando e dimenandomi incatenata sul tavolo.
Odio quel ragazzo dagli occhi azzurri
, è uno psicopatico senza cervello.
"Ragazza, calmati. Ti ho guardata tutti i giorni, ho osservato ogni dettaglio del tuo pallido corpo. Non ti ho fatto niente di male." Sorride e continua la frase "per ora."
Non sono una che si spaventa facilmente, anzi sono una dura. Ma trovarsi intrappolata in una stanza grigia e su un tavolo duro e scomodo non mi tranquillizza.
Lui mi da le spalle e inizia a maneggiare qualcosa che io non riesco a vedere. Mi guardo intorno e alla vista di quelle cose mi scappa un urlo. I miei occhi sono spalancati quando vedo una sfilza di ossa appese ad un filo alla mia destra.
Sempre più spaventata, mi giro a guardarlo e penso che abbia notato il terrore nei miei occhi.
Con un sorriso diabolico mi fissa con quel suo sguardo raggiante, si avvicina a me e sento le sue labbra sfiorare il mio orecchio.

"Piacere, io mi chiamo Luke."

heeilà!
Vi è piaciuto il secondo capitolo? Purtroppo è corto, ma vi prometto che se continuate a seguirmi li faró più lunghi.
Voi come state? Io dovrei studiare, ma wattpad è una droga lol.
Alla prossima, adioos -azzurroceano

Shailander || Luke Hemmings Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora