William si alza di scatto, senza aggiungere una parola.
Si dirige rapidamente verso la porta antincendio e la spalanca con un calcio, provocando un rumore assordante.
Lo vedo allontanarsi lungo il corridoio.Mi ha lasciata da sola.
Una strana sensazione di delusione si fa largo nel mio stomaco.
Amareggiata, decido di entrare anch'io.Mi chiudo la porta antincendio alle spalle e fisso il corridoio davanti a me.
Sono in questa scuola da meno di un'ora e ho già la nausea di questi corridoi.Cerco di ripercorrere la strada dell'andata per raggiungere la mia nuova classe.
Dopo neanche cinque minuti di camminata, mi ritrovo di fronte alla porta che mi aveva mostrato William poco prima.
Questa volta, però, é aperta e decido di entrare.«Buongiorno!» esclama un bell'uomo, da dietro la cattedra.
É molto giovane per essere un professore. Avrà, più o meno, una trentina d'anni.
Ha i capelli scuri rasati, gli occhi di un castano intenso e dei denti bianchissimi.
Il suo sguardo penetrante quasi mi imbarazza.«Mmm...buongiorno» balbetto imbarazzata.
«Alissa, giusto?» si avvicina a me, con aria disinvolta.
«Si, sono Alissa» gli confermo.
«Ciao cara» mi sorride di nuovo «Io sono Ivan, Ivan Corrente, insegno lingua e letteratura italiana. Sono nuovo anch'io in questa classe» mi rivolge uno sguardo comprensivo.
Gli sorrido, sempre più imbarazzata.«Chi sarebbe così gentile da condividere il proprio banco con la nuova arrivata?» prosegue il professore, rivolgendosi agli altri studenti.
Mi giro per mostrarmi alla mia nuova classe.
Non sono molti, una quindicina, più o meno, e tutti mi stanno fissando.
Sento le mie guance tingersi di rosso.
Tra i loro volti riconosco quello di William.
É seduto, di fianco ad un altro ragazzo, nell'ultimo banco in fondo all'aula.
Sta fingendo di scrivere qualcosa su un foglio.
Non vuole incrociare il mio sguardo, ne sono sicura.«Può sedersi di fianco a me, se per lei va bene» esclama una ragazza dai lunghi capelli neri, sorridendomi.
Il professore si gira verso di me, annuisco e mi avvio al banco in questione.
Poso lo zaino alle mie spalle e mi siedo.«Io sono Eva, piacere» la mia nuova compagna di classe si gira verso di me, porgendomi la mano.
Gliela stringo e le ripeto il mio nome.Il professore inizia a spiegare la Divina Commedia, introducendo il primo canto del Purgatorio.
Non ho mai amato molto la letteratura italiana ma, con un professore così, potrei amare perfino la matematica!É indiscutibilmente un uomo bellissimo, ma ciò che più mi affascina é la sua cultura.
Quando spiega un argomento ci mette passione, ciò che manca a molti suoi colleghi.
Ama il suo lavoro, ama quello che fa, e si vede.La campanella suona, facendomi sobbalzare.
Ero immersa nelle sue parole, nel suo discorso, come se, nel Purgatorio con Dante, ci fossi stata anch'io.«Pranziamo insieme oggi, ti va?» mi propone Eva, voltandosi verso di me.
«Si, certo» le rispondo, infilando nello zaino il blocco sul quale stavo prendendo appunti.
«Così ti faccio vedere dov'é la mensa» mi sorride.
Annuisco, ricambiando il sorriso.Penso che diventeremo grandi amiche.
Usciamo dalla classe salutando il professore e ci dirigiamo verso la mensa.
«Hai fame?» mi domanda Eva mentre stiamo camminando.
«Io ho sempre fame» scherzo, facendo riferimento al mio perenne appetito.
«Abbiamo già una cosa in comune» ride divertita.Dopo aver oltrepassato il giardino che porta alla mensa, ci avviamo al bancone per prendere il pranzo.
Due signore, di mezz'età, con una cuffia bianca e un camice dello stesso colore, ci porgono due vassoi.
Pasta al pomodoro, coscia di pollo con patate bollite e una mela.
«Sembra il pranzo dell'ospedale» commento inorridita.
«No, quello dell'ospedale é molto meglio» ironizza Eva.Ci sediamo al primo tavolo libero e iniziamo a chiacchierare del più e del meno.
Mi racconta che vive a Milano da sempre, é figlia unica, ama leggere, come me, e ha una cotta, da più di un anno, per Nathan, un nostro compagno di classe.«Quello con i capelli castani, il ciuffo di lato e gli occhiali neri...» tenta di spiegarmi.
«Non ce l'ho presente...» le dico, in tutta onestà.
«Lui, eccolo!» indica, con un cenno del capo, dietro di me.
Fingendo indifferenza, mi volto.Noto William e un altro ragazzo seduti ad un tavolo, poco distante dal nostro.
L'altro ragazzo dev'essere Nathan.«Carino, ma l'amico é meglio» mi azzardo a dirle, addentando la mia mela rossa.
«Ma chi, William?» mi domanda. Annuisco, fingendo incertezza.
«Bellissimo si, non ci sono dubbi» beve un sorso d'acqua dalla bottiglietta «Ma, se fossi in te, starei lontana da un tipo così.»
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Ti porto via con me
RomanceIl destino può separare i corpi, ma non può separare i cuori. Ambiziosa, testarda, timida e con la testa sulle spalle. Alissa ama leggere e viaggiare ma, soprattutto, ama la vita. All'età di diciotto anni é costretta a trasferirsi a Milano, a causa...