6. Luke

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29 luglio 1996.

Caro diario,
Mi chiamo Luke.
Tra le poche cose che ci lasciano fare in questo maledetto inferno, mi hanno dato qualche foglio stropicciato e una matita.

Non ci permettono di fare niente, soltanto di uscire dalle nostre celle per vagare tra le vie uguali di questo posto.
Alle 9.30 di mattina un'antipatica signora spalanca la mia porta, dandomi una minestra dal cattivo odore (e gusto schifoso) e un bicchier d'acqua, dove sicuramente
mettono delle pillole, o cose del genere.

Alle 15 due guardie alte e robuste ispezionano le nostre celle, controllando che sia tutto regolare.
Tutto il resto è nero.

Mi manca Shai. Non viene trovarmi da 11 mesi e 16 giorni. Veniva a vedermi quasi ogni giorno.
Non parlavamo molto, piú che altro io la ascoltavo parlare di cose stupide, che diceva solo per farmi sorridere.
E ci riusciva. Sorridevo veramente in sua compagnia. Mi sentivo al mio posto, al sicuro.

Ogni filo di tristezza della notte veniva spazzato via quando, alle 10.30 di mattina, la mia porta si apriva e Shai gridava con gioia: "Luke!" I suoi capelli rossi e accesi coloravano la mia cella grigia e triste e i suoi occhi verdi mi trasmettevano tranquillità.
Ricordo, che l'ultima volta che venne a trovarmi, mi disse: "non temere, ti verró sempre a trovare. Non ti lascio solo."

Promesse. Chi ci crede più.

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Heilaa people! Come state?
Vi è piaciuto questo capitolo? Spero tanto di si. Il prossimo sarà stupendo, preparatevi eheh.
Buoanottee, -azzurroceano

Shailander || Luke Hemmings Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora