4. Ti lascio andare

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"Luke, mi dispiace tanto."
Non so perchè, ma quelle parole uscirono spontanee dalla mia bocca.
Al suono di queste parole, Luke mi fissa per un attimo, con un'aria incredula, poi come suo solito scoppia in una grande risata rumorosa.
"Sai quante mie vittime hanno mostrato compassione per me, solo perché io le liberassi?"
"Ma io non sono una di quelle!" Gli grido.
Ed è vero. Ovviamente voglio che mi liberi, ma provo davvero compassione per lui. La sua storia mi ha toccata e man mano che i giorni passano aumenta la mia voglia di conoscerlo meglio, di sapere i suoi segreti e di capire il suo carattere misterioso.
"Sta arrivando la notte, domani è un altro giorno."
E mi lascia lì, al buio. Senza un filo di luce. Le tapparelle sono abbassate, chiude la porta a chiave e io sono sul tavolo incatenata. Da quando sono qui le notti passano con una lentezza atroce, non potendo chiudere occhio per la scomodità allucinante di questo tavolo.
Di notte sono solo io con le mie paure.
Mi ritrovo a pregare per tutto il tempo che tutto ció finisca presto.
Sento il rumore della pioggia, degli alberi scossi dal vento, ma tutto questo io non lo posso vedere.
Il freddo che c'è in questa stanza grigia mi tormenta sempre di più.

Quando si fa mattina è ancora peggio. Lo sento inserire le chiavi nella serratura e aprire la porta bruscamente. Viene vicino a me, osserva i miei occhi stanchi e le occhiaie che fanno da contorno, mi accarezza i capelli e sussurra "Sei pronta per oggi, piccola?"

"Vediamo" gli rispondo, con aria di sfida.

Osservo i suoi movimenti e guardo ansiosamente quel che ha in mano: un coltello. Non promette nulla di buono.
Si avvicina a me con il suo immancabile sorriso da psicopatico e mi sfiora la pelle nuda e bianca con la lama ghiacciata.
Nella disperazione, provo l'ultimo tentativo: supplicarlo.
"Luke?"
"zitta, sto lavorando." se quel che fa puó considerarsi un lavoro.

"Non devi essere obbligato a fare questo. Il mondo lí fuori è bello, non tutta la gente è cattiva. È una follia odiare tutte le persone solo perchè due di loro ti hanno abbandonato. Ora lasciami andare, ti prometto che ti staró accanto qualsiasi cosa succeda." La mia promessa non è vera, ma è l'unica cosa che posso dire per salvarmi.

Vedo che i suoi occhi iniziano a diventare lucidi, il suo viso è vuoto e ora sono io quella a vedere paura nel suo volto.
"Di cosa hai paura, Luke?"
Tra una lacrima e l'altra mi risponde: "Ho paura di soffrire. Facendo soffrire la gente io non soffro. Vedere il terrore nei loro occhi, sentirli supplicare di non ucciderli, mi fa sentire bene. Uccidere è l'unica cosa che mi rimane da fare."

Quelle parole mi hanno inquietato. Ma con tutto coraggio gli accarezzo le guance, cerco di guardarlo con comprensione e lui per un momento sembra sciogliersi.
Ma solo per un momento.

Improvvisamente sento le sue mani afferrarmi il collo con una forza sovrumana, passano tre secondi, io urlo e lo prego di non uccidermi. Passano sei secondi, io urlo il suo nome. passano dieci secondi, non ho più fiato per urlare. Passano quindici secondi, con la forza che mi rimane gli dico con voce debole: "Luke, non farlo. Posso farti star meglio. Luke, ascoltami. Molla la presa. Luke, mollami. Ti prometto che andrà meglio."

Lui continua a stringermi il collo, e ventidue secondi lascia la presa.
I segni delle sue mani sono viola e rossi sul mio collo rosa chiaro, abbiamo entrambi il fiatone e poi lui scoppia in un pianto straziante.
lo vedo accasciarsi sul pavimento, lo vedo dimenarsi e lottare il suo nemico piú grande: se stesso.
Per un'ora tutto tace.
Non riesco a non pensare all'accaduto.
Luke mi ha risparmiata e mi ha mostrato le sue debolezze. So che c'è ancora un cuore che batte nel suo corpo, so che la sua anima nera non ha ancora distrutto quella bianca. Ha solo bisogno di qualcuno che tiri fuori il buono che gli è rimasto. Voglio essere io a farlo.

Mi accorgo che Luke dorme sul pavimento. Si è addormentato piangendo, ha le palpebre rosse e le guance lucide per le lacrime che si sono seccate. Mi incanto a guardarlo, è cosí bello.

Il silenzio viene interrotto dalla sua voce che borbotta qualcosa. Lo vedo alzarsi lentamente e chiudo gli occhi di scatto, facendo finta di dormire.
Quello che sento non mi pare vero.
Mi sta togliendo le catene dalle caviglie e poi dalle mani.
Apro gli occhi e vedo il suo viso. Non osa guardarmi, guarda solo le mie braccia con i segni delle catene strette.
"Che stai facendo?"
"Ti lascio andare."
Un grido di gioia scappa subito dalla mia bocca. Avró la mia libertà!

Ho le mani e gambe libere dalle catene, finalmente mi alzo dal tavolo e mi metto seduta. Luke mi guarda. Io guardo lui.
Mi perdo nei suoi occhi blu oceano, sembrano distrutti, sembrano pieni di segreti da raccontare, sono sfiniti, come lui.
Volgo il mio sguardo poco più in basso. Le sue labbra.
Siamo a qualche centimetro di distanza, quando lui fa il primo passo e azzera ogni centimetro presente tra noi due. Si avvicina a me con delicatezza e dolcezza, e le sue labbra sfiorano le mie.
Mi guarda negli occhi. Sta per allontanarsi, come se quel che ha fatto fosse sbagliato.
Ma io voglio di più.
Lo attiro vicino a me prendendogli i fianchi, e gli do un secondo bacio. Lui accarezza la mia pelle e io i suoi capelli biondi, sussurro il suo nome: "Luke.." lui sussurra dolcemente il mio, mentre mi bacia il collo: "Shai.."

Heilà!
Spero che vi sia piaciuto il capitolo. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e se volete che continui 🌙
-azzurroceano

Shailander || Luke Hemmings Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora