Succede tutto in un attimo.
Fino a ieri ero libera, a passeggiare tra le strade della mia città, tirando fuori la mia vera natura. Facevo quel che volevo, quel che il cuore mi diceva di fare: uccidere.
Oggi, invece, sono in una realtà totalmente diversa, dove non sono me stessa e la mia natura deve essere placata: ora lo SDH Asylum 88 è la mia dimora, la mia prigione.
Mi hanno portata di forza qui, combattendo per un po' di tempo contro la mia violenza e aggressività non placabili, quando mi hanno trovata a strangolare la mia vittima numero 100.
Questo posto è un buco nero, un pozzo senza fine di tristezza e follia.
I corridoi sono tutti uguali, i muri tristi, grigi, che sembrano contenere le urla di disperazione dei pazzi ricoverati e morti qui.Mi guardo intorno e non vedo persone, vedo solo anime disperate intrappolate in corpi che non esistono più: troppi magri, troppo fragili, che si frantumerebbero in mille pezzi ad un soffio di vento.
Anime che chiedono aiuto, che cercano disperatamente una fuga per la libertà o un modo per morire, stanchi degli stessi muri grigi e delle stesse pillole.
Davanti a me c'è un alto signore con la divisa da poliziotto. In mano regge le chiavi della mia cella: CELLA 61.
Camminiamo per vari minuti in direzione del mio posto e poi eccola davanti a me: porta grigia, con la serratura nera. Sopra c'è un enorme etichetta che dice: "paziente 61."
Il mio nome Shai ormai non esiste più.
Ciao a tutti, mi chiamo 61.Con forza mi prende dal braccio destro e mi butta lì dentro. Senza dire una parola esce e sbatte la porta, lasciandomi lì, in balia della solitudine.
La mia cella è piccola e vuota, c'è solo il mio "letto", se così si puó chiamare. Direi che "materasso e lenzuolo sporco" sarebbe un termine più appropriato.
Sopra al materasso e al lenzuolo sporco c'è un foglio stropicciato, che elenca gli orari in cui possiamo uscire dalle nostre celle:
-dalle 11.00 alle 12.00
-dalle 16.00 alle 15.30
-dalle 20.30 alle 21.00Ora sono le 10.55, 5 minuti e posso uscire dalla mia cella.
Non che ne sia entusiasta, perché d'altronde l'inferno qui dentro è uguale a quello che c'è lì fuori."Ore 11.00! Uscite dalle celle."
Cosí dicevano le guardie mentre spalancavano bruscamente le nostre porte tristi."Esploriamo questo inferno." penso tra me e me.
Meglio se me lo faccio piacere in qualche modo, finchè non trovo una via d'uscita verso la mia libertà, che sento andarsene più velocemente man mano che passano i minuti in cui sono qui dentro.
Non mi stupisco affatto di fronte a quel che vedo. Sui muri grigi non ci sono finestre, ma solo tubi che non so precisamente a cosa servano.
C'è uno stretto e corto corridoio che conduce al grande salone, dove possiamo "divertirci", o almeno questa era la parola scritta sul foglio stropicciato.Scorgo subito grandi poltrone rosse, non di un rosso acceso e vivo, ma scolorito e morto.
Davanti alle poltrone ci sono tanti tavolini marroni, di legno rovinato.Alcuni stanno giocando a carte su uno di quei tavolini marroni, altri fissano il muro, altri ancora il vuoto.
Alcuni sbattono rapidamente e senza sosta la testa al muro, altri camminano spediti per il salone, altri ancora stanno accasciati per terra.Io mi siedo su una di quelle poltrone color rosso spento, devo dire che sono abbastanza comode e mi metto a guardare il corridoio, senza guardarlo realmente.
Il mio sguardo si perde nei troppi pensieri confusi e i miei occhi sono sul punto di chiudersi, forse per via delle pillole che mi diedero appena varcai la porta dell'inferno.
Come passatempo conto e osservo le persone che passano da quel corridoio stretto, notandone i particolari e osservandone i movimenti: per primo arriva uno strano signore, che ogni 2 secondi di scatto alza le braccia.
Per seconda una signora, che continua ad applaudire.
Per terza una ragazza un po' più vecchia di me, che saltella senza sosta.Per quarto...
Oh, Dio.
Entra nel salone un ragazzo alto, con il camice sporco, dai capelli biondi e il viso pallido e consumato.Mi alzo di scatto dalla poltrona rossa e mi avvicino a lui, che cammina piano e a testa bassa fissandosi i piedi e che appena gli sono davanti alza leggermente la testa.
"Luke..?!"
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Questa volta, come mi avete chiesto, il capitolo è più lungo e spero che vi sia piaciuto!
Goodnight❤️ -azzurroceano
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Shailander || Luke Hemmings
Подростковая литература"Con insicurezza e lentezza apro gli occhi. La prima cosa che vedo è solo un muro di un grigio chiaro." Shai sarà abbastanza coraggiosa da affrontare il suo spaventoso e tormentato destino? Leggete e scoprirete!