Libera.
guardo il cielo azzurro, privo di nuvole. Sento gli uccelli canticchiare una melodia allegra, gli alberi verdi mi sorridono e io mi godo gli aspetti normali della vita.
Mi siedo su una panchina un po' mal ridotta, in un grande parco, affollato di bambini che urlano e ridono andando sullo scivolo e giocando a nascondino.
Vicino a me c'è una coppia che si abbraccia, scambiandosi amore e tenerezze. E penso solo a una cosa: mi manca.
È così strano, così folle, così sbagliato. Ma desidero rivederlo più di ogni altra cosa al mondo.Sono passati due mesi da quando mi ha lasciata andare, dopo che ci eravamo baciati sul tavolo di quella stanza grigia e vuota, ma piena del nostro 'amore'.
Quando Luke mi aprì la porta della stanza vidi il cielo azzurro. Sorrisi a quella meravigliosa vista, impaziente di scappare da lì e ritornare a correre, ridere, mangiare un gelato, insomma, ritornare ad essere libera.
Mi voltai verso di lui, lo vidi triste in volto. E prima che io potessi dargli le spalle per mettere i piedi fuori da quella stanza, lo sentii sussurrare un timido "grazie".
"Per cosa?" dissi io, incredula.
Prese un grande respiro e incominció a parlare:"Grazie. Grazie per essere stata capace di ascoltarmi, di capirmi, di andare oltre alla mia anima nera e di cercare quella bianca e pura dentro di me.
È difficile lasciarti andare, ma io che ti ho privato della tua felicità, mi sento in dovere di restituirtela."Dopo pochi giorno di lì lessi sul giornale che l'avevano trovato.
"Trovato il killer di 237 vittime, Luke Hemmings. Sconterà la sua pena un mese in prigione e verrà rinchiuso nello 'SDH Asylum 88' fino alla morte."Alla vista di quelle scritte il mio cuore andó in fiamme.
Ma che stavo facendo?! Se lo merita, pensai. Ha fatto soffrire tante persone, deve morire in manicomio, pensai.
Ma più mi costringevo a pensare così, più avevo voglia di andare a trovarlo, di abbracciarlo e di dirgli che io ci saró.Sono passati due mesi. Di lui non c'è più traccia sui giornali. Qualche giorno fa sono andata a vedere quella stanza in cui aveva ucciso 237 vittime e in cui ne aveva risparmiata una.
Vuoto. I suoi strumenti erano stati buttati, i fumetti che leggeva pure. Quel tavolo, per me speciale, è stato venduto. Sulla parete grigia peró c'erano ancora quelle scritte, che il mio primo giorno rinchiusa lì non riuscii a leggere.
"Salvatemi, voglio morire."
Scritte di vittime che a star rinchiuse lì non ce la facevano più.
Ho cercato così una penna nella mia borsa e sotto di esse scrissi "non avete provato a capirlo."Poi me ne andai. Cercando di lasciarmi tutto quello alle spalle.
Ma ora sono ancora qui, seduta su una panchina, a pensarci. Voglio rivederlo.
----"Mi puó dire il suo nome, signorina?"
"Shai, Shai Wefferild. Sono venuta per trovare un amico."
"Come si chiama il tuo amico, Shai?"
"Luke Hemmings."Dopo aver sentito il nome, gli occhi della signora si spalancano. Prende un attimo di respiro e dice: "mi dispiace, non si puó. Non è in condizioni stabili. Lo faccio per il tuo bene, credimi."
Afferro il collo della signora, con tono prepotente le ordino di farmelo visitare e lei senza pensarci due volte obbedisce. Wow, non pensavo di far così paura.
"Ehm.. Si, tieni. Cella 66."
Le chiavi sono brutte e sporche, come quel posto.Mentre percorro il corridoio e osservo tutte le celle vedo gente che sbatte la testa contro i muri, che alza le mani, che urla, che piange, che ride.
64, 65.. 66, eccola.
Timidamente apro la porta, avendo paura di quel che potrà esserci dentro.
Lo vedo in un angolo, seduto per terra a gambe incrociate e la testa bassa.
Si muove portando la testa avanti e indietro, come un pazzo. Chissà cosa gli hanno fatto questi stronzi.
"L-Luke..?"Niente. Non alza la testa, non fa niente. Continua solo a muoverla guardando in basso. Come se fosse sordo e non mi avesse sentito.
"Luke?!" Domando di nuovo, questa volta più bruscamente.
Ancora niente.
Mi avvicino a lui, cercando di spazzare via la paura che man mano cresce dentro di me.Siamo davvero vicini, e questa volta lui sembra accorgersi della mia presenza.
Alza lentamente la testa. Noto che trema.
Mi guarda, mi scruta, mi punta addosso quei due occhi azzurri, ormai spenti e vuoti, privi di espressione.
Rabbrividisco.
La sua pelle è pallida, quasi come un cadavere. Ha le labbra sottili di un rosa scolorito.
Indossa una lunga e larga maglia grigia, su di essa c'è un numero: 66.Lui ora si chiama 66.
In questo posto ti tolgono ogni cosa: l'anima, la dignità, la forza, il nome.
"Luke, mi senti? Sono io, Shai, ricordi?" Gli chiedo, nella speranza che possa ricordarsi di me e di quello che era successo.
Riabbassa il viso e continua a guardare per terra.
Non sembra aver sentito le mie parole, sembra un cucciolo di gatto spaventato dai rumori della giungla.Alza tremando il viso, guardandomi. Poi apre la bocca per dire qualcosa, mi guarda con occhi fragili e urlanti, e mi dice:
"Ho paura."
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Heilaa bella gente! Come state?
Scusate se forse il capitolo farà un po' schifo, ho provato a fare del mio meglio.. ✨
-azzurroceano
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Shailander || Luke Hemmings
Fiksi Remaja"Con insicurezza e lentezza apro gli occhi. La prima cosa che vedo è solo un muro di un grigio chiaro." Shai sarà abbastanza coraggiosa da affrontare il suo spaventoso e tormentato destino? Leggete e scoprirete!