Se c'era una cosa che odiavo più di tutti erano le etichette che ti "appiccicava " addosso la gente, senza nemmeno conoscerti. Le odiavo profondamente, come se gli altri fossero migliori o il fatto di essere donne dovesse porci delle limitazioni.
Ero andata dal ferramenta per prendere tutto l'occorrente per incominciare a imbiancare il negozio, volevo prendere anche un po' di intonaco per tappare qualche buchetto e crepa che si era creata nel tempo. Il commesso che mi trovai davanti era letteralmente un bruto, maleducato scortese e troppo maschilista, un cocktail a prova di sopportazione. Appena entrai mi squadrò dalla testa ai piedi, come se non avesse mai visto una donna dal ferramenta. Ma era al corrente che eravamo nel 2015? Con gentilezza gli chiesi ciò che mi serviva, non mi tolse mai gli occhi di dosso, e mi chiese per tre volte se ero sicura dei miei acquisti, se sarei stata capace ad utilizzarli, con il suo odioso sguardo da sbruffone, oddio stavo per esplodere! Solitamente ero una persona paziente, ma stavolta era stato superato quel limite. Alzai i tacchi lasciando tutto per terra e uscì sbattendo la porta, ma come si permetteva? Non sapevo come fossi stata capace a non prenderlo a calci all'istante spiegandogli due o tre cose sulle donne, perché sicuramente non ci capiva niente. Camminai impettita, lasciando dietro di me una scia di fumo nero, fino ad un'altra ferramenta. Il secondo tentativo fu migliore del precedente, trovai una graziosa signora che mi fece perfino uno sconto. Mi rincuorò che esistessero ancora persone così gentili.
Forse io ero anche troppo tutto-fare, ma mi piaceva essere indipendente, se mi veniva in mente di fare qualcosa volevo essere in grado di farla. Questo fin da piccola. Soprattutto quando ero arrabbiata o triste preferivo starmene da sola, magari a imbiancare o a piantare i pomodori, d'estate facevo un piccolo orto nel nostro giardino, e tutto ciò mi rilassava. Anche se puntualmente arrivava Marie a parlare senza sosta fino a quando il mio umore migliorava. Una volta provai ad insegnarle a seminare i girasoli ma fu tutto inutile, non era proprio portata per il pollice verde. Quel giorno risi fino a sentire male alla pancia, dopo dieci minuti di lavoro era completamente sporca di terra, mi faceva ancora ridere di gusto questo ricordo. Lei era più pratica per le pulizie di casa, cosa che io odiavo profondamente, infatti in camera mia regnava una sedia costantemente piena di vestiti. In qualche modo ci completavamo.
Arrivai davanti al negozio senza fiato, non pensavo che i barattoli di tinta potessero pesare così tanto, gli ultimi metri li stavo praticamente trascinando. Cominciai a foderare le finestre con della carta da giornale, ricoprì il pavimento con dei teli e finalmente cominciai a imbiancare la prima parete, non prima di aver acceso la radio. Avevo scelto un crema, era un colore abbastanza caldo, che a sentire la signora aiutava a rilassarsi. Di tanto in tanto usavo il pennello come microfono, e cantavo a squarciagola. "All I can do is say that these arms were made for holding you I wanna love like you made me feel , When we were 18.." adoravo questo gruppo, avevano raggiunto un successo mondiale in pochissimo tempo, nonostante ciò non conoscevo ancora nessuna delle loro facce. Forse ero un po' scandalosa, si lo ammettevo. Una voce in particolare che attirò la mia attenzione, così roca, così seducente, così unica.. mi fece venire in mente quegli occhi, quel viso, quelle fossette. Scacciai subito quel pensiero, non poteva essere vero. Chissà se sarebbe venuto all'inaugurazione.... Chissà quanto avrà da fare, una piccola speranza si stava facendo strada dentro me anche se non volevo ammetterlo.
A ritmo di musica, tra un passo e l'altro finì tutte le pareti in un batter d'occhio. Così mi concessi un balletto, inventato al momento, sulle note di "all the singles ladies", d altronde ero una di loro. Adoravo la radio, aveva un random formidabile, potevi sentire delle vecchie canzoni col loro ritmo lento e indimenticabile e subito dopo delle canzoni nuove super innovative, con dei sound un po' "truzzi" e altri più azzeccati. Terminai con un goffa capriola, ero senza fiato ma cominciai a ridere come una scema, per fortuna non mi aveva vista nessuno. I miei movimenti non ricordavano nemmeno lontanamente la precisione e l'equilibrio di Beyoncè, ero troppo sgarbata e impacciata. Ma quando ero sola o con Marie mi lasciavo totalmente andare, seguendo il ritmo e tutto il resto svaniva.
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Come in un sogno.
FanfictionStava piovendo a dirotto, le strade erano deserte, così avevo deciso di chiudere prima. Decisi di fare due passi nonostante non avessi l'ombrello, camminare sotto la pioggia mi faceva ricordare bei momenti. D'un tratto mi sentì afferrare dolcemente...